Pomodoro da industria, al nord raccolta in ritardo e produzione giù del 20%

Colpa del cambiamento climatico: Oi e Regione in campo per limitarne gli effetti

pomodoro da industria
Soffre il pomodoro da industria nel nord Italia. La campagna è iniziata in ritardo e si stimano cali produttivi intorno al 20% rispetto al 2018. Colpa di una primavera fredda e piovosa. L'industria chiede una programmazione più precisa della produzione mentre si cercano soluzioni per mitigare gli effetti dannosi del climate change

Allarme rosso per il pomodoro da industria nel Nord Italia. Più o meno a metà della campagna 2019, partita in ritardo di una decina di giorni rispetto al calendario consueto, si stima una perdita produttiva compresa tra il 10 e il 20% rispetto allo scorso anno per il convenzionale e fino al 50% per il biologico, oltre a un leggero calo del grado Brix. Tutti concordano nel dare la colpa all'andamento climatico, che con il freddo e le piogge di maggio, oltre alle grandinate di luglio, ha condizionato in maniera pesante il ciclo colturale della solanacea. Ma qualcosa non va anche nella programmazione: quest’anno sono stati coltivati poco meno di 36.500 ettari, circa 1.700 ettari in più di quelli previsti.

I conti non tornano

Finora sono state raccolte poco più di un milione di tonnellate di pomodoro, meno della metà del contrattato, quando di solito in questo periodo si è in genere già oltre la metà dei quantitativi richiesti dalle imprese. Le rese, sulle produzioni precoci e medio-precoci sono risultate più basse degli altri anni: comprese tra 550 e 630 quintali a ettaro, con punte di 720 solo in alcune zone. Ora si attendono quelle del pomodoro tardivo, in raccolta nelle prossime settimane, per capire se potrà esserci una ripresa dei volumi. E si incrociano le dita per scongiurare le piogge. Gli agricoltori cominciano a fare i conti e di certo non possono aspettarsi grandi soddisfazioni. Considerando un costo di produzione di 5.500 euro a ettaro e un prezzo medio di 8 euro a quintale in base ai parametri del contratto, si arriva a una Plv di 5.300 euro scarsi a ettaro.

Il punto sulla situazione è stato fatto durante un incontro nello stabilimento di trasformazione Rodolfi di Parma tra il presidente dell'Oi pomodoro da industria del Nord Italia Tiberio Rabboni, l'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna Simona Caselli, il presidente di Rodolfi Mansueto Spa Aldo Rodolfi, la coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino del Nord di Anicav Bruna Saviotti e i rappresentanti delle varie Op dei produttori.

Rabboni: quattro mosse per contrastare il cambiamento climatico

Un sistema di allerta da realizzare in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna che attraverso un'app per smartphone informi gli agricoltori sullo stato delle fitopatie (in particolare batteriosi Ralstonia Solanacearum) e degli attacchi dei parassiti (ragnetto rosso). Un piano di opere per migliorare la disponibilità irrigua degli areali dedicati: a breve si apriranno cantieri per oltre 60 milioni di euro tra Parma e Piacenza. Ricerca e innovazione per creare varietà più resistenti alle anomalie climatiche e valorizzazione del prodotto agli occhi dei consumatori attraverso la sottoscrizione di una certificazione volontaria sul disciplinare di produzione. Queste le quattro direzioni in cui l'Oi Nord Italia si sta muovendo per risolvere le problematiche del comparto, sia dal lato dei produttori, sia da quello dell'industria. (Nel video qui sotto Rabboni spiega nel dettaglio le quattro azioni su cui sta lavorando l'Oi).

Caselli: Regione impegnata per sostenere ricerca e innovazione

«La mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, che ha condizionato in maniera negativa l’andamento della prima parte della campagna del pomodoro 2019 - afferma l’assessore regionale all’Agricoltura Simona Caselli - è una delle priorità dell’azione della Regione in campo agricolo. Per contrastarne gli effetti negativi, che si manifestano con sempre più preoccupante frequenza, da un lato abbiamo avviato, in collaborazione con i consorzi di bonifica, un maxi-piano di investimenti da oltre 215 milioni di euro per il potenziamento degli invasi e la modernizzazione delle infrastrutture irrigue per fronteggiare le conseguenze dei periodi siccitosi: in particolare, dei 42 progetti in fase di elaborazione, ben 6 a testa interessano le province di Parma e Piacenza. Dall’altro lato continuiamo a mettere disposizione risorse per finanziare la ricerca attraverso i Goi, i gruppi operativi per l’innovazione, frutto dell’alleanza tra mondo agricolo ed enti di ricerca. Dall’Oi del pomodoro da industria sono pervenuti, sull’ultimo bando varato quest’anno, due progetti innovativi Goi che sono ora in fase di valutazione e che, in base alle risorse disponibili, confidiamo possano essere finanziati a breve. Saremo al fianco di una filiera, che dovrà lavorare unita, per migliorare sempre più la qualità della produzione, unica strada per competere sui mercati mondiali».

L'industria chiede una programmazione più precisa della produzione

Impegno a chiudere il contratto entro fine anno ma anche la richiesta di una miglior programmazione da parte degli agricoltori per evitare di trovarsi con troppo prodotto che soffoca i prezzi o con troppo poco, che mette in moto meccanismi poco virtuosi di accaparramento della materia prima a disposizione. E poi una contrattazione che sia fatta in maniera bilaterale tra industria e produzione e non in modo unilaterale. Questo in estrema sintesi il messaggio recapitato dall'industria di trasformazione alle organizzazioni di produttori presenti all'incontro di Parma.

«È un'annata difficile anche per l'industria di trasformazione - sottolinea il presidente di Rodolfi Mansueto Spa Aldo Rodolfi - ormai le annate normali sono l'eccezione. Noi vendiamo gran parte del prodotto già a maggio basandoci su una stima delle forniture, se poi questi volumi non arrivano si creano problemi seri. Di certo dobbiamo cercare di stabilire il prezzo prima di maggio come è avvenuto quest'anno».
«Come industria non possiamo accettare che la programmazione produttiva sia fatta solo dalla parte agricola - rimarca la coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino del Nord di Anicav Bruna Saviotti - la parte industriale deve indicare i fabbisogni, le parti agricole devono comunicare la loro capacità produttiva, ma è fondamentale che questi numeri abbiano una valenza economica. Noi avevamo proposto un sistema che prevedeva un premio fino a tre euro/t per chi produceva di meno e di decurtazione fino a tre euro/t per chi produceva di più: questa è programmazione - ribadisce Saviotti - mentre il sistema di compensazioni messo in piedi dalle parti agricole non può funzionare».

Confagricoltura: si coltiva troppo pomodoro e il contratto non va

«La tabella qualità di oggi non corrisponde alla realtà - sottolinea il presidente di Confagricoltura Piacenza Filippo Gasparini - i valori dovrebbero essere coerenti con le medie degli ultimi anni e se la tabella avesse assunto base cento il grado brix 4.80, come da noi richiesto, forse sarebbe stato possibile consentire ai produttori di non lavorare in perdita, seppure servano altri interventi per far tornare interessante questa produzione».
«Questa annata dimostra ragionevolmente, e purtroppo ancora una volta, che con queste modalità tutti i rischi sono a carico dell’agricoltore e che gli industriali possiedono gli strumenti, come la tabella qualità, per intervenire sul prezzo a loro discrezione in corso di campagna - gli fa eco il presidente della sezione di prodotto Pomodoro da Industria di Confagricoltura Emilia Romagna e di Confagricoltura Piacenza Giovanni Lambertini - quest'anno sono stati coltivati circa 1.700 ettari di pomodoro in più del massimale previsto: è evidente che la filiera non ha saputo governare né la programmazione né la gestione del prodotto. L’assoluta inefficienza del sistema delle Op, così come impostato, è purtroppo conclamata».

Pomodoro da industria, al nord raccolta in ritardo e produzione giù del 20% - Ultima modifica: 2019-08-27T17:51:54+02:00 da Simone Martarello

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