RICERCA

Nuovo valore al “terzo paesaggio”

Integrare la produzione con l’ambiente e recuperare le aree non più produttive

 

Se il film premio Oscar ha ritratto la decadenza della società e della cultura italiana attraverso la metafora della “grande bellezza” di Roma, ora l’Expo di Milano prova a mettere a nudo un’altra “grande bellezza” in pericolo: il paesaggio agrario e forestale.

A questo patrimonio ambientale, ma anche artistico, culturale ed economico, il Dipartimento di Scienze bio-agroambientali del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) dedicherà all’interno dell’Expo, un apposito convegno. L’obiettivo è duplice: far conoscere una “grande bellezza” che troppo spesso diamo per scontata; proporre soluzioni pratiche per arrestarne il degrado.

«L’evento – spiega Silvia Fineschi, ricercatrice dell’Ipsp Cnr e co-organizzatrice del convegno – avrà un taglio storico. L’idea è realizzare un viaggio a ritroso nel tempo, partendo dall’attualità, per capire come è cambiato il paesaggio italiano nei secoli».

Il punto di avvio del racconto sarà uno dei troppi fatti di cronaca che hanno martoriato negli ultimi anni la nostra Penisola. «Pensiamo a una partenza shock, ad alto impatto emotivo. Una delle ipotesi vagliate è il terremoto dell’Aquila: come è cambiato l’ambiente dopo la tragedia e soprattutto come è stata progettata la ricostruzione. È solo una delle opzioni: purtroppo l’attualità ci offre tanti esempi, guardiamo alle alluvioni e alle frane che stanno funestando l’Italia anche e soprattutto a causa degli effetti dei cambiamenti climatici che incombono su un territorio già compromesso dalla mano dell’uomo».

Dalla cronaca si passerà alla storia del ‘900, con gli inizi dell’urbanizzazione selvaggia, l’abbandono delle campagne, l’avvio di un’agricoltura “industriale” e la crescente difficoltà a operare in ambienti sempre più degradati e impoveriti. Il viaggio spazio-temporale proseguirà nelle diverse epoche storiche e si concentrerà su due aspetti: il paesaggio agrario, inteso come rapporto tra produzione e ambiente; il giardino, inteso come luogo naturale/produttivo all’interno delle mura cittadine. «Ci piacerebbe arrivare fino al Medioevo, analizzare la vita e lo sviluppo dell’ambiente intorno alle abbazie, entrare nelle regge, scoprire la nascita e l’evoluzione dei giardini e degli orti botanici; ancora: evidenziare l’impronta delle grandi dinastie rinascimentali sul paesaggio circostante, scoprire il giardino all’italiana e il giardino massonico. Molto interessante è il periodo del ‘600, con il forte impatto della scienza e l’arrivo di piante e frutti da nuovi continenti».

L’evento non si limiterà a un viaggio amarcord tra le perdute bellezze: «Vogliamo proporre soluzioni per conservare ciò che è rimasto e renderlo vivo e sostenibile sotto tutti i punti di vista». Per quanto riguarda il paesaggio agrario si aprono due sfide: come integrare la produzione con l’ambiente e come recuperare le aree non più produttive. «Sul primo fronte occorre valorizzare, anche sotto l’aspetto economico, le colture tradizionali e antiche, che rendono unico il made in Italy, garantiscono la biodiversità e necessitano di meno dispendio di risorse. La monocoltura impoverisce il paesaggio e l’ambiente».

Sul secondo fronte l’obiettivo è restituire utilità al cosiddetto “terzo paesaggio”: si tratta di quelle aree di confine tra la campagna e la città che aspettano di essere catturate dall’urbanizzazione e che nel frattempo si trasformano in discariche o luoghi degradati. Queste “terre di mezzo” potrebbero essere utilizzate come orti, come parchi tematici o giardini specializzati.

Ma anche all’interno delle città è possibile recuperare zone fruibili: «sono sconvolta dal proliferare di centri commerciali, specialmente nelle piccole cittadine. Dobbiamo fermare la cementificazione selvaggia e ridare spazio al verde, che non significa costruire banali giardinetti senza scopo. Si potrebbero progettare orti urbani o giardini costituiti da specie rustiche, che hanno il doppio vantaggio di non avere bisogno di tanta acqua e manutenzione e che fioriscono in diversi periodi dell’anno, così da regalare ai cittadini un assaggio della diversità della natura e del passaggio delle stagioni».

 

Nuovo valore al “terzo paesaggio” - Ultima modifica: 2014-07-31T10:53:09+02:00 da nova Agricoltura

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome