Suddividere la concimazione del mais in tre fasi, variando le dosi e spostando in avanti il più possibile l’ultimo trattamento è una tecnica valida, anzi ottima, ma la concimazione del futuro, è la fertirrigazione con manichette. Parola di Carlo Grignani, ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee alla facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Torino, che abbiamo interpellato in merito alla soluzione utilizzata da Luciano Lanza (leggi l’articolo) coltivatore innovatore del mantovano che quest’anno ha sperimentato con successo (+2% di resa) una concimazione in tre passaggi e due modulazioni diverse.
Tre dosi, ottima tecnica ma impegnativa
«Si tratta di un’ottima tecnica perché basata sulle curve di crescita del mais – spiega Grignani – nei primi trenta-quaranta giorni successivi alla semina il mais si sviluppa poco quindi la concimazione deve sostenere la pianta, fare in modo che si affranchi e metta solide basi per la crescita successiva. Nei trenta-quaranta giorni che seguono questa prima fase la pianta assorbe i primi cento chili di azoto e nelle settimane seguenti altri duecento chili. Il problema è che molti agricoltori italiani sono un po’ pigri e preferiscono ridurre le lavorazioni piuttosto che aumentarle e anticiparle invece di posticiparle. Per risparmiare e per cercare di scansare gli inconvenienti derivanti dalle piogge alcuni non fanno proprio la sarchiatura».
«Invece il momento ideale per eseguire la sarchiatura è inizio giugno – precisa il docente – quando il mais inizia ad assorbire il massino di azoto, anche perché, una pianta che cresce bene, ancora in agosto assorbe sostanza, quindi, per avere buoni risultati è importante nutrirla correttamente fino a quando è possibile».
Con le gocce precisione, risparmio e sostenibilità
Grignani racconta che i dati sperimentali dimostrano come la traslocazione non sia sufficiente per far crescere in maniera ottimale la pianta, quindi è necessario nutrirla fino all’ultimo momento possibile per entrare in campo. Come noto, la somministrazione di prodotti azotati come l’urea prevede il loro immediato interramento tramite la sarchiatura, per evitare la dispersione dell’ammoniaca.
La soluzione per ottimizzare tutti i processi c’è e si chiama fertirrigazione con manichette: «È una tecnica che prevede un notevole investimento iniziale – avverte Grignani – ma permette di ottenere grandi vantaggi che alla lunga ripagano. Innanzitutto consente di distribuire l’ultima dose di 50-70 Kg per ettaro di concime fino alla maturazione lattea del mais, quindi intorno al 15-20 agosto, cosa che garantisce una migliore resa di granella. Inoltre, si riducono le lavorazioni in campo e le perdite di azoto ammoniacale nell’aria».
Non solo. La fertirrigazione si può eseguire con tecniche di precision farming che permettono di modulare la quantità di sostanza da somministrare in base al colore della coltura, riducendo le quantità e quindi i costi e l’impatto ambientale. Chi è interessato ad approfondire la tecnica della fertirrigazione di precisione può partecipare al workshop organizzato da Nova Agricoltura che si terrà l’11 novembre a Bologna durante Eima International.