Mele, vendite vivaci ma preoccupa l’export mediorientale

    mele vendite
    Prospettive abbastanza positive per il prosieguo della stagione commerciale nonostante l'incertezza geopolitica internazionale e la pressione dei costi sulla redditività delle aziende

    Le vendite di mele per il mercato fresco del mese di gennaio sono state piuttosto vivaci e hanno sfiorato le 193.000 tonnellate, superando leggermente la media dello stesso periodo delle passate cinque stagioni. Questo il dato comunicato da Assomela, il Consorzio delle Organizzazioni di Produttori di mele italiani che rappresenta il 75% della produzione melicola nazionale, dopo la consueta riunione di aggiornamento sulle giacenze italiane e la situazione di mercato.

    L'andamento delle principali varietà

    Per le varietà, la Golden delicious, la cui giacenza al 1° febbraio era di 419.801 tonnellate, rimane superiore di 27% rispetto alla scorsa stagione e registra vendite nel mese di gennaio superiori del 8% in confronto allo stesso mese della stagione passata. La situazione per la Red Delicious presenta un minimo record per lo stock nel mese di febbraio con 63.877 t, ben 42% inferiore rispetto alla scorsa stagione e darà ancora più spazio alle altre varietà, tra cui in modo particolare le varietà club, dove i piani di vendita procedono regolarmente così come inizialmente impostati. Le vendite di Gala in gennaio sono procedute come previsto dai piani di decumulo, esattamente come per la Granny Smith con la giacenza più bassa degli ultimi cinque anni sfiorando appena le 53.000 t. Buona prestazione anche per la varietà Fuji, con vendite in linea degli anni precedenti e stocks al 7% sotto i dati della scorsa stagione.

    Le previsioni di produzione dei paesi dell’emisfero sud

    A livello produttivo, secondo i dati di Wapa, la produzione 2024 dei paesi dell’emisfero sud dovrebbe crescere dell'1,1% rispetto al 2023, raggiungendo 4.775.530 t, pur restando il 4% inferiore alla media del triennio precedente. Si prevede che il Sudafrica mantenga il primato di maggior produttore con 1.396.659 t (+4,6 rispetto al 2023), seguito da Brasile (1.100.000 t, in linea con il 2023), Cile (912.000 t, -8,4%), Nuova Zelanda (557.871 t, +14,7%), Argentina (501.000 t, -4,8%) e Australia (308.000 t, +5,8%).

    Si prevede anche un aumento delle esportazioni (+8%), privilegiano le aree dell’Estremo Oriente, mentre le esportazioni verso l’Europa dovrebbero rimanere stabili. Sudafrica (+5,1%) e Cile (+5,3%), i due maggiori esportatori, dovrebbero entrambi aumentare i loro volumi di esportazione, raggiungendo rispettivamente 572.280 t e 493.000 t. Le esportazioni dalla Nuova Zelanda dovrebbero crescere del 22,2% (381.729 t in totale), mentre si prevede una diminuzione delle quantità esportate dall'Argentina (70.000 t, -4,1%) e dal Brasile (32.000 t, -10,6%).

    La Gala rimane la varietà principale con un raccolto che dovrebbe avvicinarsi a 1,6 milioni di t, seguita da Fuji, Cripps Pink e Granny Smith.

    Questo contesto, pur con le incertezze derivanti dalla situazione geopolitica internazionale, conferma prospettive abbastanza positive per il prosieguo della stagione commerciale, anche se permane alta la pressione dei costi dei fattori di produzione, della logistica e dell’inflazione sulla redditività delle aziende.

    Suez, rinnovo Captano e imballaggi i temi caldi

    Per quanto riguarda la crisi in atto nel Canale di Suez, Assomela auspica una rapida risoluzione della situazione che sta gravemente impattando l’export di mele, in maniera diretta ed indiretta.

    Mediamente, nelle ultime annate, l’Italia ha destinato verso il Medio Oriente e il Sud-Est asiatico rispettivamente 150 mila tonnellate circa di prodotti e oltre 80 mila t di ortofrutta, che in valore rappresentano oltre 300 milioni di euro.
    Per evitare il canale di Suez, la rotta subisce un allungamento dei tempi di circa 20 giorni con un aumento dei costi stimabile fino a 1.500 dollari a container, che si traducono sul prodotto in un aumento fino a oltre 10 cent di euro/kg, andando necessariamente a ledere la competitività dell’ortofrutta italiana su quei mercati. L’allungamento, oltre che aumentare i costi di trasporto, incide anche sulla shelf-life dei prodotti freschi. L’impossibilità o la difficoltà a spedire verso queste aree, comune anche agli altri Paesi dell’Unione Europea, rischia di creare un surplus di offerta nel mercato interno.

    Per quanto riguarda i dossier europei, il Direttore Missanelli si trova questa settimana a Bruxelles per alcuni primi incontri istituzionali e per seguire da vicino i dossier che preoccupano il settore melicolo e frutticolo:

    • il regolamento imballaggi che si trova ora in fase di avanzata discussione. Il divieto indiscriminato dell’uso di imballaggi, proposto dalla Commissione e replicato dal Consiglio, è un danno per il settore. Gli imballaggi non sono un vezzo, ma contribuiscono a una corretta informazione, a tutela dei consumatori a prevenire dagli sprechi alimentari e da possibili rischi microbiologici.
    • e il rinnovo del Captano, principio attivo fondamentale oggi per coltivare mele.
    Mele, vendite vivaci ma preoccupa l’export mediorientale - Ultima modifica: 2024-02-14T15:57:39+01:00 da Redazione Terra e Vita

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