Dalla soddisfazione per l’aumento dei listini dei prodotti agricoli appena raccolti (oggi il grano duro ha raggiunto a Foggia i 520 euro al quintale per il fino) alla doccia fredda per l’impennata più che proporzionale del seme e delle materie prime per le prossime semine.
Inflazione stile Zimbabwe
Con il seme di seconda riproduzione che punta agli 80 euro/ q e concimi come il solfato biammonico già oltre quota 65.
«Qui non si ferma più nulla, i listini vanno alle stelle». Un’inflazione stile Zimbabwe che penalizza la ripresa post covid e che colpisce duro soprattutto gli agricoltori. Le associazioni agricole lanciano l’allarme.
Il peso insostenibile del deficit energetico
«L'aumento dei costi dell'energia- denuncia Confagricoltura -, degli imballaggi e delle materie prime freneranno l'economia, ripercuotendosi sulle tasche dei consumatori e minacciando la competitività dei settori produttivi».
Il nostro paese sconta del resto un forte deficit energetico: importiamo il 73,4% del nostro fabbisogno, con valori del 93% per il solo gas e le rinnovabili che arrivano soltanto al 20% della domanda.
«L'aumento dei prezzi per l’energia da origine fossile – commentano da Palazzo della Valle -, insieme alla necessità di affrontare i cambiamenti climatici e contrastare l'inquinamento spingono con forza verso un'indispensabile transizione energetica, che punti sulle fonti rinnovabili made in Italy».
Autarchia green
Occorre, a parere di Confagricoltura, tendere all'autosufficienza, valorizzando il settore agricolo anche nel ruolo di produttore di energia verde.
«Il biometano in particolare è una grande opportunità per contribuire alla transizione energetica ed alla decarbonizzazione, diminuendo le importazioni di metano per le aziende agricole e utilizzando la rete gas come vettore di energia rinnovabile».
La crescita dei costi delle materie prime, dal mais alla soia, dall'acciaio ai fertilizzanti, che va dal 20 al 60% è secondo Confagri un forte campanello di allarme a causa della nostra forte dipendenza dall'estero.
I trasporti proibitivi per la IV gamma
Un esempio viene dall’azienda Rago, eccellenza nella produzione di prodotti ortofrutticoli di IV e V gamma nella Piana del Sele (Salerno). «Negli ultimi due mesi i costi di trasporto verso i mercati del nord Italia e della Germania sono cresciuti del 20%, del 30% per gli imballaggi in cartone e del 40% per le buste d'insalata».
Confagricoltura prefigura Il rischio concreto di una forte impennata dei prezzi alla fonte e al consumo già in autunno: «Si deve agire velocemente con politiche a salvaguardia della competitività».