Il tema del passaggio generazionale nel settore primario è cruciale. E critico. Infatti, malgrado negli ultimi anni si siano moltiplicate le misure per favorire il ricambio in agricoltura, dai mutui a tassi zero alle agevolazioni per l’acquisto e la vendita dei terreni, gli ‘under 35’ alla guida delle imprese agricole, pur aumentati, sono ancora troppo pochi se paragonati a quelli degli altri paesi europei.
«È evidente che il premio all’insediamento non è servito al suo scopo, servono misure pratiche per la sostenibilità economica e la vitalità delle imprese agricole». Ad affermarlo è Raffaele Maiorano, presidente dell’Anga, aprendo i lavori del convegno romano organizzato dai Giovani di Confagricoltura (ANGA) e l’Associazione Nazionale Pensionati Agricoltori (ANPA).
Quale strumenti e tutele dobbiamo mettere in campo per favorire un reale e duraturo inserimento dei giovani in agricoltura?
Per avviare da zero un’impresa agricola costi troppo alti
«Serve un nuovo paradigma per l’impresa agricola, che deve trasformarsi come impongono i nostri tempi e il mercato, e deve saper tener insieme la visione innovativa dei giovani e la visione gestionale dei non più giovani. Il passaggio generazionale a cui assistiamo non consiste nel giovane agricoltore che acquista la terra ma, piuttosto, nel gestore pensionato che si spoglia del bene per darlo al nipote o al figlio. Questa è la realtà, e questo avviene perché il costo per avviare da zero un’impresa agricola è troppo alto, ci vogliono almeno 2mln di euro. Detto questo, è facile capire come i 50mila o 70mila euro di premio per il primo insediamento siano insufficienti». Netto l’intervento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che ha affermato «Più che pensare alla nascita di nuove imprese, per rafforzare il nostro sistema produttivo, dovremmo incentivare il lavoro dipendente in agricoltura».
Rafforzare collaborazione tra i giovani di oggi e di ieri
Il ricambio generazionale, per sua natura, è un argomento che immediatamente rimanda al futuro. Che non deve continuare ad aspettare tempi migliori. Come sottolineato da Rodolfo Garbellini, presidente ANPA, «Occuparsi di passaggio generazionale, diritto successorio, legge di affiancamento, politiche giovanili e pensionistiche e questioni previdenziali vuol dire pensare al presente e al futuro delle persone e delle imprese agricole. Per questo è fondamentale rafforzare una collaborazione tra i giovani di oggi e i giovani di ieri».
Chi sono i giovani agricoltori di oggi?
Anche perché i giovani agricoltori italiani di oggi sono il motore dell’agricoltura, hanno dimensioni di azienda maggiori, piani di investimenti e una struttura economica più solida.
Nel dettaglio, la fotografia scattata da Ismea, e presentata dal direttore Raffaele Borriello, ci dice che, per quanto riguarda la dimensione aziendale, le imprese condotte da giovani hanno una SAU media di 16 ettari contro gli 8 ettari della media nazionale; hanno maggiore propensione agli investimenti: il 50% dei giovani ha in programma un piano di investimenti per il prossimo triennio vs il 17% degli over; la dimensione economica standard di un’azienda giovane è di 85mila euro contro i 45mila della media italiana; il 41% punta sulla vendita diretta rispetto al 28% degli over. Per quanto riguarda l’accesso al credito, lo ottiene il 35% degli under rispetto al 19% degli over.
Manca un contratto di affiancamento
Ma nonostante questi dati, le difficoltà di passaggio generazionale esistono. «Sebbene ci sia una norma attiva dal 2017, oggi non esiste ancora alcun contratto di affiancamento. Serve attivare un percorso culturale». Afferma Borriello, che poi sottolinea come rispetto al passato oggi l’agricoltura dà lavoro e all’agricoltore non si chiede più solo di produrre, ma di produrre bene e in maniera sostenibile. «Servono investimenti e una efficienza pubblica che supporti i giovani in agricoltura. Anche perché l’agricoltura si fa se c’è la terra, e oggi in Italia il costo del terreno è sei volte superiore a quello della Spagna e tre volte a quello della Francia. L’impegno deve essere non solo aiutare il giovane che si insedia per la prima volta, ma anche sostenere le aziende giovani già esistenti».
Gli under 30 poco incisivi
Secondo il Centro studi di Confagricoltura, resta molto contenuto il ruolo nel sistema produttivo agricolo dei giovani di età inferiore ai 30 anni: sono il 4% i titolari di imprese individuali, il 6% i soci e gli amministratori delle gestioni societarie, l’1,6% quelli che rivestono altre cariche. Inoltre, per Unioncamere, solo un’azienda su 10 sopravvive alla terza generazione e la percentuale delle imprese che supera il primo passaggio generazionale varia tra il 25 e il 31%.
«Specialmente in fase di avvio, l'azienda agricola ha molti costi e la possibilità di sgravarne qualcuno costituisce un valido aiuto – ha osservato Roberto Caponi, direttore dell’area sindacale di Confagricoltura -. Per questo riteniamo un vero peccato non aver confermato, anche per quest’anno, il provvedimento che prevedeva nel 2017 e nel 2018, per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali con meno di quaranta anni, un cospicuo sgravio dal versamento dei contributi. E’ stata una misura che ha dato i sui frutti: in un solo anno (il 2017) si sono iscritte più di 3.500 nuove imprese».
Emilio Gatto, direttore generale sviluppo rurale del Mipaaft, ha parlato della complessità dell’ingresso nel settore agricolo, «Siamo carenti di redditività e non c’è una previsione di ritorno adeguata per chi investe capitali». Dopo aver elencato le varie soluzioni che la pubblica amministrazione ha messo in atto, come: gli incentivi agli investimenti, gli strumenti di insediamento, di prepensionamento, le impostazioni della Pac che favoriscono i giovani col sostegno al reddito (2%) e l’insediamento giovani, gli incentivi Psr, l’accesso al credito, Gatto ha affermato: «Dobbiamo capire perché tali strumenti non stanno funzionando. Occorre valutare l’utilizzo di altri strumenti che non riguardano direttamente l’agricoltura, coinvolgendo settori diversi».
Infine, Filippo Gallinella, presidente della commissione Agricoltura alla Camera dei deputati, ha ricordato come il ricambio generazionale sia uno degli obiettivi comunitari, di cui si parla anche nella Pac. L’affiancamento è necessario ma ancor più importante è cambiare sistema e fare un salto culturale. Dobbiamo produrre qualità e creare occupazione, ed è proprio qui che noi dobbiamo investire e mettere i soldi».
Partecipazione alla gestione delle imprese agricole (agricoltura, selvicoltura e pesca) per fasce di età (2018)
<30 anni | 30-50 anni | >50 anni | Tot | %<30 anni | |
Tot imprese individuali | 27.223 | 435.506 | 184.341 | 647.070 | 4,21% |
Soci di società | 5.702 | 33.462 | 55.506 | 94.670 | 6,02% |
Amministratori di società | 11.351 | 68.558 | 106.895 | 186.804 | 6,08% |
Altre cariche di società | 478 | 8.654 | 20.523 | 29.655 | 1,61% |
Totale | 44.754 | 546.180 | 367.265 | 958.199 | 4,67% |
Fonte: elaborazione Centro Studi Confagricoltura su dati Movimprese