Un nuovo Pan a lentissima lievitazione.
Dopo due anni “in congelatore” l’impasto della bozza del nuovo Piano nazionale per l’uso sostenibile degli agrofarmaci è ora “in cottura”. Il Comitato tecnico scientifico sta infatti vagliando le oltre 22mila osservazioni inviate dagli stakeholder nella fase di consultazione per trovare un nuovo punto di sintesi.
Questa inchiesta è stata pubblicata come primo piano di Terra e Vita 1/2021
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Corsa contro il tempo per la riforma del Pan
La nuova proposta deve però essere condivisa dai tre ministeri competenti (Agricoltura,
Ambiente e Salute) e acquisire l’intesa della Conferenza Stato Regioni. «Siamo in ritardo – ha ammesso Pasquale Falzarano del Mipaaf nel corso delle ultime Giornate Fitopatologiche –: il Pan 2014 è scaduto il 12 febbraio 2019 e a livello europeo siamo tra gli ultimi».
L’impegno è comunque quello di sfornare il nuovo piano entro primavera, ovvero prima dell’annunciata prossima ispezione da parte della Commissione Ue (la prima, nello scorso maggio 2018, aveva evidenziato importanti criticità del Pan ancora in vigore).
«Il nuovo comitato – illustra Floriano Mazzini del Servizio fitosanitario dell’Emilia-Romagna –, che si è insediato solo lo scorso luglio 2020, lavora di buona lena per integrare le numerose osservazioni pervenute, ma è ragionevole ipotizzare che su alcuni temi non sarà possibile trovare un punto di sintesi e quindi saranno le Amministrazioni competenti a decidere».
Una corsa contro il tempo dettata anche dalla necessità di allinearsi (e magari precedere) al Psn, il piano strategico nazionale della nuova Pac post 2022. Senza le opportune sinergie e “coperture” finanziarie della Pac, è infatti difficile pensare che le nuove misure per la formazione degli operatori, il controllo funzionale delle irroratrici, la tutela delle aree protette, la manipolazione e stoccaggio dei fitosanitari potranno ottenere successo.
Un nuovo scenario normativo
Perché una cosa già ben chiara è quella che il nuovo Piano non si occuperà tanto di migliorare la fase di utilizzo degli agrofarmaci, quanto proprio di limitarne l’uso. Negli ultimi due anni lo scenario comunitario e nazionale è infatti cambiato in maniera rilevante.
Per Bruxelles la sostenibilità della produzione agricola sembra infatti coincidere con la soppressione generica dei mezzi per la difesa delle colture. Le strategie Biodiversity e From Farm to Fork legate al Green Deal reclamano la riduzione del 50% dei prodotti chimici utilizzati in agricoltura entro nel 2030.
La risoluzione unitaria del Parlamento Ue del febbraio 2019 (seguita da una medesima mozione adottata dalla nostra Camera) impone poi la necessità di proteggere maggiormente gli ambiti civili limitando quelli produttivi. Derivano da questa necessità le nuove ampie fasce di sicurezza per l’uso dei prodotti fitosanitari (vedi riquadro) per i terreni agricoli adiacenti ad aree frequentate dalla popolazione previste dalla bozza di Pan.
Per un territorio fortemente antropizzato come quello italiano si tratta di uno dei temi più “caldi”: l’applicazione di questi vincoli rischia infatti di avere un impatto ben maggiore, in termini di riduzione dei mezzi di difesa (e purtroppo anche di abbandono produttivo) rispetto ai nuovi obiettivi quantitativi del Pan (vedi riquadro).
Indici di rischio
La Commissione ha anche adottato due nuovi indicatori di rischio fitosanitario (Dir 2019/782) che diventano parte integrante sia del nuovo Pan che della Pac. L’HRI2 si calcola in base al numero di autorizzazioni in deroga di prodotti fitosanitari (che comunque dovranno essere fortemente limitate). L’HRI1 prende invece in considerazione le quantità di sostanze attive immesse sul mercato ponderate in base alla classificazione di pericolosità (a basso rischio, “normali”, candidate alla sostituzione, autorizzate in deroga). La cattiva notizia è che l’applicazione di questo indice alla realtà italiana (vedi fig.) ci pone sopra la media europea, con una distanza che negli ultimi anni pare aumentare e ciò renderà necessarie misure correttive.
I rilievi di Bruxelles al vecchio Pan
A ciò si aggiunge la necessità di rispondere ai rilievi di Bruxelles sull’applicazione del vecchio Pan. Le maggiori criticità riguardano: l’assenza di indicatori di tipo quantitativo (è il rilievo più serio) per misurare l’efficacia del Pan, il ridotto numero di irroratrici controllate, l’assenza di un preciso piano di controlli sull’applicazione della difesa integrata obbligatoria.
Irroratrici in regola
Punti che il nuovo Pan intende affrontare con l’adozione di nuove linee guida per i crediti formativi e con la possibilità di accordi tra Regioni e Università per la realizzazione di corsi di formazione per operatori e consulenti. Il controllo funzionale delle irroratrici ha riguardato nel 2019 solo poco più di 159mila attrezzature (il 40% delle 400mila presenti in Italia, ma potrebbe essere una sovrastima). Per recuperare terreno si punta ad inserire il vincolo del ricorso a irroratrici in regola tra gli ecoschemi della nuova Pac. E per quanto riguarda la produzione integrata, i disciplinari dovranno essere coerenti con gli obiettivi del Pan in termini di sostituzione delle sostanze attive pericolose e candidate alla sostituzione, ma anche contribuire al raggiungimento di obiettivi di altre norme (Dir. habitat, uccelli e acque) per poter contare su indicatori oggettivi in fase di controllo.
E la valutazione d’impatto?
Coniugare sostenibilità e redditività sta così diventando una missione sempre più difficile per gli agricoltori. Anche perché i segnali che arrivano dal campo vanno in tutt’altra direzione (vedi articolo «La difesa non è un optional» di Riccardo Bugiani e Massimo Bariselli su Terra e Vita 1).
Climate change e organismi nocivi alieni stanno comportando un aumento dei trattamenti e le revoche di sostanze attive ad ampio spettro possono, paradossalmente, aumentare il numero di interventi con prodotti meno efficaci. Conseguenze di cui il Green Deal e le strategie collegate non tengono conto (manca un serio studio di impatto).
La strada dell’innovazione
Cosa possono fare gli agricoltori per uscire da questa empasse? La sostenibilità passa dall’innovazione, lo abbiamo scritto più volte su queste pagine. E l’uso sostenibile degli agrofarmaci può fare già affidamento sulle nuove applicazioni di agricoltura di precisione e digitali. La risoluzione del Parlamento Ue del febbraio 2019 riconosce queste potenzialità e chiede di incentivare l’adozione di tecnologie per ridurre le quantità di prodotti fitosanitari e la diffusione di informazioni sempre più puntuali su agrometeo e sviluppo di patogeni.
Una soluzione che potrebbe essere integrata già nel nuovo Pan è quella relativa a strumenti per la mitigazione della deriva (irroratrici a recupero o a rateo variabile, ugelli antideriva) per limitare l’ampiezza delle fasce di sicurezza. E un successivo decreto potrebbe consentire di disciplinare e semplificare le procedure per il ricorso ai droni per i trattamenti fitosanitari (una possibilità attualmente inibita dal Pan).
Obiettivi quantitativi
- + 30% superficie a produzione integrata certificata;
- +60% superficie bio;
- + 80% Sau bio nelle aree protette
- -20% vendite di sostanze attive candidate alla sostituzione
- -10% s.a. pericolose e pericolose prioritarie
- Riduzione dei residui di s. a. nelle acque superficiali*
- < 1% alimenti con residui non conformi
- Formazione per il 25% degli utilizzatori professionali che operano nelle aree protette.
* (< 0,5 di campioni che presentano sostanze attive prioritarie e pericolose prioritarie e candidate alla sostituzione, superiori ai limiti di legge). Tutti gli obiettivi si riferiscono al 2017.
Le fasce di rispetto del nuovo Pan
L’uso dei prodotti fitosanitari nelle superfici agricole adiacenti alle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili, oppure adiacenti alle abitazioni è vietato ad una distanza inferiore a:
- 50 m in caso di trattamento del terreno o delle colture mediante fumigazione
- 40 m in caso di utilizzo di sostanze attive candidate alla sostituzione per gli effetti sulla salute umana o per prodotti fitosanitari in polvere per trattamenti a secco
- 20 m per il trattamento di colture arboree (*)
- 15 m per il trattamento di colture erbacee (*)
Tutela dell’ambiente acquatico:
- Fascia di rispetto di 5 m lungo i corpi idrici
(*) Le Regioni possono autorizzare la riduzione a 5 metri in caso di adozione di misure di mitigazione della deriva