Kiwi, l’andamento della coltura in Italia negli ultimi 20 anni

    kiwi in italia
    Manifesta un evidente calo di superfici impegnate e produzione commercializzabile, è sempre meno diffusa al Nord e sempre più presente al Centro-Sud. Il kiwi giallo sta togliendo spazio al kiwi verde

    Sotto la pressione del Psa e della moria il kiwi sta mostrando in Italia, negli ultimi anni, un calo degli investimenti e quindi della superficie coltivata e della produzione commercializzabile.

    Elisa Macchi
    Elisa Macchi

    Nello stesso tempo la coltura del kiwi sta diventando sempre meno diffusa al Nord (con cali vistosi in Piemonte e in Veneto) e sempre più presente al Centro-Sud (in particolare in Calabria e Campania) e il kiwi giallo toglie superfici al kiwi verde.

    Sono alcuni degli spunti sull’andamento della coltura del kiwi in Italia negli ultimi 20 anni forniti da Elisa Macchi, direttore del Cso - Centro servizi ortofrutticoli, in occasione di un webinar organizzato da Fruit Communication.

    Kiwi in Italia, andamento superfici e produzione

     

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    Analizzando l’andamento delle superfici in produzione negli ultimi 20 anni, ha introdotto Macchi, «si osserva che dal 2001 al 2011 si è avuta una crescita importante delle superfici, da 17.000 a 26.000 ettari (+53%), con un tasso di incremento medio annuo del 4%. Poi, dal 2012 al 2016, si è registrato un calo degli investimenti complessivi mediamente pari all’8%, ma con intensità diversa a seconda delle aree. Dopo il 2016 si è avuto un breve ritorno alla crescita degli investimenti, seguito negli ultimi due anni da un calo causato dall’incidenza dello Pseudomonas syringae pv. actinidiae (Psa), l’agente del cancro batterico dell’actinidia, e della moria del kiwi. Oggi in Italia si contano circa 24.000 ettari coltivati a kiwi. L’andamento della produzione commercializzabile, pur risentendo delle particolarità climatiche e fitosanitarie di ogni anno, è stato coerente con la superficie investita».

    La distribuzione regionale delle superfici

     

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    In questi 20 anni la superficie totale coltivata a kiwi è diminuita al Nord ed è aumentata al Centro-Sud e soprattutto negli ultimi anni si osserva un ritmo più elevato di impianti nelle regioni meridionali rispetto a quelle settentrionali. «Analizzando la distribuzione regionale delle superfici e ponendo a confronto la media del triennio 2001-2003 con quella del triennio 2019-2021, appare evidente che il Lazio è rimasto prima regione (ma passando dal 33% al 30%), l’Emilia-Romagna è diventata seconda regione (passando però dal 18% al 17%), il Piemonte è passato da seconda regione (22%) a quarta (13%) e il Veneto da quarta (13%) a quinta (9%). Intanto si sono affacciate nuove realtà produttive: la Calabria è diventata la terza regione per superficie investita e la Campania è cresciuta dal 2% al 7%».

    Piemonte e Veneto giù, Calabria e Campania su

     

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    Soffermandosi sulle singole regioni, Macchi ha rilevato che «il Piemonte fino al 2011 ha vissuto una crescita importante: da 3.600 a 5.300 ha (+53%), mentre dal 2012 a oggi ha perso oltre 2.500 ha, arrivando a una superficie di 2.900 ha, per problemi di batteriosi, associati negli anni più recenti alla moria del kiwi. Anche il Veneto, dopo una importante crescita da 2.100 a 3.900 ha fino al 2012, ha perso dal 2013 1.800-1.900 ha per le stesse ragioni: attualmente ne comprende poco più di 2.000.

     

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    L’Emilia-Romagna e il Lazio, dopo un rallentamento dovuto agli effetti del Psa, hanno registrato una ripresa dovuta esclusivamente ai nuovi impianti di kiwi giallo: oggi comprendono, rispettivamente, circa 4.000 ha e oltre 7.000 ha.

     

     

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    La Calabria e la Campania hanno mostrato dal 2006 in poi, e particolarmente negli ultimi anni, un interesse crescente per la coltura del kiwi, anche per limitati problemi di Psa rispetto ad altre aree.

    Tutte le regioni sono interessate dalla moria del kiwi

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    Tutte le regioni più importanti per la coltivazione del kiwi sono interessate, seppure con vario titolo di gravità, dal fenomeno della moria

    Tutte le regioni più importanti per la coltivazione del kiwi sono interessate, seppure con vario titolo di gravità, dal fenomeno della moria del kiwi, ha sottolineato Macchi. «Dal 2012 al 2021 sono stati compromessi in Italia circa 7.200 ettari, fra superfici morte e impianti attualmente in sofferenza. La moria del kiwi riguarda in Piemonte quasi 2.000 ha (+300 rispetto allo scorso anno), in Veneto quasi 2.000 ha (+80 ha) e in Lazio oltre 2.500 ha (+840 ha); in Friuli sono compromessi circa 50 ha; in Emilia-Romagna sono interessati circa 10 ha; in Basilicata sono stati segnalati i primi casi nel 2020 e nel 2021 si sono mantenuti limitati; anche in Campania sono stati segnalati i primi casi nel 2020 e nel 2021 la superficie interessata non è stata significativamente impattante; infine in Calabria sono stati interessati 100 ha nel 2020 e altri 75 nel 2021».

    Dal kiwi verde al kiwi giallo (e a quello rosso)

    kiwi gialloEvidente nell’ultimo decennio è la crescita sostanziale della coltivazione del kiwi giallo, ha concluso Macchi. «Nel 2009 il 95% della superficie (oltre 25.000 ha) era coltivata a kiwi verde e solo il 5% (1.400 ha) a kiwi giallo. Invece nel 2021 la superficie a kiwi verde è scesa al 77% (18.000 ha, per una produzione di 220.616 tonnellate) e quella a kiwi giallo è salita al 22% (oltre 5.000 ha, per 81.546 tonnellate), mentre per l’1% è destinata a kiwi rosso. Accanto, dunque, a un forte interesse verso le varietà di kiwi a polpa gialla, si assiste alla contemporanea diminuzione della varietà verde storica, la Hayward, dovuta sia a problemi produttivi sia a una maggiore difficoltà di valorizzazione del prodotto, nonché alla forte concorrenza del kiwi verde greco».

    Kiwi, l’andamento della coltura in Italia negli ultimi 20 anni - Ultima modifica: 2022-01-24T18:06:32+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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