Forum Enpaia: «Agricoltura baluardo contro il cambiamento climatico»

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Giorgio Piazza
Il presidente della Fondazione Giorgio Piazza: «Casse di previdenza pronte alla sfida. Amplieremo gli investimenti a sostegno dell'economia reale supportando la crescita sostenibile delle nostre aziende»

«L’agricoltura si conferma elemento centrale nell’economia italiana e rappresenta un baluardo contro il cambiamento climatico. Ora puntiamo su meno chimica e più presenza dell’uomo sul territorio». Così, il presidente dell’Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura Giorgio Piazza in apertura del Forum Enpaia 2023 “Economia e Società. Scenari e prospettive”, svoltosi a Roma.

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Apertura forum Enpaia.

«L’agricoltura – secondo i dati dell’ultimo report dell’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis - genera il 2% del valore aggiunto italiano. L’80% dei beni primari consumati dalle famiglie proviene dall’agricoltura italiana. Nella graduatoria Ue del valore aggiunto agricolo l’Italia si colloca al secondo posto (dopo la Francia), con un valore pari a oltre 37 miliardi di euro, cioè il 16,7% del totale del valore aggiunto agricolo Ue. In termini di produzione, lo Stivale si posiziona al terzo posto nella graduatoria europea con un valore di oltre 71 miliardi di euro (13,3% del totale della produzione agricola Ue) dopo Francia e Germania (rispettivamente con 96 e 74 miliardi di euro). Da tali dimensioni – ha incalzato il presidente Enpaia – si coglie la rilevanza economica e sociale dell’agricoltura».

Enpaia, «No a racconti fuorvianti. Agricoltura e allevamenti non responsabili del rialzo della temperatura»

Il settore primario, ha puntualizzato Piazza, svolge un ruolo centrale anche nella lotta al cambiamento climatico, «talvolta, però, con una certa superficialità, viene dato spazio a voci che tendono a tacciare agricoltura e allevamento di insostenibilità, trasformandoli nel capro espiatorio del rialzo della temperatura del pianeta e dell’eccesso di produzione di CO2. È un racconto falso e fuorviante finalizzato a promuovere soluzioni epocali come la produzione di alimenti sintetici».

Per il 68,9% degli italiani l'agricoltura è sostenibile

A questo racconto falso, secondo dati dell'Osservatorio, non crede il 68,9% degli italiani che, in merito alla correlazione agricoltura/riscaldamento globale, considera l’agricoltura in prima linea nella lotta la climate change e portatrice di soluzioni durature. Agricoltura e allevamenti italiani sono quindi considerati sostenibili e in linea con i mutamenti sociali ed ambientali.

Enpaia, avanti con gli investimenti in economia reale

Il numero uno dell'Ente ha infine evidenziato l’attenzione della Fondazione nei confronti dell’economia reale del Paese, ricordando gli investimenti «performanti» in Bonifiche Ferraresi, Masi Agricola e Granarolo. «Vogliamo continuare su questa tendenza, ampliandola, per sostenere la crescita delle imprese. Lo sviluppo sostenibile delle nostre aziende – ha concluso – comporta vantaggi anche per Enpaia, creando un circolo virtuoso che può generare effetti positivi non solo per il settore agricolo ma anche per l’ambiente e la società nel suo complesso».

«Modernizzare l'agricoltura per renderla più sostenibile»

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Gilberto Pichetto Fratin.

Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, «la strategia per rendere il sistema agroalimentare più sostenibile e resiliente di fronte ai cambiamenti climatici è modernizzare, impiegando le più avanzate tecnologie nella strumentazione e nella coltivazione. Inoltre è importante creare le condizioni per avere minori emissioni o comunque riuscire a trattare i residui della lavorazione nel modo opportuno, in particolare degli allevamenti».

«Internazionalizzare e investire in infrastrutture per frenare la conquista delle multinazionali»

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Ettore Prandini.

Per il presidente Coldiretti Ettore Prandini, «abbiamo bisogno di un Paese che abbia voglia di scommettere. Se sulla qualità siamo i più bravi, in termini produttivi siamo indietro. La Francia, per esempio, ha una visione lungimirante in tema di internazionalizzazione che noi non abbiamo. Il posizionamento dei prodotti agroalimentari nei mercati esteri deve essere delegato al governo, non alle regioni. Se non capiamo questo l’Italia continuerà ad essere terra di conquista delle multinazionali estere. Dobbiamo investire sulle infrastrutture altrimenti saremo penalizzati. Attualmente la nostra filiera perde nove miliardi l’anno di competitività di mercato».

«Manca cultura della prevenzione»

Sandro Gambuzza.

Secondo il vice presidente Confagricoltura Sandro Gambuzza, «siccità, alluvioni e dissesto idrogeologico sono facce della stessa medaglia. Manca la cultura della prevenzione, l'impatto sul breve termine è devastante per quanto riguarda produzione e strutture. Questo causa stravolgimenti anche per il patrimonio arboreo. Un terzo del made in Italy è a rischio: e non è una valutazione catastrofista. Tutto questo ha ripercussioni sulla spesa del consumatore, ma provoca anche problemi per la programmazione. C'è bisogno di innovare il settore agricolo-produttivo attraverso colture resistenti alla siccità, puntando altresì sull'agricoltura di precisione. Va poi implementata una rete idrica nazionale, lavorando anche sui bacini esistenti e sulle perdite».

La rimozione del carbonio non può essere l’anticamera della decrescita infelice

«No ad un’antistorica “ripaludificazione” delle aree fluviali, sì ad una corretta gestione idrogeologica del territorio, rispettosa degli ecosistemi acquatici». A ribadirlo, il direttore Anbi Massimo Gargano, che ha puntualizzato: «La rimozione della CO2 e la conservazione del carbonio in un ciclo sostenibile potrebbero ridurre in modo permanente il rischio climatico rallentando, o addirittura invertendo, la tendenza in atto. Accogliamo con favore l'obbiettivo di armonizzare le norme di certificazione per i crediti di carbonio, poiché l’agricoltura irrigua ed il governo delle acque nei territori agricoli siano parte della soluzione per mitigare il cambiamento climatico attraverso lo stoccaggio di CO2, nel suolo e nelle biomasse. A tal proposito giudichiamo opportuna la possibilità di vedere riconosciuto e retribuito il servizio ecosistemico alle aziende agricole, reso attraverso il sequestro del carbonio nel suolo agricolo, nelle foreste, nelle colture arboree e come materiale per la produzione di prodotti a base di legno o costituiti da biomateriali.

Anbi ritiene che il sistema debba restare su base volontaria e chiede di collegare le metodologie (ad esempio: “bioenergia con cattura e stoccaggio”, “forestazione e riforestazione”, “gestione agroforestale”, “accumulo di carbonio in suoli minerali”) a soluzioni in sintonia con la natura come quelle proposte dal piano piccoli e medi invasi o attuate attraverso la “manutenzione gentile” del reticolo idraulico.

«Migliorare l’equilibrio ambientale non può prescindere da condizioni di sostenibilità economica e sociale, creando così i presupposti per una decrescita infelice delle comunità e sconfessando un modello economico, quello agroalimentare, che costituisce un primato economico e occupazionale per il Paese».

La proposta Anbi: «Sì a pannelli fotovoltaici galleggianti»

«Porre sui piccoli medi invasi pannelli fotovoltaici galleggianti significa massimizzare la resa di questa risorsa energetica e non emettere anidrite carbonica nell’atmosfera, e quindi dare il nostro contributo all’ambiente abbattendo i costi sia del sistema consortile che dei servizi del sistema consortile alle imprese agricole e ai cittadini. L’obiettivo - ha spiegato Gargano - è dare competitività alle produzioni agricole e al prezzo del prodotto sullo scaffale».

Il report Enpaia-Censis: cresce l’eco-ansia

In pochi anni si è assistito ad un cambiamento copernicano sul tema del climate change. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Enpaia-Censis, si è passati da una certa diffidenza ad una sensibilità ambientale molto spiccata. I recenti dati pubblicati da Eurobarometro segnalano infatti che nel 2023 l’82% degli italiani considera ormai il cambiamento climatico come un problema molto serio contro il 77% della media Ue. Solo il 3% degli italiani lo reputa un problema irrilevante, mentre la media Ue è pari al 7%.

Si osservano inoltre alte quote di italiani preoccupati per una molteplicità di eventi ambientali negativi. Tali timori sono all’origine di una nuova forma di paura e di ansia sociale: si parla di paura verde e di eco-ansia, fenomeni sociali che toccano il 47,3% degli italiani che valutano come più minacciosi rispetto al passato alcuni fenomeni ambientali.

In cima alle preoccupazioni, ci sono per l’81,4% lo scioglimento dei ghiacciai, per il 78,7% l’inquinamento dei mari, per il 77,4% i gravi eventi atmosferici avversi come bombe d’acqua o violente grandinate, per il 77,3% il dissesto idrogeologico, mentre per il 76,8% la minaccia della siccità o della scarsità di acqua potabile è l’emergenza maggiormente percepita. L’eco-ansia è trasversale ai gruppi sociali e mostra una elevata preoccupazione nel 57,6% degli anziani, nel 43,7% degli adulti e nel 41,3% dei giovani.

Forum Enpaia: «Agricoltura baluardo contro il cambiamento climatico» - Ultima modifica: 2023-09-22T14:53:43+02:00 da Laura Saggio

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