Neutralità climatica entro il 2050.
È l’impegno più decisivo (e difficile) tra tutti quelli lanciati dall’Unione europea attraverso il Green Deal.
Un obiettivo per cui l’agricoltura può giocare un ruolo determinante con l’adozione di corrette strategie di carbon farming che possano contribuire non solo a individuare le più efficaci soluzioni di adattamento ai cambiamenti climatici, ma anche alla loro mitigazione. Ricorrendo a tecnologie innovative che consentano di abbinare efficienza e sostenibilità, arricchendo i carbon sink del suolo e diminuendo le emissioni di gas serra.
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al premio #lagricolturaègiovane
Uno slancio alla conservativa
«La consapevolezza– commenta Michele Pisante, docente dell’Università di Teramo e coordinatore del Comitato scientifico di Terra e Vita – dell’impatto del climate change e dell’importanza di predisporre strategie per contrastarlo dovrebbe spingere a dare nuovo slancio alla missione dell’agricoltura conservativa verso una gestione agro-ecologica rigenerativa nei confronti dell’ambiente ma anche delle comunità rurali».
«Parlo ovviamente – precisa Pisante – di un’agricoltura conservativa 4.0, riqualificata dall’adozione di sistemi di precisione e di piattaforme digitali in grado di ottimizzare l’obiettivo di ripristinare la fertilità organica dei suoli, di guidare il processo produttivo verso un sequestro di carbonio superiore alle emissioni, riducendo i fenomeni di erosione e di degradazione».
Politica timida
Purtroppo, se gli obiettivi sono ormai noti e condivisi, non altrettanto lo sono i mezzi per raggiungerli e soprattutto le risorse per incentivarli. «Se da più parti viene invocata unanimemente l’innovazione e la trasformazione digitale tra le indubbie leve per la competitività e la sostenibilità dell’agricoltura, dall’altra si avverte frammentarietà e ritardi nel definire adeguate politiche di sostegno».
Una timidezza che sembra caratterizzare anche le scelte per gli ecoschemi della prossima Pac, visto che per ora, nella proposta di Piano strategico nazionale, la carbon farming è interpretata quasi esclusivamente nell’ottica dell’avvicendamento colturale. Eppure gli esempi virtuosi non mancano e a dettarli sono, come spesso capita, gli imprenditori più giovani e predisposti verso l’innovazione digitale.
La sostenibilità passa dall’innovazione
Confermando così che “la sostenibilità passa dall’innovazione”: è questo del resto il messaggio più forte emerso dalla nostra iniziativa dell’Osservatorio Giovani Agricoltori.
In questo ambito è già partita la nuova edizione dell’indagine di Edagricole e Nomisma, in collaborazione con Bayer, focalizzata sulla visione degli imprenditori under 40 riguardo alla sostenibilità e al loro rapporto con l’innovazione (per partecipare clicca qui).
Stiamo anche selezionando i giovani casi di successo tra cui individuare le idee luminose che si aggiudicheranno la nuova edizione del premio #lagricolturaègiovane, che verrà assegnato in gennaio nel corso della prossima edizione della Fiera Agricola di Verona.
Tra i criteri che orienteranno la giuria ci sarà quest’anno proprio l’ambizione di individuare il miglior contributo in favore della neutralità climatica, perché siamo convinti che la risposta al problema che più assilla oggi l’intera umanità possa arrivare solo dall’impegno e dall’inventiva di giovani in grado di individuare la migliore sintesi tra innovazione tecnologica 4.0 e competenza tecnica, per reinterpretare i concetti di fertilità e produttività, trainando l’agricoltura italiana verso gli obiettivi del nuovo millennio.
IL BALZO DIGITAL
L’implementazione di soluzioni digitali nell’ambito dell’agricoltura conservativa può consentire di:
- Mettere a punto avvicendamenti colturali strategici nell’ottica di migliorare la dotazione azotata e carbonica dei terreni senza ricorrere a eccessi di concimazione minerale;
- Definire con precisione il timing e l’intensità delle minime lavorazioni;
- Ottimizzare la distribuzione degli input attraverso le tecnologie a rateo variabile per corrispondere alle reali esigenze della pianta o del campo;
- Sfruttare i modelli previsionali per ricevere consigli agronomici mirati sui trattamenti, sulle semine o sull’irrigazione, evitando situazioni di stress o sprechi.
Il doppio vantaggio del satellite
Come fa Valeria Villani, giovane contoterzista e contitolare dell’azienda agricola Carlini di Gualtieri (Reggio Emilia) ad indirizzo cerealicolo (mais, soia, grano tenero e orzo), tra le finaliste del premio #lagricolturaègiovane lo scorso anno (ne abbiamo parlato qui) e oggi presidente di Agia- Cia dell’Emilia-Romagna.
«La sostenibilità ambientale – sostiene - e la tutela del suolo passano soprattutto dalla riduzione degli input». Un obiettivo perseguito attraverso l’adozione di sistemi satellitari gestiti attraverso la piattaforma digitale Climate Fieldview. «Grazie alle mappe di prescrizione e a sistemi di concimazione a rateo variabile si può ad esempio ottenere il massimo rendimento del fertilizzante generando un risparmio significativo del prodotto impiegato, riducendo considerevolmente le perdite di nitrati e le emissioni di gas serra».
«L’ottimizzazione può essere anche sul seme. Seminare alle giuste distanze contribuisce infatti a portare la pianta alla massima resa aumentando la produttività del 5-10%». Ancora più legata al tema del cambiamento climatico è la gestione di precisione dell’irrigazione.
«La mappa del consumo idrico giornaliero del campo fornisce informazioni che ci aiutano nel processo decisionale su quando e quanto irrigare, evitando lo stress idrico e lo spreco di acqua».
Strumenti di agricoltura di precisione che stanno consentendo a Valeria Villani di ottenere migliori rese nonostante la diminuzione della distribuzione di azoto, con un doppio vantaggio produttivo e ambientale. «E il passaggio a concimi a lenta cessione e a concimi organici con biostimolanti sta avendo un effetto diretto positivo sulla fertilità del suolo».
Il bla-bla sulla carbon neutrality
Occhio fisso sul satellite anche nel caso di Alessandro Bertoncello, imprenditore agricolo di Grumolo delle Abadesse (Vi) con il pallino dell’innovazione digitale e dell’elettronica, selezionato tre anni fa nell’ambito degli Oscar Green del Veneto, il concorso di Coldiretti che premia l’innovazione in agricoltura (ne abbiamo parlato qui).
È andato oltre il Gps applicando sistemi Rtk6 (Real-time kinematic positioning) a trattrici e operatrici a rateo variabile per semine, concimazioni e irrigazioni di precisione centimetrica su mais, cereali, bietola e patata. Innovazioni che applica sui circa 100 ettari che gestisce direttamente, in parte in proprietà e in parte in affitto, e che condivide attraverso una piattaforma comune che ha costituito assieme ad altri imprenditori vicentini. «Sistemi di precisione che consentono un notevole risparmio di gasolio e di input tecnici, basta infatti una piccola sfasatura, un accavallamento di soli 30 cm, per generare un utilizzo di seme, concime, diserbante o acqua superiore del 20-22%. Sarebbe come concimare o irrigare ogni volta 120 ettari invece che 100». Massima anche l’attenzione a pratiche carbon neutral. «Ho eliminato le arature e utilizzo solo la minima lavorazione. In più ho piantato nelle aree marginali pioppi per massimizzare l’assorbimento di CO2 e adotto rotazioni complesse per lasciare i terreni il più possibile coperti».
«Ho pensato anche di certificare l’impegno nell’abbassamento dell’impronta carbonica della mia produzione, rendendomi però conto che il dibattito sul contrasto ai cambiamenti climatici è veramente solo un bla-bla. Oggi non esiste alcun disciplinare o schema di coltivazione condiviso che consenta di valorizzare il contributo che possono dare gli agricoltori nel contrasto ai cambiamenti climatici».
Misurare l’aumento dei carbon sink
Un terzo esempio è quello di Riccardo Vignoli, giovane tecnico della cooperativa Agrisfera di Ravenna, 4mila ettari a indirizzo cerealicolo e zootecnico gestiti con tecnologie di precisione da oltre 12 anni.
«Da allora l’impegno – spiega – è quello di risparmiare input e gasolio tenendo conto delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche del suolo». Un tema utile in ottica carbon farming sarebbe quello di capire come e quanto gli strumenti digitali applicati alla concimazione di precisione possono determinare un miglioramento di queste caratteristiche del suolo, arrivando magari ad una misura univoca del contributo delle diverse pratiche agricole nel sequestro di carbonio e all’implementazione di specifici modelli previsionali.
«Un’innovazione che sarebbe utile anche nell’ottica dell’obiettivo di economia circolare attuato da Agrisfera. Un’ambizione che si realizza attraverso la produzione di energia rinnovabile da biogas e all’utilizzo del digestato per la concimazione dei terreni». «Per ora - conclude - ci prefiggiamo di migliorare l’efficienza e la sostenibilità del ricorso a liquami e digestati attraverso la loro distribuzione combinata insieme allo strip tillage sulle colture di secondo raccolto, con vantaggi tecnici e ambientali anche su queste produzioni».
Come candidarsi al premio
Sono stati i fratelli Emanuele e Michele Ciucci ad aggiudicarsi, ad inizio 2021, la prima edizione del premio #l’agricolturaègiovane: la loro azienda agricola “La Valle di San Biagio” di Todi (PG) a indirizzo cerealicolo è stata la più smart & green secondo la giuria tecnica dell’Osservatorio Giovani agricoltori di Edagricole e Nomisma.
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#L’agricolturaègiovane: ecco chi vince il premio
Ora parte la seconda edizione del concorso, i vincitori saranno scelti dalla rosa delle numerose aziende che partecipano alla survey su giovani e innovazione organizzata in partnership con Bayer.
Clicca qui per accedere: https://terraevita.edagricole.it/lagricoltura-e-giovane