In stagioni difficili o incerte, come l’attuale, i mais precoci possono rappresentare una valida alternativa per coniugare le esigenze del raccolto con la sostenibilità economica e ambientale dell’investimento.
Riducendo il tempo di permanenza in campo diminuiscono i rischi di danni da maltempo (grandinate o allettamento causato da venti eccezionali) ma anche i problemi legati alla siccità, in quanto sono necessarie meno irrigazioni per portare a maturazione il prodotto.
Non sorprende, dunque, che dopo una stagione complicata come il 2021-22, nella scorsa primavera molti agricoltori si siano orientati su varietà precoci.
Stalla modello
È il caso di Giuseppe Ruggeri, titolare dell’allevamento Malgherosse di Verolavecchia (Bs), arrivato ormai a mungere 2.200 capi, allevati in ciclo aperto. A corredo dell’allevamento, Ruggeri coltiva circa 300 ettari di terreno a mais e cereali vernini.
Quest’anno, dopo la brutta esperienza con la siccità 2022, si è orientato su varietà precoci, anzi precocissime, come le chiama KWS, il gruppo sementiero scelto da Ruggeri per questo esperimento. «Abbiamo deciso di scommettere su queste varietà per due motivi fondamentali: i problemi avuti lo scorso anno e la sostenibilità ambientale della maidicoltura. Con varietà ultra-precoci come il Simpatico di KWS, risparmieremo almeno un’irrigazione, andando a raccogliere, verso metà luglio, mais seminato a fine marzo. Resta quindi tutto il tempo per un secondo raccolto, di sorgo o nuovamente di mais precocissimo».
Per Ruggeri, l’alimentazione è la chiave del successo in stalla: «A parità di genetica, può aumentare la produzione di latte anche del 20%. Io stesso non lo credevo possibile, poi ho toccato con mano, visitando aziende spagnole che utilizzano certi fieni di loietto e varietà di mais non presenti nel nostro Paese. La genetica delle vacche italiane è già pronta per queste super-produzioni, manca soltanto la giusta alimentazione, che massimizzi la cellulosa e riduca al minimo indispensabile la lignina. Per questo motivo preferisco il mais al sorgo e il grano foraggero alla medica, che tra l’altro ha anche il problema di inglobare terra durante le operazioni di raccolta».
La cellulosa, conclude Ruggeri, è anche la chiave per aumentare la sostenibilità della zootecnia: «Producendo latte con la cellulosa si ottiene un allevamento più sostenibile e l’impiego di questi mais, che diminuiscono il fabbisogno di acqua e non richiedono trattamenti contro diabrotica e piralide, è un aiuto ulteriore nel ridurre l’impronta carbonica della maidicoltura».
Mais perfetti con l’inoculo 4.0
Un’altra interessante iniziativa di KWS è la messa a punto di un sistema per inoculi a dosaggio variabile. Il dispositivo, collegato con il sensore Nir montato sulla trinciacaricatrice, riceve informazioni sui parametri qualitativi del mais e in base a essi calcola l’indice di insilabilità. Su questo valore regola la quantità di inoculo distribuito sul prodotto in fase di introduzione.
«In questo modo è possibile massimizzare la conservabilità dell’insilato anche al variare delle condizioni del prodotto. In altre parole, si riesce a ottenere il miglior insilato possibile da qualsiasi prodotto», spiega Martino Nodari, contoterzista di Carpenedolo (Bs) che da quest’anno monta questo sistema su una delle sue trince Claas Jaguar.