Dal punto di vista produttivo, in base ai dati Istat, il prezzemolo in Italia è coltivato in pieno campo su una superficie di 1.331 ettari per una produzione di 27.185 t e in coltura protetta su una superficie di 9.328 ettari per una produzione di 2569,3 t. Le principali regioni sono la Puglia, per il pieno campo, con 1.070 ettari e 21.935 t e la Campania, per la coltura protetta, con 4.250 ari e 1.125 quintali.
Le Pamc (Piante aromatiche medicinali e condimenti), secondo Ismea, sviluppano un mercato di enorme interesse per l’Italia, che ne produce 25 milioni di chili in oltre 6.000 aziende coinvolte con più di 24.000 ettari coltivati (con una crescita del 110% in tre anni), che però coprono solo il 70% dell’intero fabbisogno nazionale. L’Italia è il 4° Paese nell’Ue per superfici a Pamc dopo Polonia, Bulgaria e Francia.
Assoerbe stima che l’impiego di officinali ammonti a un valore, alla fase di ingrosso, di circa 115 milioni di euro. I volumi d’impiego potenziali per una produzione italiana ammonterebbero a quasi 18.000 tonnellate, pari al 73% del totale.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Variegato insieme di avversità
Fra le numerose micosi che interessano la coltura del prezzemolo, quelle più diffuse sono:
- Cercosporidium punctum (sulle foglie si formano picchiettature puntiformi di colore giallo che si evolvono in macchioline di qualche mm, gialle sulla pagina superiore e più scure su quella inferiore. Sviluppo di efflorescenza fungina bruna. Disseccamenti);
- Alternaria petroselini (l’infezione inizia come una macchia da marrone a nera ai margini delle foglie; questa si espande e l’intera foglia ingiallisce, poi diventa marrone e dissecca. Defogliazione);
- Septoria petroselini (la malattia appare come piccole macchie fogliari di colore marrone chiaro con picnidi neri. Le macchie fogliari sono circondate da un pronunciato alone rosso-marrone scuro. Con il progredire della malattia il tessuto fogliare diventa giallo e le foglie disseccano);
- Erysiphe heraclei (l’oidio provoca aree giallo-pallido sulla pagina fogliare superiore con sporulazione biancastra; le lesioni diventano marroni. Possono essere colonizzati anche piccioli e steli).
- altri funghi che possono facilmente insediarsi nelle coltivazioni di prezzemolo sono Botrytis cinerea, Plasmopara petroselini, Fusarium spp., Rhizoctonia solani, Phytophthora e Pythium, Sclerotinia sclerotiorum ecc.
Fra i batteri sono da citare Pseudomonas syringae pv. apii. I sintomi, inizialmente, appaiono come piccole macchie angolari idropiche sulle foglie; successivamente queste diventano di un colore marrone ruggine e si sviluppano estesi disseccamenti.
Il prezzemolo può essere infettato da virus propri di Apiaceae o di altre famiglie (Cmv, CtRLV-Virus dell’arrossamento fogliare-Carrot red leaf virus ecc.).
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Acari, nematodi e fisiopatie
Fra gli insetti è facile ritrovare afidi (Myzus persicae, Cavariella aegopodi ecc.), cicaline, mosche minatrici, lepidotteri (mamestra, macaone, grafosoma ecc.). Possono rappresentare anche un disturbo economico nematodi del genere Meloidogyne spp. e acari tetranichidi.
Diversi anni fa è stata segnalata in Puglia un’alterazione del prezzemolo che si manifesta in campo in ottobre-novembre, 1-2 mesi dopo il trapianto, con ingiallimenti e disseccamenti delle foglie basali più esterne, mentre la rosetta centrale rimane pressoché verde. L’apparato radicale delle piante più gravemente ammalate è scarsamente sviluppato, privo di radici di neoformazione e costituito essenzialmente dalle radici originarie del vivaio che, ingrossate, formano un agglomerato compatto. Le cause sono state attribuite a effetti fitotossici dei residui di precedenti colture di prezzemolo (autopatia).
La difesa deve essere principalmente preventiva. Numerose le sostanze attive registrate fra fungicidi e insetticidi. Fondamentale la scelta in base ai disciplinari di produzione integrata regionali aggiornati.