«Le nuove biotecnologie, come le Tecniche di evoluzione assistita (Tea), sono una grande opportunità per il settore agricolo, ma dobbiamo portare la sperimentazione in campo. Oltre al Farm to Fork deve esistere anche il Lab to Farm, perché il trasferimento tecnologico è fondamentale. Se dal laboratorio non si passa all’agricoltore, poi l’agricoltore non può trasferire alla tavola». Lo ha affermato il direttore area industriale Bayer CropScience, Mauro Provezza in occasione dell’evento di Assobiotec-Federchimica “Biotech, il futuro migliore” durante il quale sono state presentate le richieste del mondo del biotech al Governo in vista della Legge di Bilancio 2021.
Provezza: «Spingere anche sul digitale»
«Oltre alle biotecnologie c’è un altro aspetto importante di sviluppo per il settore: la digitalizzazione, che si traduce nell’utilizzo dei sensori in campo, della diagnostica, dell’intelligenza artificiale. Qui - ha incalzato Provezza - stiamo quindi parlando addirittura di Lab to satellite. Oggi con i satelliti siamo in grado di stabilire concretamente la salute di un campo e sapere in modo mirato dove agire, quindi dove trattare, dove irrigare e dove non intervenire, tutto questo ha un impatto immediato sulla sostenibilità».
Prandini: «Ricerca, fare sistema tra soggetti privati e pubblici»
«Dobbiamo avviare una nuova forma di sostegno alla ricerca, anche quella di carattere pubblico. Oggi siamo in una fase critica per il Paese, ma se andiamo a fotografare le ultime finanziarie pre-Covid possiamo vedere che tutte le risorse destinate alla ricerca sono state sistematicamente decurtate». Così, il presidente nazionale Coldiretti Ettore Prandini nel suo intervento al dibattito. «L’Italia - continua - può essere protagonista nel generare beni e servizi a disposizione del sistema produttivo italiano. Anche per quanto riguarda, per esempio, la chimica verde o la cisgenetica. Rispetto alle risorse stanziate a livello europeo, il nostro paese deve fare sistema tra soggetti privati e pubblici».
Prandini ha poi sottolineato che le sfide che l’Europa ci pone non devono essere viste come un ostacolo ma come una opportunità. «Tutto il tema del green porta l’Italia ad essere già oggi punto di riferimento a livello europeo per quanto riguarda la sostenibilità. Il nostro Paese - ha ribadito Prandini - può fare molto in termini di innovazione nella ricerca, che va però trasferita in campo. Dobbiamo utilizzare in modo puntuale le risorse del Next Generation Eu».
L’Abbate: «Biotecnologie, avanti con le sperimentazioni»
Il sottosegretario di Stato alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe L’Abbate, ricordando il nodo normativo che frena la ricerca, ha puntualizzato che in Italia le sperimentazioni non si sono arrestate. «Siamo in attesa - ha detto - che si sblocchi la normativa europea che qualche anno fa, con una sentenza, ha messo sotto la normativa degli Ogm le nuove biotecnologie. Nel frattempo il Mipaaf, insieme al Crea, ha avviato il progetto Biotech, con l’obiettivo di fare sperimentazioni tra le diverse filiere produttive più importanti per il made in Italy. Il progetto triennale, ancora in corso, comprende 12 gruppi di ricerca. Credo che le biotecnologie siano una grande opportunità per le imprese agricole italiane perché consentono di raggiungere tutti gli obiettivi che l’Ue ci impone. Sappiamo che l’unica agricoltura del futuro, e anche l’unica economia del futuro, sarà quella sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale».
Anche per L’Abbate quella che ci attende è una grande sfida per attuare tutte le riforme che negli ultimi anni non sono state fatte e, per vincerla, secondo il sottosegretario «dobbiamo puntare fortemente su tre obiettivi: ricerca, innovazione e formazione».
Palmisano: «Sulle biotecnologie si baserà il futuro del pianeta, l’Italia ha le capacità per competere»
«Siamo convinti - ha dichiarato di presidente di Assobiotec, Riccardo Palmisano - che l’Italia abbia le capacità per competere in uno tra i settori su cui si baserà il futuro del pianeta: le biotecnologie. Il nostro auspicio oggi è che il Piano che abbiamo presentato, frutto di un lavoro condiviso e allargato, possa diventare un utile e agile strumento per i decisori politici chiamati a definire e disegnare interventi di policy. Un possibile manuale dal quale partire per far finalmente diventare il biotech motore essenziale per la salute, per l’ambiente, l’agricoltura e la ripartenza del Paese».
L’appello, forte e unanime, emerso dall’incontro, è quello di mettere fin da ora ricerca, innovazione, biotech, al centro dell’agenda del Governo. «Sono, infatti, - ha specificato Palmisano - i paesi che per primi hanno capito l’importanza del circolo virtuoso innovazione-produttività-crescita quelli che si sono posizionati meglio in termini di competitività di sistema di lungo periodo e che hanno dimostrato maggiore resilienza alle crisi. Puntare su Ricerca e Sviluppo significa puntare lo sguardo verso un futuro possibile e sostenibile».
Qui il Piano Assobiotec-Federchimica per il biotech nazionale e lo sviluppo del Paese.
La proposta firmata Assobiotec-Federchimica prevede tre aree di intervento (Ecosistema, Scienze della Vita e Bioeconomia) e 23 proposte di policy e piani di azione concreti e condivisi per il futuro del settore e del nostro Paese.
I principali numeri del settore biotech nazionale
Il comparto del biotech conta 696 imprese attive in Italia a fine 2019, 13 mila addetti - di cui il 34% impiegato in attività di R&S - e un fatturato totale di oltre 12 miliardi di euro. Il 49% delle imprese biotech ha come settore di applicazione prevalente quello legato alla salute umana, il 39% la produzione e/o lo sviluppo di prodotti e servizi per applicazioni industriali o ambientali (29,9%) o per applicazioni veterinarie, agricole e zootecniche (8,6%).
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