Anche al Nord, l’estate si tinge di giallo creando un effetto cromatico talmente apprezzato da attirare nei campi molte persone per scattare un veloce selfie con la meraviglia dei girasoli sullo sfondo.
Coltura da rinnovo tipica delle aree collinari del Centro Italia, il girasole sta infatti trovando il suo spazio anche nella Pianura Padana offrendo nuove possibilità di reddito per gli agricoltori.
Merito delle caratteristiche della pianta, che ben si sposano con l’esigenza di ridurre il consumo di acqua, e merito dell’attenzione crescente per la tutela della biodiversità, tema ben presidiato da questa coltura. Ma la causa va cercata anche nel mercato agroalimentare italiano deficitario di fonti oleaginose e proteiche vegetali nazionali, richiesta ad oggi soddisfatta per lo più attraverso l’importazione.
Negli ultimi dieci anni, le superfici italiane investite a girasole hanno oscillato tra i 100 e i 130mila ettari coltivati, ma ne servirebbero almeno 600mila per soddisfare le richieste dell’industria agroalimentare, soprattutto di semi di girasole ad alto contenuto oleico, il più richiesto dal settore food. Di fronte al deficit produttivo e alla domanda in crescita, c’è quindi spazio per aumentare le superfici coltivate a girasole.
Guardando alla necessità di contenere il consumo agricolo di acqua in un processo di desertificazione ormai già avviato, rispetto ad altre colture come il mais, sappiamo che il girasole è dotato di un apparato radicale che può arrivare fino a 1,5 – 2 metri, riuscendo così a sfruttare l’umidità degli strati profondi e a sopravvivere anche in situazioni di carenza idrica.
Sempre grazie al suo apparato radicale profondo, la coltura porta migliorie alla struttura del terreno, anche sul piano dell’apporto di sostanza organica grazie all’elevato quantitativo di residui vegetali che rimangono nel suolo. Struttura e copertura fogliare, inoltre, rendono difficile l’insorgenza delle malerbe riducendo quindi l’utilizzo di fitofarmaci per contrastarle.
Infine, sul fronte della tutela della biodiversità, il girasole si presenta come ottima fonte di nutrimento per gli insetti impollinatori, che ricambiano partecipando ad aumentare la resa.
L’industria che stimola la filiera, la digitalizzazione e la sostenibilità
Sempre attenta alla possibilità di valorizzare nuove filiere agricole tracciate e sostenibili in linea con le richieste del mercato, Cereal Docks ha promosso quest’anno, tra le altre, proprio la coltura del girasole stimolando la sua coltivazione nel Nord Italia.
L’azienda vicentina specializzata nella trasformazione di materie prime agricole per l’industria del feed e del food ha stimolato la nuova rotta del girasole nel Nord del Paese. Dall’Emilia Romagna, al Veneto e al Friuli fino ad alcune aree di Lombardia e Piemonte, in queste settimane è possibile scorgere suggestive distese fiorite.
Una menzione speciale va a Jesolo Lido, dove i girasoli coltivati nei campi ai lati della pista ciclabile che conduce alla spiaggia, stanno fungendo da vera attrazione turistica per i vacanzieri di passaggio. Sono i campi dell’azienda agricola Gianni Dartora, partner di Cereal Docks in un progetto sperimentale che ha l’obiettivo di portare innovazione, digitalizzazione e maggiore sostenibilità nel comparto agricolo.
L’azienda Dartora, che da anni pratica la semina su sodo e utilizza le cover crops, è il partner ideale con cui Cereal Docks può testare tecniche agronomiche innovative e nuove tecnologie digitali per un approccio all’agricoltura che guarda sempre più al futuro del pianeta.
L’obiettivo è quello di individuare e diffondere un modello di coltivazione in grado di contrastare l’erosione del suolo e migliorarne la struttura contribuendo a trattenere la C02. Il tutto applicando tecniche meccaniche e digitali avanzate in modo da limitare l’uso di agrofarmaci e fertilizzanti, aumentare le rese e abbassare i costi vivi, a beneficio del reddito delle aziende agricole e dell’ambiente.
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