Una produzione di 2,5 milioni di bottiglie, una superficie a vigneto di 232 ettari su 369 di proprietà, compresi un centinaio di ettari d’uliveto. Sono i numeri di Librandi, la più grande, la più nota e la più innovativa cantina di Calabria, situata a Cirò Marina (Crotone). Le vigne si estendono tra le colline di Cirò e Strongoli e Rocca di Neto, in vari appezzamenti, e dagli anni Novanta sono al centro di un importante progetto di ricerca, che ha permesso di ottenere risultati interessanti sia in campo scientifico che enologico. Nel 2013, ad esempio, Nicodemo Librandi è stato eletto “Viticoltore dell’anno” dalla guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. Il suo merito: aver realizzato un’opera senza precedenti di ricerca e valorizzazione dei vitigni antichi e autoctoni calabresi, dal Gaglioppo al Pecorello passando per il Mantonico e il Greco bianco. Ben 7 campi sperimentali per 289 varietà sottoposte a studi genetici.
Si tratta in realtà di diverse sperimentazioni che si sono incrociate negli anni, a partire dal 1993. Una ricerca consisteva nella selezione clonale su vitigni autoctoni calabresi come Gaglioppo, Magliocco, Pecorello; oggetto di pubblicazione scientifica. Una seconda ricerca ha permesso di creare una collezione di vitigni antichi, composta da 289 varietà sottoposte a studi genetici, virologici, ampelografici; 28 di queste varietà hanno anche un profilo enologico. Il lavoro è stato descritto nel volume “Gaglioppo e i suoi fratelli”. Un terzo studio ha riguardato 10 diversi portainnesti di magliocco. Altre ricerche hanno permesso invece di creare un campo sperimentale su 3 varietà antiche, magliocco, arvino e gaglioppo, e un campo di 21 portainesti diversi basati un solo clone di gaglioppo.
Oggi Librandi per le sue ricerche collabora con il Cnr di Torino, il Cra di Conegliano Veneto e lo studio Enosis di Donato Lanati. Grazie a questo corpus di analisi sul campo otto cloni di Gaglioppo, dieci di Magliocco e due di Pecorello sono stati iscritti all’albo viticolo nazionale. «Con questo passaggio – può dichiarare oggi soddisfatto Nicodemo Librandi – abbiamo colmato una lacuna di una regione italiana, forse l’unica, che non aveva cloni da selezione iscritti all’albo».