C’è chi parla di “disastro”, chi di “mossa
sciagurata” e chi descrive le presunte
ragioni della scelta come “una bufala colossale”.
Al di là dei termini usati, l’introduzione
del meccanismo di inversione contabile
dell’Iva (reverse charge) per le vendite di prodotti
alla grande distribuzione sembra aver
almeno unito la filiera agroalimentare italiana,
schierata in maniera compatta contro l’indigesta
novità.
«Con questa norma si va a vanificare tutto
il lavoro fatto con l’art. 62 per non esporre
finanziariamente le imprese e le cooperative,
a causa dei ritardati pagamenti della distribuzione.
Ora saremo nuovamente esposti,
questa volta per lo Stato». L’allarme è di
Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza
delle Cooperative Agroalimentari, 5.000 imprese agricole associate, rappresentative in
particolare della filiera dell’ortofrutta fresca
e trasformata, del vino e del latte.
«Il problema - spiega – sta nel fatto che le
cooperative che hanno rapporti con la gdo
dovrebbero fatturare senza aggiunta di Iva.
Questo si tradurrebbe in una perdita di liquidità
tra il 4 e il 10%, a seconda del regime utilizzato
». Secondo le prime stime cooperative,
il danno economico, o meglio la perdita di liquidità
corrente, sarebbe di circa 10 milioni di
€/mese. Una cifra che, per il lattiero caseario
soprattutto, si aggiungerebbe ai crediti già
vantati da alcune aziende nei confronti dello
Stato. Anche i supermercati sono sul piede
di guerra, perché il reverse charge andrebbe
applicato a tutte le operazioni b2b tra fornitori
e gdo: Conad parla di una «botta da 1,4 miliardi
di euro», mentre per Unes/U2 Supermercati
si tratterebbe dell’ultimo «colpo di grazia».
Questo perché, secondo i primi calcoli, i soldi
verrebbero recuperati non prima di un anno.
«Lo scenario – prosegue Mercuri - è questo:
per tutto il 2015 andremo a credito, nei primi
giorni del 2016 avanzeremo richiesta di
rimborso e con la velocità della macchina burocratica italiana, se tutto va bene,
vedremo qualcosa a giugno 2016».
E il tempo è denaro, soprattutto in un periodo
così gravido di cambiamenti, tra applicazione
della nuova Pac e riforma del lattiero-
caseario: «il venire meno di liquidità si
traduce nell’impossibilità di portare avanti
investimenti, di sfruttare le risorse europee,
di crescere. E nel nostro settore saremmo
nelle condizioni di farlo: nonostante la crisi,
l’agroalimentare si mantiene vivo e vivace,
è rientrato nell’agenda di governo, avrebbe
l’opportunità di ripartire veramente. Ma senza
soldi non si va da nessuna parte».
Ma emergono anche altri problemi: come
applicare il reverse charge a coloro che usano
un regime iva semplificato e come scongiurare
la concorrenza sleale tra le imprese
che vendono alla gdo e quelle che vendono
all’industria (esenti): «la nostra impressione
è che non sia stata fatta una valutazione
d’impatto tecnica e applicativa. Chiediamo
dunque che la norma sia cancellata, anche
perché crediamo che non abbia nulla a che
fare con l’evasione fiscale, che nella filiera è
sostanzialmente assente».
Allegati
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