Taglia-agrofarmaci, come rendere più sostenibile il nuovo regolamento

Paolo De Castro
L’impatto del nuovo regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci rischia di essere devastante per la nostra agricoltura. Intervista a Paolo De Castro che indica la strada da seguire affinchè nel processo di codecisione tra Commissione, Europarlamento e Consiglio si possa intervenire sull’impianto normativo

Un taglio lineare del 62% nell’uso dei mezzi di difesa delle colture. Alla vigilia ormai dell’entrata in vigore della nuova Pac si inizia un po’ tardivamente a capire quali pesanti sacrifici richieda alla nostra agricoltura - qualsiasi sia il metodo di produzione adottato - la rincorsa agli ambiziosi obiettivi tracciati dal Green Deal.

Italia nel mirino

La Commissione Europea ha messo infatti l’Italia nel mirino attribuendo alla nostra agricoltura la missione più difficile per l’attuazione del regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci fortemente voluto dal vicepresidente Frans Timmermans e dalla Commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides.

A fine agosto l’esecutivo di Bruxelles ha presentato all’EuroParlamento la valutazione di impatto che contiene gli obiettivi di riduzione attribuiti ad ognuno dei 25 Paesi membri.

Un provvedimento «schizofrenico» lo ha definito, a caldo, Paolo De Castro, ex ministro dell’agricoltura e parlamentare europeo. L’impatto sulla nostra agricoltura di questo ulteriore massiccio taglio di mezzi tecnici per la difesa rischia infatti di essere devastante, come dimostrano anche le forti reazioni di numerose associazioni del settore dal Copa -Cogeca alla Cia, da Cso a Italia Ortofrutta.

Fonte: Elaborazione da Politico Europe

Il ruolo della Comagri

È possibile modificare questo provvedimento draconiano?

Paolo De Castro

«Le possibilità sono limitate ma ci sono – risponde De Castro -. La competenza è della Salute: nel Parlamento europeo il nuovo regolamento sarà valutato dalla Commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare (Envi). Noi della Commissione Agricoltura possiamo chiedere - e lo faremo - la competenza condivisa per alcuni articoli chiave, per far valere così il più possibile e con autorevolezza il nostro ruolo».

«È importante poter mettere in evidenza con il voto le criticità dell’impianto normativo voluto dalla Commissione, anche per poter dare più forza ed argomenti di discussione ai Ministri  europei dall’Agricoltura che affronteranno questo tema nel Consiglio agricolo presumibilmente ad inizio 2023. Occorre fare rete per scongiurare gli effetti più impattanti per il comparto primario europeo».

Ministri agricoli troppo tiepidi

Nell’ultimo Consiglio Agrifish convocato dalla presidenza ceca i Ministri agricoli sono stati però un po’ tiepidi su questo tema, anche perché spezzare una lancia in favore degli agrofarmaci è il modo migliore per attirarsi le critiche dei movimenti ambientalisti.

«Un approccio giustificato dal fatto che ancora non era stata presentata la valutazione d’impatto del regolamento e non si sapeva nulla degli obiettivi di riduzione attribuiti ad ogni Paese membro. Parlamento e Consiglio non hanno punti di vista diversi rispetto alla Commissione. Condividiamo l’impegno verso la transizione ecologica e concordiamo sull’obiettivo di riduzione dei pesticidi in agricoltura, ma occorre chiarire come riuscirci anche perché la produzione agricola va difesa. Gli agricoltori non utilizzano questi mezzi tecnici per buttare via soldi».

Le alternative possibili

Come riuscirci dunque?

«Occorre indicare con chiarezza le alternative favorendo la diffusione di soluzioni green come la digitalizzazione e l’agricoltura 4.0, i mezzi di biocontrollo, le Tea (tecnologie di evoluzione assistita) ovvero le nuove biotecnologie di precisione Nbt».

«Uno studio della Commissione attribuisce alle Nbt un ruolo chiave per la realizzazione degli obiettivi di sostenibilità legati al Green Deal. La Commissaria Kiriakides aveva promesso di affrontare entro la fine dell’anno la questione con il mandato di individuare un percorso che permettesse di superare la sentenza della Corte di Giustizia Ue che li ha equiparati dal punto di vista normativo ai vecchi ogm, ma ancora questo tavolo di confronto non è stato apparecchiato».

Far decollare i droni

Il taglio agli agrofarmaci dovrebbe dunque procedere su binari paralleli rispetto al via libera alle biotecnologie?

Più sostenibilità e precisione con la difesa affidata a droni. Dopo la risoluzione del Parlamento Ue in favore dell’agricoltura digitale un decreto potrebbe sbloccare questa opportunità ora condizionata dallo stop del Pan nei confronti dei trattamenti aerei

«Non solo: lavorare sulle alternative significa anche dare concrete opportunità di sviluppo ai mezzi più avanzati di agricoltura di precisione, rimuovendo ad esempio tutti quegli ostacoli normativi che oggi non consentono ancora di impiegare i droni nella difesa delle colture. A parole l’Europa sostiene l’innovazione in agricoltura, nel concreto però si fa poco per favorirne veramente la diffusione».

«Lo dimostra anche il provvedimento anti-agrofarmaci sostenuto dall’Esecutivo: quello che è grave è che l’impostazione del taglio lineare della chimica finisce paradossalmente per danneggiare l’impegno per lo sviluppo di formulati chimici meno impattanti, disincentivando gli investimenti in ricerca».

Il bio non ride

Saranno favoriti metodi di produzione alternativi come il biologico?

«Tutt’altro: se Atene piange, Sparta non ride. Occorre rendersi conto che l’intervento draconiano della Commissione colpisce anche il biologico perché il taglio del 62% richiesto all’agricoltura italiana riguarda anche rame, zolfo e gli altri formulati che si utilizzano in questo metodo di produzione, che rischia di accusare le maggiori limitazioni».

«Con l’illusione di raggiungere l’obiettivo di riduzione della chimica dettato dalla Farm to Fork si rischia così di comprometterne un altro come quello di raggiungere il 25% di superficie agraria bio entro il 2030 (2027 in Italia)».

Il silenzio assordante di Wojciechowski

La Commissione ha sottovalutato gli effetti collaterali del provvedimento taglia-agrofarmaci?

«È chiaro che nell’elaborazione della valutazione di impatto della commissione sono stati sottovalutati molti aspetti. Non si è tenuto conto del grosso impegno sostenuto da paesi come l’Italia nel ridurre i principi attivi più pericolosi e nel rendere più sicura la produzione agroalimentare. Non si è tenuto conto delle differenze strutturali tra i diversi modelli produttivi europei: è chiaro infatti che per difendere le colture ortifrutticole mediterranee occorre un carico maggiore di input rispetto ai pascoli e alle colture estensive nord europee».

«È stata sottovalutata l’entità dell’impatto del nuovo regolamento sulla produzione agricola e questo è particolarmente grave in un periodo in cui si prospetta sempre più concretamente lo spettro di una crisi alimentare globale. Anche il documento di valutazione presentato dalla Commissione riconosce che la piena adozione della nuova disciplina sugli usi sostenibili produrrà una riduzione del 17% della produzione agricola europea. Uno scenario devastante in cui spicca una mancanza: nessuna voce autorevole si è alzata dalla Commissione Agricoltura dell’Esecutivo Ue in difesa del comparto primario europeo».


L’iter del provvedimento

La Commissione Europea ha messo l’Italia nel mirino attribuendo alla nostra agricoltura la missione più difficile per l’attuazione del regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci fortemente voluto dal vicepresidente Frans Timmermans e dalla Commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides.

A fine agosto l’esecutivo di Bruxelles ha presentato all’EuroParlamento la valutazione di impatto che contiene gli obiettivi di riduzione attribuiti ad ognuno dei 25 Paesi membri. Un dispositivo che, paradossalmente, è stato sollecitato da chi ha sostenuto che il target complessivo del meno 50% entro il 2030 fissato dalla Farm to Fork dovesse essere adattato alle diverse realtà nazionali tenendo conto degli sforzi già compiuti. A sostenere questa posizione è stata anche l’Italia, forte dei primati nell’applicazione della produzione integrata e biologica e dei riscontri sempre ampiamente positivi nel livello dei residui di agrofarmaci negli alimenti.

La beffa di Timmermans

La beffa è che, dopo questa richiesta, la Commissione ha attribuito la sfida più impegnativa proprio al nostro Paese. Un estratto non ufficiale del documento è stato infatti pubblicato dalla rivista digitale Politico Europe. Secondo questa indiscrezione al nostro Paese toccherebbe l’ardua impresa di ridurre gli agrofarmaci di quasi due terzi, esattamente del 62%. Segue distaccata la Germania con un meno 55% poi Francia e Spagna entrambe al meno 54%. Fanalini di coda realtà caratterizzate da modelli agricoli più estensivi come la Svezia, la Bulgaria, la Croazia, la Repubblica Ceca ma anche Paesi mediterranei come la Grecia che si dovrebbero fermare al meno 35%.

A Paesi come Portogallo, Spagna, Polonia e Germania viene anche attribuito l’obiettivo di ridurre l’uso degli agro-farmaci più pericolosi di oltre il 60% (un tema su cui il nostro Paese è più virtuoso). L’obiettivo di riduzione dei mezzi di difesa è espresso infatti in maniera ambigua nella strategia Farm To Fork: «dimezzare l'uso dei pesticidi chimici, riducendo ulteriormente quelli più dannosi per ambiente e salute umana». Molti stakeholder hanno visto tra le due frasi un nesso di casualità (ridurre l’uso degli agrofarmaci intervenendo su quelli più dannosi). L’interpretazione dell’Esecutivo Ue impone invece un duplice obiettivo.

La reazione di De Castro

Le critiche di De Castro si basano sulla constatazione che mentre da un lato la Commissione chiede ai nostri agricoltori di produrre più cereali, derogando ai requisiti ambientali della Pac per fare fronte alla crisi alimentare causata dall'attacco russo all'Ucraina, dall'altro cerca di imporre target di riduzione dei fitofarmaci del tutto «irrealistici, e con impatti devastanti sulla capacità produttiva europea e la sicurezza alimentare globale».

É possibile intervenire? La strada del Regolamento sugli usi sostenibili scelta dalla Commissione è già di per sè una forzatura rispetto alla precedente esperienza della Direttiva 128/2009 che ha consentito agli Stati Membri di modulare l’impegno di sostenibilità a livello locale attraverso decreti di recepimento e piani nazionali. Una scelta giustificata dai forti ritardi con cui queste misure sono state applicate soprattutto in Paesi come l’Italia, dove l’aggiornamento del Piano d’azione è atteso ormai da oltre 3 anni.

Per essere approvato un regolamento deve però passare dal vaglio dell’EuroParlamento e del Consiglio nel percorso di codecisione. È possibile in queste sedi modificare l’impianto normativo?

I tempi di allungano

La scelta di attribuire a 14 Stati dell’Unione europea obiettivi di riduzione degli agrofarmaci superiori al 50% rischia di rivelarsi un boomerang per chi sostiene il provvedimenti allungando i tempi di approvazione del regolamento. Secondo l’analisi di Politico Europe il dibattito tra le istituzioni europee sarà aspro e prolungato. Il ministero dell'agricoltura tedesco si è affrettato a dichiarare che «quella che è sul tavolo in questo momento è solo una proposta, non una versione finale». La presidenza Ceca del Consiglio UE non si aspetta che i Paesi raggiungano una posizione condivisa entro quest'anno e prevede invece di trasmettere la questione alla prossima presidenza svedese.

Taglia-agrofarmaci, come rendere più sostenibile il nuovo regolamento - Ultima modifica: 2022-09-08T03:07:19+02:00 da Lorenzo Tosi

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