Sei passi per il controllo dell’occhio di pavone

Classici sintomi di occhio di pavone dell’olivo. I sintomi si presentano dopo aver trascorso un lungo periodo di latenza
Negli oliveti con una alta pressione di inoculo è da tenere in considerazione l’eventualità di trattare prima della ripresa vegetativa con sali di rame

Con il periodo autunnale negli oliveti aumenta il rischio di infezioni da cicloconio, conosciuto meglio come occhio di pavone.

La malattia, la più comune dell’olivo, è causata dal fungo Spilocaea oleaginea. I sintomi si manifestano principalmente sulle foglie, che presentano le caratteristiche macchie tondeggianti di colore grigio-brunastro contornate da un alone giallo, da cui deriva il nome “occhio di pavone”.

Sui frutti, nei casi rari in cui vengono attaccati, il fungo si manifesta con macchie di alcuni millimetri di diametro, infossate e color brunastro. Le foglie delle piante colpite mostrano filloptosi e caduta precoce con conseguente riduzione dell’attività fotosintetica e riduzione della produzione di rami fruttiferi.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Alto rischio infettivo in autunno

Il patogeno parassitizza quasi esclusivamente la specie Olea europea, sviluppandosi sotto la cuticola superiore delle foglie. Le colonie del fungo proliferano abbondantemente con una temperatura compresa tra 10 e 24 °C, (optimum termico tra 18 e 20 °C) e in presenza di periodi prolungati di bagnatura o comunque in atmosfera satura di acqua, mentre diminuiscono la loro vitalità al ridursi della umidità relativa fino ad annullarsi già con valori del 98%.

Il periodo di incubazione del fungo varia in base al periodo di infezione: per le infezioni tardo-primaverili possono essere necessari 2-3 mesi prima della manifestazione dei sintomi, rendendosi pertanto visibili verso settembre o ottobre, mentre per le infezioni autunnali possono essere richieste solo 15-20 giorni.

Nella fase di latenza, le infezioni si possono rendere manifeste se si immerge la foglia in una soluzione di carbonato di sodio al 5% a temperatura ambiente per un periodo di 25-35 minuti. Trascorso tale periodo appariranno sulla foglia le macchie circolari di colore brunastro caratteristiche della malattia. Proprio per le condizioni climatiche favorevoli al patogeno caratterizzate da piogge e da alta umidità relativa, nei nostri areali olivicoli la primavera e l’autunno sono i momenti di maggior rischio infettivo.

I conidi del fungo vengono diffusi dagli schizzi di pioggia, dal vento e, talvolta, anche dagli insetti. È importante sapere che i conidi che si sviluppano sulle foglie infette persistenti sulla pianta rappresentano una importante fonte di inoculo, mentre quelli presenti sulle foglie cadute a terra si devitalizzano rapidamente, non costituendo fonte di infezione.

Dall’impianto alla difesa chimica

La gestione integrata dell’olivo passa da pratiche agronomiche virtuose come:

- Densità d’impianto: la malattia si diffonde con maggior facilità negli impianti intensivi, in quanto la vegetazione maggiormente compatta trattiene maggiormente l’umidità. Per questo motivo è raccomandabile, in ambienti umidi, mantenere una densità d’impianto più ampia.

- Scelta varietale: meno sensibili risultano varietà come Leccino, Pendolino, Maiatica, Nociara, Ogliarola salentina. Varietà mediamente sensibili includono Coratina, Ogliarola barese e garganica, Rotondella, Cima di Melfi, Frantoio. Hanno alta sensibilità Carolea e il Moraiolo.

- Potatura: potatura frequente che garantisca l’aerazione della chioma ed eviti quanto più possibile la presenza prolungata di acqua libera sulle foglie.

- Irrigazione: evitare i ristagni idrici in quanto il patogeno si avvantaggia di umidità e film d’acqua per la sua diffusione.

- Concimazione: evitare l’eccesso di concimazioni azotate, per evitare un eccessivo vigore vegetativo, con produzione abbondante di massa fogliare che favorirebbe l’ombreggiamento e l’accumulo di umidità all’interno della chioma.

- Difesa: in molti casi è comunque necessario intervenire chimicamente per devitalizzare i conidi presenti sulle foglie e garantire la protezione delle nuove foglie.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Pertanto, in presenza di oliveti con una bassa pressione di inoculo, è necessario intervenire a fine estate o inizio di autunno alla comparsa delle prime macchie fogliari, e all’inizio della ripresa vegetativa, con 3-4 nodi fogliari, per devitalizzare i conidi presenti sulle foglie infette, proteggendo, di fatto, la vegetazione che si sta sviluppando. I principi attivi che sono maggiormente efficaci sono i sali di rame e la dodina.

Nel caso invece di oliveti con una alta pressione di inoculo, oltre ai due precedenti momenti, è da tenere in considerazione l’eventualità di trattare prima della ripresa vegetativa con Sali di rame che, grazie anche alla sua azione fitotossica, favoriscono la caduta delle foglie infette, devitalizzando pertanto i conidi che vi si producono. L’ossicloruro di rame (al 50% di principio attivo) va distribuito utilizzando una dose di 300 g di formulato commerciale per ettolitro d’acqua.

Sei passi per il controllo dell’occhio di pavone - Ultima modifica: 2021-10-04T08:28:42+02:00 da K4

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