Nel nuovo ecosistema oliveto riemergono vecchie avversità

Disseccamenti rameali di origine fungina
Cancri rameali di origine fungina, lebbra, antracnosi e rogna: uno sgradito ritorno incentivato dai cambiamenti climatici e dai nuovi sistemi di coltivazione (ad esempio con gli impianti intensivi): come reagire

Negli ultimi anni il quadro fitopatologico tipico dell’agroecosistema oliveto è stato profondamente modificato dalla comparsa o dalla recrudescenza di alcune patologie.

Fra quelle emergenti troviamo i cancri e i disseccamenti rameali dovuti a vari agenti fungini (uno dei più frequenti è Neofusicoccum mediterraneum), la lebbra da Phlyctema vagabunda e l’antracnosi (Colletotrichum spp.). Rinnovato l'interesse anche per la rogna dell’olivo, che è tornata a manifestarsi in numerosi comprensori olivicoli.

I fattori che hanno determinato la diffusione di queste malattie possono essere individuati nei cambiamenti climatici, nei nuovi sistemi di coltivazione (intensificazione della coltura, meccanizzazione della potatura e della raccolta), diffusione di cultivar sensibili, espansione degli areali di coltivazione in ambienti più favorevoli allo sviluppo dei patogeni, riduzione dei trattamenti fitosanitari ecc.

Cancri e disseccamenti dei rami

Il cancro dei rami, in verità, non è nuovo ma è stato da sempre considerato un problema fitopatologico di secondaria importanza. Probabilmente, però, una serie di cause naturali (grandine, venti, gelate ecc.) e accidentali (meccanizzazione integrale) hanno favorito la virulenza dei microrganismi associati a questo complesso quadro parassitario.

I sintomi sono dati da ingiallimenti e disseccamenti delle foglie e dei rametti. Sui rami si osservano aree secche e depresse, con tonalità marrone che, a volte, possono provocare l’intera anellatura del rametto. Gli alberi gravemente infetti manifestano un deperimento generale. Fra le numerose specie fungine implicate, quelle più frequenti sono Botryosphaeria e Neofusicoccum, in particolare N. mediterraneum. Si tratta di patogeni “da ferita”, favoriti dalle condizioni climatiche (23-29 °C) tipiche della zona di coltivazione dell’olivo.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Per la lebbra nuovi sintomi

L’agente patogeno responsabile è Phlyctema vagabunda Desm. (sin: Neofabraea alba (EJ Guthrie) Verkley), conosciuto fino a oggi per i tipici marciumi sui frutti, da cui il nome comune. Nuovi sintomi, associati alla malattia, sono stati rilevati negli ultimi anni in numerosi Paesi olivicoli, fra i quali anche l’Italia: piccole lesioni necrotiche circolari sulle foglie, cancri necrotici sui rami, seccumi e defogliazioni intense. Le cultivar Arbequina e Arbosana sembrano essere molto suscettibili alla “nuova” sintomatologia.

Una “vecchia conoscenza”

La rogna o tubercolosi dell’olivo (Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi) è una vecchissima batteriosi. La sua incidenza e gravità si sono notevolmente ridotte con l’introduzione di sistemi di raccolta meno “impattanti” sulle piante e grazie ai numerosi interventi fitosanitari con prodotti rameici. La recente recrudescenza della malattia potrebbe essere legata a: diffusione di impianti superintensivi, cultivar molto sensibili, tolleranza al rame da parte del batterio e scarsa efficacia curativa del metallo con infezioni già in atto.

I marciumi dei frutti

L’antracnosi dei frutti, causata da varie specie del genere Colletotrichum, è una grave malattia ampiamente distribuita in tutti i Paesi olivicoli. I danni sono evidenti in autunno, durante il periodo della raccolta, in particolare con condizioni di elevate umidità ambientali e temperature miti. Con l’abbassamento della temperatura il patogeno riduce la sua virulenza. La sua recrudescenza pare legata proprio ai cambiamenti climatici, alla variabilità genetica, alla diffusione di alcune cultivar suscettibili ecc.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Rivedere la gestione fitosanitaria

In futuro sarà necessario sviluppare nuovi sistemi di controllo delle avversità che tengano conto anche delle nuove condizioni di coltivazione dell’olivo (sesti d’impianto, cultivar, meccanizzazione, potatura, irrigazione ecc.) e della continua riduzione delle sostanze attive registrate per la difesa.

Non si tratterà più di una semplice gestione chimica delle avversità, ma saranno necessarie nuove conoscenze biologiche ed epidemiologiche dei patogeni, considerando anche il fatto che un numero elevato di questi (es. Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi) ha sviluppato forme di tolleranza al rame. Fondamentale resta la scelta del sito di impianto e delle basilari norme di profilassi fitoiatrica.

Nel nuovo ecosistema oliveto riemergono vecchie avversità - Ultima modifica: 2022-11-15T08:30:53+01:00 da K4

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