Preserviamo gli antocoridi per contrastare la Psilla

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L'attività degli antagonisti naturali della psilla può essere aiutata con l'inserimento di piante spontanee e ornamentali che offrono spazi sicuri di svernamento, oltre al lancio di Antocoridi allevati

L’arrivo della cimice asiatica ha portato a un forte cambiamento delle strategie di difesa dei fruttiferi. Di fatto la strategia di difesa da H.halys è diventata prevalente su tutte le altre e sono via via entrati nelle linee tecniche i prodotti più efficaci nel contenerla anche se avevano caratteristiche poco compatibili con i principi della produzione integrata. Questo cambiamento ha alterato gli equilibri consolidati dell’entomofauna. Stanno ricomparendo alcuni fitofagi secondari e stanno crescendo le infestazioni causate dalla psilla (Cacopsylla pyri).

Problema Psilla

Oltre a essere vettore della fitoplasmosi “Pear Decline” la Psilla può arrecare danni indiretti alla frutta a causa della produzione di melata che provoca ustioni fogliari, imbratta la vegetazione e i frutti consentendo lo sviluppo della fumaggine che ostacola il regolare svolgimento dell’attività fisiologica della pianta. A causa dell’impiego di prodotti più impattanti nelle strategie di difesa, non è infrequente, a fine stagione, imbattersi in pereti completamente neri per la presenza di melata e di fumaggine. In questa situazione e in attesa che la lotta biologica con l’introduzione della vespa samurai dia i suoi frutti contenendo le popolazioni di cimice asiatica, è diventato ancora più importante preservare l’attività di Anthocoris nemoralis che è il più efficace agente di controllo naturale della psilla.

Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del fitopatologo di Terra e Vita

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Come tutelare l’antagonista naturale

Se l’aumento della pressione chimica nei pereti mette a rischio la sopravvivenza delle popolazioni di Antocoridi naturalmente presenti, è importante aiutarne l’attività in ogni modo, ad esempio con la presenza di alcune piante spontanee e ornamentali che offrono spazi sicuri di svernamento e prede alternative in momenti di scarsa disponibilità di psilla sul pero. Particolarmente adatte a questo scopo sono Albero di Giuda, Olmo, Frassino e Biancospino. Se le popolazioni selvatiche di Antocoridi sono comunque in sofferenza può essere d’aiuto il “lancio” di Antocoridi allevati in bio fabbrica che permettono di anticipare l’insediamento di una buona popolazione del predatore nel pereto, prima di quando non avvenga naturalmente e limitare così al massimo lo sviluppo della psilla.

Di norma, infatti, il primo rilascio di Antocoridi è preventivo, e va eseguito nella seconda metà di aprile o inizio maggio, dopo la fioritura e non appena vengono individuati i primi individui di psilla. Si consiglia di realizzare 2-3 lanci, da dividere in almeno 20 punti di rilascio per ettaro. Conviene evitare di effettuare introduzioni del predatore in previsione di notevoli abbassamenti di temperature o gelate.


Anthocoris nemoralis

Gli Antocoridi sono una famiglia di Emitteri predatori di Artropodi dannosi alle piante. Le prede attaccate dagli Antocoridi sono uova e artropodi di piccole dimensioni, quali Acari, Tisanotteri (Tripidi), Rincoti Omotteri (Psille, Aleurodidi e Afidi) e Lepidotteri (uova e larve di microlepidotteri). Anthocoris nemoralis da adulto misura 3-4 mm di lunghezza, è generalmente di colore bruno scuro, con il capo e il torace neri. È dotato di emielitre interamente brillanti, con la membrana in cui si evidenziano tre tacche chiare disposte a triangolo.

L’insetto compie di norma 2-3 generazioni annuali e sverna come adulto riparato all’interno dei pereti o nell’ambiente esterno avvantaggiandosi della presenza di siepi, lettiere e di altri ricoveri. Con i primi caldi primaverili ritorna attivo, nutrendosi inizialmente di polline, poi di parassiti, spostandosi nei frutteti. Per arrivare allo stadio di adulto attraversa 5 stadi giovanili (2 da neanide e 3 da ninfa).

L’accoppiamento e l’ovideposizione avvengono nei frutteti con la femmina che depone le uova nella pagina inferiore delle foglie o sul picciolo. Le neanidi appena nate iniziano immediatamente e voracemente a predare uova e neanidi di psille. Le generazioni successive compaiono nel frutteto da giugno a settembre. A. nemoralis oltre ad essere un predatore della psilla si nutre attivamente anche di altri fitofagi: è stato calcolato che un adulto nella sua vita può cibarsi fino a 300 forme giovanili di psilla mentre, una forma giovanile, può consumare fino a 600 acari, da 100 a 200 afidi, o 60-100 neanidi di psilla.

Grazie al suo apparato boccale pungente-succhiante, il predatore si nutre svuotando il contenuto del corpo della vittima. Le forme giovanili si cibano soprattutto di uova e giovani psille, mentre gli adulti predano tutti gli stadi. Oltre alla Psilla del Pero, A. nemoralis è in grado di controllare altri psilldi come Macrohomotoma gladiate, Cacopsylla pulchella, Glycaspis brimblecombei, Trioza alacris e Psylla buxi.

Preserviamo gli antocoridi per contrastare la Psilla - Ultima modifica: 2024-12-13T15:45:23+01:00 da Roberta Ponci

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