Far crescere l'attenzione sull'agricoltura sociale, forma di welfare più inclusiva regolata da una legge del 2015, che piace ai giovani ma non riesce a decollare perché poco conosciuta. È il risultato del progetto promosso da Cia-Agricoltori Italiani, il Patronato Inac, Ases, presentato nei giorni scorsi al Senato a un incontro concluso dal presidente Dino Scanavino, che ha impegnato 36 ragazzi in tutte le regioni italiane.
Con il supporto dei giovani volontari del Servizio Civile Nazionale, si è voluto informare i soggetti potenzialmente interessati ad attivare sul territorio iniziative di agricoltura sociale e creare così un impatto positivo sulle fasce più deboli della popolazione.
L'agricoltura sociale vanta migliaia di esperienze ed è regolata dalla legge 141/2015, di cui però ad oggi mancano i decreti attuativi. Eppure è altissimo l'interesse dei giovani per questa modalità di welfare a beneficio di persone in difficoltà.
Attraverso dei questionari redatti dai ragazzi, è emerso ad esempio che ben il 70% dei funzionari degli Enti locali non conosce la legge; il 37% delle aziende agricole dichiara di non sapere come avviare attività di agricoltura sociale e di avere difficoltà nell'organizzazione delle pratiche necessarie. Il 31% delle realtà interpellate non è inserita in reti sociali che le permettono di attivare progetti, di cui appena lo 0,6% riguarda istituti scolastici. Il 40% dei soggetti, infine, ha difficoltà nella formazione specialistica dei propri operatori.
"Il nostro progetto ha portato alla luce come l'agricoltura sociale - ha detto il presidente Inac, Antonio Barile - possa davvero contribuire a un miglioramento del Servizio sanitario nazionale, che oggi spende 10 miliardi di euro per le ospedalizzazioni e solo 100 milioni nella prevenzione".