Una mela al giorno cura se è “curata” bene

agrofarmaci
Il prodotto simbolo dell’edizione 2019 di Macfrut è l’emblema della salute e della sicurezza alimentare, ma senza il contributo degli agrofarmaci si avrebbe in Italia una riduzione del 67% della loro produzione. Federchimica Agrofarma a Rimini presenta il rapporto di Vsafe sul ruolo degli agrofarmaci nella sostenibilità delle produzioni agricole. «Uno sforzo – dice Alberto Ancora – che va comunicato e valorizzato evitando sterili contrapposizioni con il biologico»

Una mela al giorno, quanti benefici offre? Il frutto emblema dell’edizione 2019 del MacFrut di Rimini non migliora solo, come vuole il proverbio, la salute ma, se è curata in modo razionale, ha effetti positivi sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica di interi territori.

Alberto Ancora (a destra) e Gabriele Canali (a sinistra) moderati da Luciano Capone de Il Foglio (al centro)

Il Rapporto di Vsafe

Lo dice il rapporto realizzato da Vsafe srl, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per conto di Federchimica Agrofarma. Senza gli agrofarmaci l’Italia produrrebbe infatti solo un terzo delle mele che produce oggi, ma anche un quinto del pomodoro da industria, un sesto del mais, un terzo dell’uva da vino, ecc.
«Ma non è solo un problema – sostiene Alberto Ancora, presidente di Federchimica Agrofarma - di disponibilità di prodotto o di aumento dei prezzi. Siamo in un sistema economico aperto e competitivo: questa scarsità indurebbe una maggiore dipendenza dalle importazioni di prodotti agroalimentari stranieri e quindi una maggiore ansia nei consumatori, sempre più attenti all’origine, e metterebbe in crisi l’occupazione e l’economia di intere aree agricole». È una delle considerazioni emerse oggi in occasione del convegno “Una mela al giorno. Il contributo degli agrofarmaci per una filiera sicura e di qualità” organizzato da Agrofarma a Macfrut.

Un’opzione non praticabile

Il problema dell’approvvigionamento alimentare non fa più parte, nell’angolo di mondo in cui viviamo, delle nostre ansie quotidiane e indubbiamente i “pesticidi” non attirano le simpatie dell’opinione pubblica, tanto che il target “zero agrofarmaci” è apparso un tema strumentalizzabile anche da chi ha recentemente ricoperto responsabilità di governo. «Ma si tratta di un’opzione – ribadisce Ancora- che non è praticabile: oggi l’Italia è il paese leader nella sicurezza alimentare, con la minore presenza di residui in assoluto, proprio grazie all’impegno per la formazione delle competenze degli agricoltori e all’uso sostenibile dei mezzi tecnici».

Progressiva riduzione nell’uso

Gabriele Canali

Il rapporto di Vsafe presentato oggi da Gabriele Canali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, mette in luce il prezioso contributo di sostenibilità assicurato dalla forte propensione all’innovazione del settore dell’agrochimica. Registrando la progressiva diminuzione dei quantitativi distribuiti nel nostro Paese (-1,8% il tasso medio annuo negli ultimi 3 lustri) e del carico di principi attivi per ettaro (-2,3% ogni anno per i fungicidi, -2,7 gli erbicidi, - 5,3% gli insetticidi), con il netto miglioramento dell’impatto ecotossicologico (oggi il 70,3% dei formulati distribuiti rientrano nella categoria “non classificabili” mentre quelli che erano classificati come tossici o molto tossici sono quasi spariti) . «La razionalizzazione nell’uso di questi importanti mezzi tecnici – dice Canali – è la migliore risposta in grado di conciliare le esigenze di produttori e consumatori, mentre la drastica rinuncia comporterebbe un costo che arriva a 10miliardi di euro per la produzione agricola per poi salire a 43,7 se si considera anche il settore della trasformazione agroalimentare».

Rispettare la scienza

Simona Caselli

«In temi come questo - commenta Simona Caselli, assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna  -occorre superare l’attuale contrapposizione aspra e irrazionale tra posizioni ideologiche. La comunicazione deve fare la sua parte isolando chi diffonde fake news. Oggi il consumatore chiede salubrità e tracciabilità e seguire la sensibilità dei cittadini è una scelta corretta, perchè sostengono l’agricoltura attraverso la Pac». Bisogna però fare attenzione, è l’ammonimento dell’Assessore, perchè questa sensibilità è fortemente influenzata dalle mode e cambia repentinamente, («basti pensare a temi come il benessere animale, che solo cinque anni fa era sconosciuto all’opinione pubblica»). «Per questo l’Emilia Romagna sostiene diversi sistemi produttivi: 15% di biologico ma anche 15% di produzione integrata volontaria e sta pensando all’opzione “residuo zero”, che sta andando forte in Francia nell’ortofrutta fresca, senza però cadere nel tranello di tagliare fuori questo o quel principio attivo con criteri ascientifici».

Sostenibilità anche nella normativa

Alessandro Dal Piaz

«Aprirsi al confronto è la soluzione più razionale – suggerisce Alessandro Dal Piaz, direttore di Assomela -. Noi lo abbiamo fatto anni fa, con dei tavoli di discussione aperti alla cittadinanza e siamo riusciti a trasmettere gli sforzi degli agricoltori per la sostenibilità e la sicurezza dei prodotti, riuscendo a isolare le frange più estreme di un certo “manicheismo verde”».

Per sostenere questi sforzi Dal Piaz fa però appello alla politica e richiama la necessità di una “sostenibilità normativa”, con regole applicabili e non ingiustamente punitive. «Negli ultimi anni – ricorda- la stretta sulle autorizzazioni ha portato il numero delle sostanze attive registrate nell’Unione europea a calare da più di mille a poco più di 300 e ormai per molte colture si fa fatica a costruire strategie efficaci per contrastare le avversità. Una rigidità che sembra ora prevalere anche riguardo agli usi sostenibili, visto che nella riedizione del Pan si parla di introdurre ampie fasce di sicurezza per i corsi d’acqua, difficilmente sostenibili per un territorio come quello italiano, ma queste informazioni sfuggono al dibattito pubblico». Occorre poi, per il direttore di Assomela risolvere alcune incongruenze: «Se l’obiettivo è quello di ridurre l’uso di agrofarmaci, allora occorre non mettere fuorilegge gli agricoltori più virtuosi che riescono a raggiungere gli obiettivi di produzione rimanendo al di sotto dei dosaggi minimi in etichetta».

Tra l’incudine e il martello

Davide Vernocchi

Sulla stessa linea Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, struttura cooperativa di secondo grado che associa 6mila produttori ortofrutticoli. Soci che si trovano tra incudine e martello, dovendo soddisfare la duplice esigenza di corrispondere alle aspettative di un mercato sempre più attento alla sostenibilità ma anche fare fronte alle difficoltà di una produzione sempre più condizionata dal climate change. «L’agricoltura crea valore – dice -e sostiene le economie locali. Il tema di quest’anno del Macfrut è la mela ma questo discorso vale per tutte le colture. La pera in particolare, nei nostri comprensori, ha accusato l’anno scorso grosse difficoltà per via degli attacchi di cimice asiatica e di maculatura bruna. La mancanza di mezzi tecnici per far fronte a queste avversità ha portato a una perdita di produzione per un valore di 20 milioni di euro». Anche perchè gli agricoltori sono i primi ad adottare tutte le accortezze per migliorare la sicurezza degli ambienti in cui lavorano. «Fino alla fine degli anni 90 ad esempio usavamo fino a 20 kg/ ha di insetticidi fosforganici nei nostri frutteti per fare fronte a lepidotteri invasivi come le cidie, oggi praticamente azzerati grazie alla confusione sessuale».

Benessere animale e vegetale

Luca Magnani

«Siamo stati tra i primi – ricorda Luca Magnani, direttore qualità di Esselunga – a dare risposte alle esigenze dei consumatori. Prima negli anni ’80 con la linea  Naturama a produzione integrata, poi da fine anni ’90 con il biologico, assumendo la responsabilità di migliorare la sicurezza delle produzioni attraverso disciplinari che riducevano i prodotti utilizzabili e azzeravano quelli in post raccolta, valorizzando lo sforzo dei produttori».

Un impegno che continua oggi, con una grande attenzione alla comunicazione. «Oggi c’è una grande attenzione al tema del benessere animale e all’uso degli antibiotici, ma paradossalmente non si pensa al benessere vegetale. Da un certo punto di vista gli agrofarmaci rappresentano infatti per le piante quello che i farmaci rappresentano per noi, ma parlare di gestione sostenibile degli agrofarmaci crea ansia nei consumatori, cerchiamo perciò di trasmettere lo sforzo della filiera a produzione integrata in altro modo, sdrammatizzando le tensioni che oggi caratterizzano questo settore».

Il consumatore sa scegliere se è ben informato

Alberto Ancora

«Il consumatore è sovrano – conclude Ancora – spetta a lui scegliere i prodotti e i metodi di produzione che più lo soddisfano, ma occorre che sia ben informato soprattutto dalla parte della filiera agroalimentare con cui è più a contatto, evitando le fake news e la demonizzazione della chimica. Noi non ci poniamo in contrapposizione al biologico, anzi, il 60% dei mezzi tecnici che utilizzano sono oggi sviluppati e commercializzati dai nostri associati. Occorre però testimoniare l’efficacia in termini di chi utilizza, integrandole, tutte le soluzioni innovative a disposizione per raggiungere gli obiettivi di sicurezza e sostenibilità».

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Una mela al giorno cura se è “curata” bene - Ultima modifica: 2019-05-09T04:59:22+02:00 da Lorenzo Tosi

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