Abbiamo fatto alcune domande al Presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni sulla fiera Agritechnica che si terrà ad Hannover in Germania dall'8 al 14 novembre prossimi.
Presidente, quasi 400 espositori italiani presenti, un trend in continua crescita (erano 100 nel 2003…). La congiuntura di mercato è a dir poco difficile, possiamo parlare di una prova di forza delle aziende italiane?
La partecipazione delle industrie italiane ad Hannover è in effetti molto nutrita e testimonia, oltre che l’importanza di questa fiera, la grande dinamicità delle nostre imprese che affrontano i mercati esteri con intraprendenza e voglia di investire. Del resto, tutte le grandi rassegne di settore hanno una connotazione fortemente internazionale, e in questo la rassegna tedesca e l’Eima di Bologna hanno senza dubbio una posizione di primo piano. Non dimentichiamo che nell’anno di Agritechnica molte aziende italiane vanno ad Hannover, ma nell’anno di Eima molte aziende tedesche vengono in Italia…
Come sono i rapporti commerciali Italia-Germania in tema di macchine agricole?
La Germania rappresenta da sempre uno dei mercati più importanti per le industrie italiane della meccanica agricola. Storicamente, dopo la Francia è sempre stata la Germania il più importante sbocco per i nostri prodotti, e in certi anni le statistiche di vendita hanno addirittura indicato la Germania come il primo mercato di esportazione. Nei primi sei mesi di quest’anno, le esportazioni di trattrici e macchine agricole italiane in Germania registrano, in valore, un calo complessivo del 4,7%, ma questo a causa della contrazione del mercato locale, e non per una perdita di “appeal” dei prodotti mede in Italy. In questo Paese le industrie italiane vendono ogni tipologia di macchina, dalle trattrici alle operatrici, dalle attrezzature fino alla componentistica e testimonia la qualità dei nostri prodotti, capaci di farsi valere anche in un mercato esigente e tecnologicamente avanzato come quello tedesco.
Cos’ha Eima da invidiare a una fiera come Agritechnica? E viceversa…
La fiera di Hannover ha dalla sua parte un quartiere fieristico molto più grande e moderno di quello di Bologna nel quale si svolge l’Eima. I limiti della struttura bolognese, del resto, sono al centro dell’attenzione dello stesso ente fieristico e delle amministrazioni locali, che stanno lavorando ad un progetto di ampliamento e riqualificazione del quartiere. Sul piano organizzativo credo che l’Eima sia una rassegna molto competitiva, anche per la sua formidabile storia, e per la formula espositiva - ripartizione per settori merceologici, saloni specializzati, mostra delle novità tecniche eccetera - che possiamo considerare una prerogative dell’evento bolognese, e che altre rassegne hanno voluto imitare. L’esposizione di Agritechnica ha raggiunto standard molto elevati, e credo che non abbia nulla da invidiare ad altre fiere. Molti sono affezionati all’Eima perché in essa trovano un po’ di “magia” in più rispetto ad altri eventi. Del resto, l’Eima si svolge in una delle regioni più importanti d’Europa per l’agricoltura e insieme per l’industria motoristica, e offre ad ogni edizione novità, eventi e una cultura dell’accoglienza che sono forse tipici di uno stile italiano.
Avete fatto accordi con diverse fiere in Europa e nel mondo. Ci sono altre intese in arrivo?
In primo luogo, la nostra federazione ha rafforzato il proprio impegno nel consolidamento di un sistema italiano della meccanica agricola che ci vede organizzatori di Eima di Bologna e di Agrilevante di Bari, e poi partner organizzativi con Verona Fiere per la Fieragricola e con il Macfrut di Cesena, da quest’anno trasferitosi nel quartiere fieristico di Rimini. All’estero lavoriamo con molto impegno per consolidare il successo di Eima Agrimach in India. Con la Fiera di Saragozza stanno maturando iniziative congiunte per eventi in Africa, mentre restano per noi interessanti possibili eventi espositivi in Centro e Sud America.
Si dice di Hannover come di un ponte verso i paesi dell’Est: com’è attualmente la situazione in Russia dal punto di vista delle misure protezionistiche?
Le limitazioni imposte dalla Russia alle importazioni di macchine italiane, stabilite a seguito dell’embargo deciso dall’Unione Europea dopo i fatti dell’Ucraina, toccano solo marginalmente i comparti da noi rappresentati. Indipendentemente da questo, la Russia ha sempre mantenuto misure, in termini doganali e di certificazioni, volte a difendere la produzione locale dalle importazioni e questo è un atteggiamento che deve essere superato perché l’economia agricola del Paese si presenta come una realtà in crescita, ed esprime una domanda potenzialmente elevata di mezzi meccanici. In questo momento, comunque, la congiuntura economica non è favorevole e la svalutazione del rublo rende ancora più difficile il commercio nel Paese delle macchine di fabbricazione estera. Nel primo semestre dell’anno il mercato delle trattrici registra in Russia un vero crollo (-45% circa), che rappresenta una battuta d’arresto per le industrie costruttrici ma anche per l’economia agricola del Paese che smette di investire nell’innovazione.
Chiudiamo con una domanda sul mercato: come si chiuderà il 2015 per l’Italia dei trattori e delle mietitrebbie? Previsioni per il 2016? Si può tracciare un quadro a grandi linee di come chiuderanno il 2015 le attrezzature agricole in Italia?
Le immatricolazioni di trattrici nei mesi di luglio e agosto indicavano una leggera ripresa del mercato nazionale, ma a settembre si è tornati in territorio negativo, e dobbiamo prevedere a fine anno un numero di macchine vendute intorno alle 18mila. Cali più contenuti si dovrebbero avere per le altre tipologie di macchine e per le attrezzature, che in questi anni di crisi hanno comunque registrato decrementi più contenuti rispetto alle trattrici.
Va detto che anche la produzione registrerà un calo significativo (-10% per le trattrici e -4% per le altre macchine agricole) a causa della contrazione dei mercati esteri, soprattutto di quello europeo e americano che costituiscono gli sbocchi tradizionali per le macchine made in Italy. Per il 2016 speriamo in una ripresa su scala “globale”.
Terra e Vita 43/2015 L’Edicola di Terra e Vita