Il caldo forte e prolungato dei primi mesi dell’estate ha stressato le piante dove non c’è la possibilità di irrigare ma ha anche ostacolato il proliferare della mosca delle olive (Bactrocera oleae) che, come è noto, si avvantaggia di un clima non eccessivamente torrido che altrimenti provoca elevata mortalità nei primi stadi larvali.
Ma nella seconda metà di agosto la morsa del caldo si è finalmente allentata con l’arrivo di aria più fresca e temporali che hanno però creato condizioni ideali per lo sviluppo della mosca delle olive. E infatti nella quasi totalità dei comprensori olivicoli meridionali si segnala l’aumento di catture degli adulti nelle trappole di monitoraggio, con il conseguente aumento di punture fertili nelle drupe.
Determinare la soglia di intervento
Con l’ingrossamento dei frutti e l’aumento della popolazione della prossima generazione, se le condizioni climatiche di settembre si manterranno favorevoli alla mosca (clima non torrido), sarà necessario monitorare l’andamento delle infestazioni ed intervenire tempestivamente per limitare gli attacchi nel proprio oliveto.
Come abbiamo spesso riportato su questa rubrica, le trappole attrattive sono molto utili per monitorare gli adulti ma servono a poco per stabilire soglie di intervento, poiché non esiste una chiara correlazione tra le catture e l’intensità dell’infestazione. Inoltre, i diversi tipi di trappole oggi in commercio possono presentare tra loro variazioni anche forti nel numero di individui catturati.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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L’opportunità dell’intervento, pertanto, dovrà essere valutata con il classico campionamento: indicativamente si osserveranno 100 drupe da 10 piante per ettaro per determinare la presenza di uova o di larve (operazione che richiede l’ausilio di una buona lente di ingrandimento o di uno stereoscopio). Per determinare la soglia di intervento è importante la “infestazione attiva”, cioè la quantità di insetti vitali. Infatti molte “punture” possono essere “sterili” sia perché si tratta di ferite praticate dalla femmina che però non depone, sia perché le uova o le larvette possono essere devitalizzate per cause naturali.
Per le olive da mensa la soglia di tolleranza è molto bassa, poiché la presenza anche di poche larve in una partita ne determina un forte deprezzamento.
Per le olive da olio, la soglia di intervento “storica” del 10% di drupe infestate è da mettere in discussione, alla luce dell’eliminazione dal commercio dell’estere fosforico dimetoato su cui si basava il controllo chimico tradizionale. Il dimetoato, dotato di forte citotropicità, era in grado di raggiungere e devitalizzare anche le larvette già ben penetrate nella polpa mentre i prodotti oggi disponibili (acetamiprid e fosmet, quest’ultimo in scadenza di utilizzo in novembre 2022) hanno capacità di penetrazione e persistenza ridotta. Sarà quindi necessario intervenire con soglie più basse e più tempestivamente.
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Preferire trattamenti preventivi
In alternativa al trattamento larvicida su tutta la superficie dell’oliveto, si potranno eseguire trattamenti preventivi adulticidi da attuare all’inizio delle catture distribuendo, sui lati soleggiati della chioma di un filare ogni due-tre, esche proteiche idrolizzate avvelenate con specifici insetticidi. Diversi sistemi “attract and kill” (letteralmente “attrai e uccidi”) sono disponibili sul mercato italiano anche per la gestione biologica. Questi sfruttano uno o più metodi di attrazione (cromotropica, alimentare e sessuale) da soli o in combinazione tra loro ed uccidono gli insetti attratti con insetticidi, colle o liquidi.
Poiché è fondamentale mantenere bassa la popolazione del dittero nell’oliveto, i sistemi “attract and kill” devono essere impiegati già alle prime catture. Chi ha optato per queste strategie di controllo, pertanto, dovrebbe già aver posizionato i sistemi attrattivi o avviato i trattamenti con prodotti da distribuire periodicamente direttamente sulla vegetazione, come l’esca a base di spinosad.