Iot, Dss, Tea (ex-Nbt): tre sigle destinate a rivoluzionare il comparto primario. Sulle prime due, ovvero sull’agricoltura digitale, si è formato un ampio consenso.
Un po’ meno sulla terza, ovvero sull’innovazione delle nuove biotecnologie di precisione, almeno in Europa. Sulle pagine del nostro Osservatorio giovani abbiamo constatato come siano le nuove leve a diffondere il paradigma dell’agricoltura 4.0 nel nostro Paese. E come allo stesso tempo sia la digital farming a innescare il necessario ricambio generazionale del comparto.
Il binomio giovani e innovazione
Può capitare lo stesso anche per le nuove tecnologie di evoluzione assistita (Tea)? Lo abbiamo chiesto a Stefano Francia, giovane imprenditore agricolo a Ducenta, nel comune di Ravenna, e presidente di Agia - Cia
Per un giovane imprenditore agricolo - risponde Francia- le nuove tecnologie, anche in campo genetico, sono utili perché capaci, in primo luogo, di ridurre i tempi necessari a ottenere varietà che resistono a cambiamenti climatici e a fattori di rischio abiotici e biotici. La ricerca genetica deve essere però concentrata affinché possa proseguire l’azione specifica sull’enorme patrimonio di biodiversità presente nel nostro Paese.
Ritengo sia indispensabile un’opera di divulgazione scientifica rivolta soprattutto ai cittadini, perché l’utilizzo di nuove varietà ottenute con le biotecnologie di precisione non diventi una battaglia ideologica alla quale non intendiamo partecipare. Il riferimento per una giovane impresa è certamente il mercato. È fondamentale la trasparenza tra le differenti cultivar utilizzate: i giovani saranno interessati a tali innovazioni nella misura in cui il mercato stesso saprà accettare e acquistare prodotti alimentari con varietà ottenute con le biotecnologie di precisione.
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Green deal, «Il cambiamento passa dalla conoscenza»
L’agricoltura deve cambiare. Lo vuole l’Europa che, attraverso il Green deal, punta a un modello produttivo più sostenibile.
Un modello che parte dall’obiettivo del dimezzamento della chimica in 10 anni, mentre le più promettenti frontiere del miglioramento genetico sono ancora bloccate da difficoltà normative, una scelta sostenibile?
Il cambiamento passa dalla conoscenza. Non basta una nuova tecnologia per innovare, ma è necessaria una visione di futuro, come quella che ora ci prospetta il Green Deal europeo che si attuerà con le strategie Farm to Fork e Biodiversity 2030.
Raggiungere la neutralità climatica dell’Ue nel 2050 è un obiettivo ambizioso e l’agricoltura ha un ruolo fondamentale. D’altra parte, è dagli anni ‘50 che in Europa non si disbosca più per ampliare le superfici coltivate, che anzi sono diminuite, eppure è stato possibile continuare a produrre di più proprio grazie alla conoscenza e all’innovazione.
L’obiettivo del Farm to Fork di dimezzare la chimica in dieci anni sembra legato, purtroppo, a generalizzazioni che hanno effetti non sempre positivi sia sull’agricoltura che sulla salute dei cittadini. Ricordo che la chimica consente ridurre la presenza di micotossine dagli alimenti e soprattutto di aflatossine, tra le sostanze più cancerogene esistenti.
L’ossessione per la chimica porta ad esempio alcune catene della gdo al limite delle 4 sostanze attive utilizzabili, scelta che può determinare paradossalmente un maggior utilizzo degli stessi principi attivi, col rischio di innescare fenomeni di resistenza. Al contrario, l’utilizzo di principi attivi differenti, in un approccio integrato, riduce tali rischi e consente una “vita” più lunga ai mezzi di difesa più sostenibili.
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Una regolamentazione obsoleta da aggiornare
L’Europa però sconta forti ritardi proprio sul fronte delle soluzioni. Non si vede ancora all’orizzonte la soluzione del corto circuito che, dopo la sentenza della Corte di giustizia del 2018, ha assimilato dal punto di vista normativo le Nbt agli Ogm.
Ritardi che rischiano di pesare sugli obiettivi del Green deal?
Le sfide per l’agricoltura del domani crescono e sono connesse al tema della sostenibilità ambientale, ma anche a quelle della sostenibilità economica che dovrebbe tradursi in reddito migliore per gli agricoltori, distribuzione equa del valore, resilienza di fronte a cicliche crisi di mercato.
Per cui è essenziale che nella cassetta degli attrezzi ci siano mezzi alternativi efficaci, come quelli legati alle tecniche di biocontrollo o a performanti modelli previsionali, ma anche varietà produttive e resistenti che richiedono minori input, a beneficio dell’ambiente e dell’economia aziendale.
Riguardo alle Nbt (new breeding techniques) ci muoviamo nell’alveo di una regolamentazione obsoleta, non adatta a un ambito scientifico dinamico e non in grado di considerare pienamente le tecniche di editing genetico.
Parliamo di qualcosa di molto diverso dagli Ogm, perché non è prevista la trasposizione di materiale genetico proveniente da un altro organismo, ma un intervento mirato nel DNA della pianta, simile ad una mutazione naturale.
Inoltre, sono più precise delle metodologie tradizionali di mutagenesi, indotta da sostanze chimiche o radiazioni che alterano in modo casuale il genoma della pianta in diverse posizioni. Il prodotto ottenuto con le Nbt sarebbe nella sostanza indistinguibile.
Ciò che chiediamo è un quadro di regole certe che metta al passo l’agricoltura europea con quella globale e che ci consenta di preservare e valorizzare varietà legate al nostro territorio rendendole più resistenti agli stress e adatte a un metodo sostenibile, riducendo consumi energetici e dissipazione di risorse naturali.
La risposta ai cambiamenti climatici per valorizzare la biodiversità e rendere le piante più resistenti agli stress.
La strada italiana delle Nbt
Su quali colture dovrebbe concentrarsi la ricerca italiana?
Gli agricoltori devono poter nutrire il pianeta in maniera più performante e più sostenibile e l’innovazione genetica connessa alle nuove biotecnologie promette un aiuto in tal senso.
Ci piacerebbe che la ricerca potesse lavorare anche sul miglioramento degli aspetti nutraceutici per poter esaltare i benefici legati a una corretta alimentazione. Non esistono a nostro avviso filiere che meritano maggiore attenzione di altre e sappiamo che non si partirà da zero, comprese le colture no-food.
Oltre a produttività, qualità, sostenibilità è giusto richiedere dalle Nbt la salvaguardia delle nostre tipicità?
Sì, oggi abbiamo bisogno di una marcia in più per adattare le nostre colture a un contesto ambientale trasformato dal cambiamento climatico. Con il genome editing possiamo perfezionare il corredo genetico delle piante in maniera simile a quanto avviene in natura, ma con maggior precisione e rapidità.
La tecnica è poco costosa e si può facilmente adattare alle tante tipicità dei nostri territori per cui siamo certi che è tagliata su misura per l’agricoltura italiana e per preservare la nostra biodiversità. Ciò che conta, in un contesto chiaramente di legittimità, è il prodotto che otteniamo e che sia accettato dai consumatori.
Nessuna contrapposizione con il bio
Le maggiori associazioni agricole italiane si sono espresse a favore delle Tea. Rimane l’ostilità del mondo del biologico e dell’ambientalismo. Si rischia l’ennesima battaglia che porta incomprensione tra produttori e consumatori?
Avere a disposizione varietà migliorate come di fatto già avviene da decenni, non è in contraddizione con il metodo biologico, anzi crea le condizioni affinché esso possa svilupparsi su basi più solide.
Il progresso della conoscenza renderà possibile la transizione verde, ma affinché questo processo si concretizzi abbiamo bisogno di accelerare sul quadro normativo, investire in ricerca, non solo sulla genetica, ma sulla difesa fitosanitaria, sulla nutrizione, sulle tecniche produttive, sul post raccolta e sugli imballaggi. Si chiede sempre di più all’agricoltura, produttrice di beni e servizi ecosistemici, e le aspettative potranno essere soddisfatte recuperando tempi e investimenti sufficienti.
«L’Europa - e l’Italia – non possono rimanere in panchina»
Le tea sono tecnologie relativamente poco costose. Gli alti costi di registrazione rendono però spesso ardua la possibilità di arrivare sul mercato.
Come pensa si possa conciliare il principio di precauzione che pervade la normativa Ue con la necessità di abbassare i costi di produzione in agricoltura?
L’Europa non può rimanere in panchina rispetto al treno in corsa dell’innovazione con le Nbt e anche il mondo della ricerca europea ha fatto fronte comune sul tema verso le Istituzioni europee, sollecitando più volte una risposta. La pandemia ha ulteriormente svelato il sensibile tema dell’autoapprovigionamento.
In assenza di uno scenario preciso è difficile capire se ci sarà un vantaggio selettivo per alcuni soggetti o altri. Come beneficiari finali, il fermento intellettuale è da promuovere sempre, nel rispetto delle regole, chiaramente, così come l’accesso per tutti ai risultati della ricerca.
Di recente una risoluzione della Commissione agricoltura del Senato ha richiesto l’impegno per l’avvio della sperimentazione in campo per recuperare i ritardi che scontiamo sulle Nbt.
Io sono pronto a mettere a disposizione parte della mia impresa per svolgere le attività di ricerca che purtroppo al momento non si possono realizzare per effetto della cornice legale.
L’identikit di Agia
Stefano Francia è presidente di Agia-Cia, Associazione Giovani Imprenditori Agricoli di Cia-Agricoltori Italiani.
L’associazione vanta 40mila iscritti e la sua attività è, soprattutto, indirizzata ad agevolare l'inserimento dei giovani nell'attività agricola ed a valorizzare i giovani imprenditori agricoli che già operano.
Tea, cosa sono
Le più promettenti tecnologie di evoluzione assistita (Tea o Nbt) sono oggi cisgenesi e genome editing.
Nel primo caso un parere EFSA ha dichiarato che i rischi sono equivalenti a quelli del miglioramento tradizionale (2012);
nel caso del genome editing si tratta di mutazioni puntiformi del tutto simili a quelle che possono capitare in natura.
Bruxelles ha dichiarato nel Green deal l’obiettivo di superata la sentenza che le ha assimilate entrambe agli ogm, presumibilmente attraverso la modifica della direttiva 2001/18 sui novel food.
Clicca per accedere al documento sulle Nbt
predisposto dall'Europarlamento (in inglese)
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di condivisione, non di contrapposizione
«In verità, parlando della strategia “From Farm to Fork” – specifica Francia -, va detto che ancor prima della riduzione della chimica, l’Ue chiede agli agricoltori di trasformare i metodi di produzione facendo un miglior uso delle soluzioni NBS, nature-based solution».
«La quantità di conoscenza necessaria per riuscire in questo primo obiettivo è però molta di più di quella che si può immaginare. La complessità richiama alla gestione di territori più che di singole imprese e questo potrà farsi solo attraverso un approccio di condivisione tra gli agricoltori, così come avvenuto da oltre 30 anni con l’agricoltura integrata, nata in Italia e ora obbligatoria in tutta Europa». Anche per questo obiettivo le nuove tecnologie di breeding non potranno che risultare utili.
L’insegnamento di Stanca
Il pensiero di Stefano Francia sulle nuove tecnologie di breeding risente dell’insegnamento
del prof Michele Stanca, illustre genetista scomparso di recente. Tanto che il presidente di Agia- Cia lo cita durante l’intervista:
«La scienza applicata all’agricoltura rappresenta il motore dell’aggiornamento ed è direttamente coinvolta nel disegnare i nuovi orizzonti dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente, partendo dal presupposto che, come ben noto, sarà necessario raddoppiare la produzione di cibo entro il 2050 senza causare danni all’ambiente, e concorrere con colture specializzate a produrre energia, farmaci, polimeri e altre sostanze importanti per la medicina e l’industria».
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