Nocciole, in Piemonte c’è ottimismo per la stagione 2025

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    Carico di frutti promettente soprattutto negli impianti più vecchi. La lotta fitosanitaria si concentra su batteriosi e citospora

    Moderato ottimismo. Questo il sentimento prevalente tra i corilicoltori del Basso Piemonte, dove lo sviluppo dei frutti è ormai in stato avanzato. «Il carico, specie negli appezzamenti di età compresa fra i 10 e i 20 anni, è promettente, paragonabile alle annate del 2004 o del 2016: non è una situazione generalizzata, alcuni fondi confermano, invece, l’andamento produttivo dell’ultimo triennio, con scarsa presenza di nocciole». Il tecnico Antonio Marino traccia il quadro della situazione nei noccioleti disseminati fra Alta Langa, Albese, Roero e Astigiano partendo dalle ispezioni in campo dell’ultima settimana.

    «Le alture della sinistra Tanaro, la pianura perifluviale e la media collina albese sono gli areali più precoci, anche se quest’anno si riscontra una diffusa difformità nella pezzatura dei frutti: sullo stesso albero coesistono nocciole già pienamente formate e frutticini ancora in via di sviluppo». Sulle stime incombe anche la cascola, «attesa fra la fine di giugno e l’inizio di luglio».

    Si combatte contro batteriosi e citospora

    Se le valutazioni sul raccolto sono ancora complicate, è già definito il quadro delle avversità in campo, a partire dalla batteriosi. «I sintomi sono evidenti da un mese, con picchiettature sulle foglie e sulle brattee dei frutti». Nel caso delle nocciole in via di formazione, «se il picciolo viene compromesso si può avere una cascola precoce», aggiunge Marino. I trattamenti con prodotti rameici – la profilassi è di norma preventiva con interventi autunnali - sono l’unico mezzo di contenimento, ma «le piogge primaverili hanno impedito l’accesso ai fondi e oggi siamo in ritardo». Le abbondanti precipitazioni, inoltre, sono alla base di persistenti fenomeni di ristagno idrico: «Un problema è diffuso, con piante soggette, in casi gravi, a filloptosi anticipate e clorosi».

    In anticipo, rispetto alle stagioni passate, anche l’insorgenza della citospora: «Negli ultimi giorni si sono manifestati sintomi osservati di solito agli inizi di luglio, con la comparsa dei corpi fruttiferi dei funghi. Nei noccioleti più datati sono frequenti disseccamenti improvvisi di porzioni di vegetazione o di intere pertiche: le aggressioni fungine sono facilitate dalle punture d’ingresso dell’agrilo, in altri casi- precisa il tecnico - la propagazione è dovuta al mancato allontanamento del legno infetto tagliato d’autunno».

    Preoccupano anche le proporzioni dell’infestazione da Oberea linearis, «il coleottero, per il quale non ci sono prodotti registrati, ovidepone nell’intersezione fra foglie e rametto: le larve, durante lo sviluppo, erodono il midollo dei nuovi getti e li disseccano. In alcuni appezzamenti è andato perduto il 70 per cento della nuova vegetazione, con l’arresto di processi di sviluppo e della differenziazione delle gemme», precisa il tecnico corilicolo.

    Una problematica che si somma agli avvistamenti di Ifantria americana: «Attacchi estesi possono produrre il defogliamento parziale o totale delle piante con conseguente riduzione dell’attività fotosintetica e l’indebolimento degli alberi. Nei noccioleti in allevamento si può anticipare il trattamento insetticida contro la cimice asiatica, per evitare lo sviluppo della seconda generazione di larve che causa, verso settembre, le problematiche maggiori».

    Halyomorpha halys continua a essere l’osservata speciale: «I dispositivi installati nell’ultimo mese per i monitoraggi nell’ambito dell’Osservatorio regionale non hanno fornito riscontri di grandi popolazioni». Nei tre siti dell’Albese – le trappole si trovano a Santo Stefano Belbo, Cossano Belbo e a Benevello – «non si sono superate le 25 catture settimanali, per contro abbiamo rinvenuto ovature delle autoctone Palomena prasina e Gonocerus acuteangulatus», conclude Marino.

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    Sintomi di batteriosi (foto di Antonio Marino)

    Tutto dipenderà dalla cascola

    Franco Pongibue

    Tra gli agricoltori prudenza è la parola d’ordine, dopo un triennio di siccità e magri raccolti. A Vergne, frazione del comune di Narzole a pochi chilometri dai vigneti del Barolo, Franco Pongibue conduce venti ettari di corileti. «Se la cascola non produce grandi danni e il clima ci favorisce possiamo attenderci una produzione discreta, lontana dai volumi delle annate memorabili, forse nell’ordine di 5-6 quintali per giornata piemontese (oltre i 15 quintali per ettaro)».

    Disomogenea la distribuzione dei frutti: «Nello stesso appezzamento si alternano piante con carichi abbondanti ed esemplari con poche nocciole. Riscontriamo, inoltre, fenomeni di scarico, legati all’alternanza produttiva, nei noccioleti che lo scorso anno avevano garantito i volumi migliori».

    Sul fronte fitosanitario i problemi maggiori non vengono dalla batteriosi – «limitata ad alcuni fondi nei declivi vicini al Tanaro e contenuta con i rameici» – ma dall’infestazione da eriofide galligeno. «La situazione è leggermente migliorata negli ultimi due anni, grazie al passaggio alla lotta biologica, ma la presenza di acari è ancora diffusa. I trattamenti a base di zolfo, difficili da effettuare per la conformazione collinare dei terreni, si sono rivelati poco efficaci, con cali di produzione del 10%».

    Andrea Bellocchia

    Fra i comuni di Monteu Roero e Sommariva Bosco, nel Cuneese, Andrea Bellocchia gestisce 20 ettari di noccioleti. «Le situazioni produttive sono profondamente diverse in base alla posizione dei fondi: i corileti sui versanti sono i più promettenti, quelli nei fondovalle evidenziano carichi scarsi o quasi nulli».

    Un quadro sul quale pesano gli effetti di lungo corso della citospora, amplificati da un triennio di siccità: «In alcuni appezzamenti abbiamo tagliato il 50 per cento delle pertiche, i nuovi polloni richiedono anni per compensare le perdite di raccolto. Confidiamo di poter raggiungere una media di 4 quintali per giornata piemontese (poco più di 10 per ettaro), altrimenti con costi che sfiorano i mille euro per unità di superficie e gli affitti da pagare è difficile continuare. È un circolo vizioso: meno si ricava meno si investe e si ha possibilità di produrre».

    Nel futuro immediato i timori sono legati alla cascola, attesa alla fine del mese: «Dobbiamo calcolare perdite fino al 30 per cento delle nocciole, forse per la mancata impollinazione». La calura degli ultimi giorni, dopo una primavera piovosa, pone nuovi interrogativi, «le piante iniziano ad avere di nuovo bisogno d’acqua»

    Paolo Chiusano

    Preoccupazioni condivise da Paolo Chiusano, imprenditore agricolo con 20 ettari di corileti a Valleandona, frazione del comune di Asti. «Un po' di pioggia non farebbe male, anche se la chioma delle piante è vigorosa e ben sviluppata, grazie alle precipitazioni del 2024 e della primavera che hanno favorito la ripresa dopo anni di siccità».

    Rame, zolfo, concimi fogliari e biostimolanti fanno parte dell’elenco di interventi eseguiti in campo, «le nocciole vengono trasformate in azienda, con questa strategia l’anno scorso ho ottenuto medie fra il 42 e il 47 per cento. Il 2023 era stato per noi l’anno peggiore».

    L’infestazione da Oberea linearis è, a oggi, la principale problematica, «la situazione è peggiore rispetto agli altri anni. Dovremo ancora valutare l’impatto della cimice asiatica: le trappole a feromoni installate nei campi non hanno ancora segnalato concentrazioni preoccupanti: sicuramente le piogge hanno interferito con l’attività degli insetti, la situazione è in evoluzione; i prossimi 15 giorni saranno cruciali»

    Nocciole, in Piemonte c’è ottimismo per la stagione 2025 - Ultima modifica: 2025-06-19T17:25:13+02:00 da Simone Martarello

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