Il futuro dell’agricoltura è una terra meravigliosa. Ma i suoi orizzonti si stanno sempre più allontanando dall’Italia e dall’Unione Europea. Bayer ha convocato infatti presso la sede di Monheim (Germania) il Future of farming dialogue 2018 per “modellare l’agricoltura assieme, in favore degli imprenditori agricoli, dei consumatori e dell’intero pianeta” (“Shaping agricolture together for Farmers, Consumers and the Planet”).
Si tratta del primo evento ufficiale dopo il day one del 21 agosto, data che ha visto coinfluire in un’unica realtà Bayer e Monsanto grazie all’acquisizione che ha portato alla nascita del player numero uno al mondo del comparto CropScience. Per l’occasione hanno partecipato più di 150 tra produttori, tecnici, comunicatori, opinion leader di tutti i 6 continenti (compreso il ricercatore Connor Kiselchuk, che partecipa all’esperienza della stazione di produzione agricola Eden Iss, pensata per sviluppare un sistema agricolo semichiuso in Antartide come se fosse – in un prossimo futuro- Marte).
Terra e Vita era presente.
Addio al marchio Monsanto
L’acquisizione Bayer-Monsanto è un’operazione da 63 miliardi di dollari che avvicina le due sponde dell’Atlantico, fortemente voluta dalle due società di Saint Louis (Usa) e Leverkusen (Germania) che hanno investito più di due anni in trattative con le authority per la concorrenza di tutti i mercati mondiali. A Monheim è stato confermato che lo storico (ma poco popolare) marchio Monsanto sarà soppresso, mentre rimarranno attivi brand radicati come Asgrow e Dekalb (abbiamo scritto di questa operazione qui, qui, qui e qui. Advancing together è il sito ufficiale per reperire informazioni “embedded”).
Quattro giorni dedicati all’innovazione
Bayer quest’anno ha fatto le cose in grande, organizzando 4 giorni itineranti per mettere a fuoco innovazioni come:
- blockchain,
- intelligenza artificiale,
- microbioma,
- gene editing,
- droni,
- soluzioni bio,
- e naturalmente digital farming.
Ho visto cose che voi agricoltori europei potete solo immaginare, e tutte queste innovazioni ora rischiano di disperdersi nel tempo, come lacrime nella pioggia
«Sono sicuro- afferma Liam Condon, al vertice della divisione CropScience di Bayer – che gli agricoltori siano affamati di innovazioni che permettano loro di produrre di più, ma con meno. Assicurando a tutti sicurezza alimentare, sostenibilità, cibo di qualità, ma a prezzi accessibili».
Le sfide globali del climate change e della crescita della popolazione mondiale spingono Bayer a investire con forza nell’innovazione, condividendo gli obiettivi di sostenibilità dei millennium goals dell’Onu.
Se i tropici arrivano in Germania
L’evento clou del Future of agricolture dialogue si è tenuto come al solito presso il Tropicarium, il centro congressi che costituisce il nucleo centrale del centro direzionale di Monheim, dove i tecnici Bayer curano la crescita di piante della fascia tropicale che mai come quest’anno troverebbero un ambiente ospitale anche fuori: la Germania è infatti reduce da un’annata di forte siccità e la temperatura di oltre 30° registrata in Renania anche a metà settembre è l’ennesima conferma del global warming in atto.
Una squadra internazionale e motivata
Dal 21 agosto la Divisione CropScience di Bayer è composta da un totale di 35.000 persone provenienti da 89 diversi Paesi, di cui 8.000 ricercatori e 7.800 tecnici a stretto contatto con i clienti. Bayer è leader mondiale nei settori mais, soia, prodotti orticoli, cereali e digital faming.
«Il nostro motto –ricorda Condon – è science for a better life. Siamo una società quotata e pensiamo ovviamente a fare utile, ma con una forte tensione verso l’obiettivo di migliorare l’agricoltura e la società attraverso soluzioni sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale». Monheim è un centro di ricerca all’avanguardia, lo stile di lavoro è incentrato sulla responsabilità e fatto di collaborazione, trasparenza ed inclusione, con una percentuale elevata di giovani ricercatori. «La nostra è una squadra motivata, ancor di più dopo il lungo percorso dell’acquisizione».
«Abbiamo messo insieme –spiega Condon – Bayer e Monsanto perchè le sfide globali si affrontano e si vincono solo integrando tutte le migliori tecnologie disponibili: crop protection, nuove biotecnologie sostenibili e soprattutto facendo leva sull’innovazione digitale».
Una piattaforma digitale globale
La rivoluzione digitale in corso sta infatti radicalmente cambiando diversi settori produttivi. I vantaggi potenziali per l’agricoltura sono ancora maggiori, assicurando agli agricoltori strumenti finalmente efficaci per prevedere e fare fronte ai capricci del clima, ma siamo ancora in una fase iniziale. A inizio settembre Bayer, attraverso la controllata The Climate Corporation, realtà numero uno per le soluzioni digitali, ha esteso l’applicazione della piattaforma Climate FieldView. Si tratta di un “ecosistema digitale” di condivisione di Big Data e modelli previsionali. Un sistema “open source” a cui collaborano 40 società partner. Lanciata nel 2015, oggi la piattaforma gestisce 60 milioni di acri (circa 24 milioni di ettari) in Usa, Canada, Brasile e Nord Europa: la sfida è quella di farlo diventare lo standard di riferimento globale. «Grazie all’implementazione – sostiene Condon- di tool digitali e dell’analisi dei dati, gli agricoltori potranno aumentare sia la produttività che la sostenibilità».
«Oggi – aggiunge Bob Reiter, responsabile R&S di Bayer Crop Science (precedentemente in Monsanto) -, secondo le nostre stime, un imprenditore agricolo deve affrontare almeno 40 scelte cruciali ogni anno: la sfida è quella di passare da decisioni basate sull’esperienza a decisioni assistite da dati attendibili e puntuali». Un modello che non guarda solo ai modelli di agricoltura più sviluppati: Bayer sta infatti per lanciare (2019) la piattaforma Climate FarmRise per le migliaia di piccoli produttori di cui è composta la filiera del riso in India: informazioni agronomiche e supporto ricavato anche dall’esperienza di alcune collaudate “Farmrise mobile farm care”.
«Le esigenze dei nostri clienti – commenta Reiter – sono diverse caso per caso. Le sinergie tra le nostre diverse aree scientifiche ci permette di essere creativi e versatili al punto di fornire soluzioni su misura per ognuno».
Nuovi insetticidi ed erbicidi in arrivo
Bayer continua infatti ad investire con forza nella Crop Protection. Tra i prodotti in lancio a livello mondiale c’è il nuovo insetticida Vayego, per applicazioni fogliari e al suolo, per riso mais e orticoltura. Un’attenzione particolare verrà poi dedicata al settore degli erbicidi. «Le malerbe – constata Reiter – sono un problema sempre più limitante per gli agricoltori, anche per la limitatezza degli strumenti disponibili e il conseguente sviluppo di resistenza». Sta nascendo nei laboratori di Bayer il glifosate del futuro? «I prodotti a base di glifosate – è la risposta di Reiter alle domande dei giornalisti - sono regolarmente registrati in tutto il mondo. I dossier sulla sicurezza di questo prodotto sono disponibili e alla portata di tutti in maniera trasparente». (È del 20 settembre la notizia del ricorso di Monsanto contro il verdetto di primo grado della causa milionaria che la vede contrapposta ad un giardiniere americano, leggi qui).
200 nuove varietà in 20 diverse colture
Bayer continua a puntare forte anche sull’innovazione sul fronte del miglioramento genetico. Le sinergie con varietà dotate di tratti di resistenza sono infatti la strategia migliore per fare fronte ad avversità biotiche e abiotiche. Per questo Bayer sta per lanciare la seconda generazione di Intacta RR2 Pro, la soia caratterizzata da resistenza a insetti, e una nuova varietà di cotone reisistente al Lygus. Per quanto riguarda le varietà tradizionali, sono attese 200 nuove introduzioni in oltre 20 diverse colture.
La digitalizzazione è però l’ingrediente che consente di sviluppare sinergie, portando sia la difesa che il miglioramento genetico sulla strada della precisione.
«Oggi basta un becher da mezzo litro – dice Reiter – per contenere tutti i chipset dei data relativi alla nostra ricerca genetica, una volta servivano stanze piene di processori».
Tecnologie o sussidi?
Per questo Bayer ha investito in tre settori chiave sostenendo lo sviluppo di start up come Joyn Bio (analisi del microbioma dei batteri del suolo); PairWise (specializzata nel breeding avanzato), e Targenomix (biologia molecolare e genetica per trovare nuove molecole attive, o nuove nanotecnologie).
È Brooke Bissinger, direttore del settore entomologia di AgBiome a spiegare il tesoro che si cela sotto ai nostri piedi: «In un solo centimetro quadrato di suolo – afferma – sono presenti milioni di batteri. Il loro microbioma rappresenta la più ricca riserva di biodiversità genetica presente sul pianeta, anche per la velocità dei loro meccanismi evolutivi. Dall’analisi di questa variabilità sono emersi, ad esempio, tratti interessanti di resistenza agli insetti». Altri studi puntano a migliorare l’ecosistema tra il suolo e le radici con l’introduzione di batteri in grado di migliorare l’azotofissazione. Esperienze sono in corso in Africa (l’ingegnerizzazione di batteri per scopi agricoli è vietata in Europa).
Tom Adams, Ceo di Pairwise, invece spiega come il genome editing attraverso la tecnologia CRISPR-CAS9 consenta di ottenere varietà (o cloni?) di specie agrarie più salutari, sostenibili e di qualità, con costi sostenuti (purtroppo la recente sentenza della Corte di Giustizia europea ha però allontanato questa tecnologia dall’agricoltura europea, equiparandola agli ogm, leggi qui).
Phil Harris, presidente e cofondatore di Ripe.io punta invece sulla tecnologia Blockchainper fare conoscere ai consumatori cosa c’è veramente nel cibo e chi lo produce e per assicurare ai produttori maggiore controllo nei confronti della filiera. Purtroppo le difficoltà che si registrano nel nostro paese, con la mancanza di connessioni ad alta velocità in estesi bacini produttivi vanifica per ora questa innovazione.
Justin Gong, infine, è il fondatore e vicepresidente di XAG, una società di servizi che si occupa di trattamenti di difesa tramite droni. La Cina concentra infatti l’8% della superficie agraria terrestre, ma utilizza il 35% di fertilizzanti e agrofarmaci. Le applicazioni sono infatti per lo più manuali e poco razionali. L’applicazione del suo sistema tramite drone ha consentito finora di evitare l’immissione nell’ambiente di qualcosa come 35 milioni di kg di agrofarmaci. Peccato però che le irrorazioni via drone siano vietate in Europa dalla direttiva sugli usi sostenibili.
A conti fatti l’innovazione in agricoltura è una terra promessa, ma gran parte delle tecnologie più promettenti non sono consentite nel vecchio continente.
Mentre Bruxelles si appresta a tracciare le linee della programmazione agricola futura, puntando a risparmiare parte del corposo bilancio agricolo comunitario, i mezzi che consentirebbero agli imprenditori agricoli di uscire da una poco dignitosa dipendenza dai sussidi vengono bloccati da un paralizzante principio di precauzione.