Robot che decontaminano e sanificano ambienti, droni dotati di tecnologia per rilevare la temperatura corporea, sistemi avanzati di riconoscimento facciale e utilizzo dell’intelligenza artificiale. Sono alcune delle armi tecnologiche utilizzate dagli Stati, compresa l’Italia, per difendersi dagli attacchi del Coronavirus e della Peste suina africana (Psa).
Il controllo delle persone e degli animali dislocati in tutto il territorio colpito sfiora i confini della fantascienza.
Droni vs Coronavirus
In Cina orientale, un abitante della città di Nanchino – che era stato a Wuhan senza dirlo a nessuno – ha ricevuto a casa una visita della polizia che lo invitava a misurarsi la febbre e quindi a essere sottoposto alla quarantena. Un cocktail tecnologico fatto di gestione dati, intelligenza artificiale e geolocalizzazione ha individuato il “trasgressore” e lo ha punito.
Nella regione del Guandong, invece, sono spuntati i robot nelle strade che “sgridano” i passanti che non indossano le mascherine, dopo averli individuati attraverso le videocamere; significativo un video di Global China fa vedere un drone che invita un’anziana signora a indossare la mascherina per proteggersi dal Coronavirus.
Nel cielo di Pechino e Shanghai volano da giorni dei droni che, usando i loro speaker, urlano le direttive ai passanti: messaggi cortesi ma fermi su come comportarsi di fronte all’inedita epidemia, mentre altri droni si stanno occupando nell’area di Wuhan, quella con il maggior numero di malati, della distribuzione dei farmaci e delle mascherine.
Anche in Italia esistono droni cosiddetti “cargo” che possono trasportare sangue, tamponi, organi e farmaci e sono pronti ad entrare in servizio per questa situazione di emergenza: ancora in fase sperimentale, ma sono pronti a partire e fare le consegne necessarie, anche nelle zone più remote.
App al passo coi tempi
Anche le app hanno un ruolo di primo piano in situazioni emergenziali come queste. Tra le più recenti, a esempio, una che invia notifiche all’utente nel caso in cui sia entrato in contatto con persone che hanno contratto il Coronavirus; o un’altra, in grado di assegnare, attraverso l’uso dei big data, colori agli utenti per stabilire se possono recarsi in luoghi pubblici (verde) o se è meglio per loro stare in quarantena per una o due settimane (nel primo caso viene utilizzato il colore giallo, nel secondo il rosso).
La parola d’ordine è reinventare
Alcuni gruppi di punta e aziende tech meno note che producono robot per i sevizi di catering, hanno installato negli ospedali i propri macchinari fungendo da assistenti del personale medico, mentre altre hanno creato droni per il rilevamento della temperatura corporea mentre sono in volo.
Le conquiste nel campo delle stampanti 3D sono poi state utili per favorire l’aumento vertiginoso nella produzione di mascherine durante l’epidemia.
La Peste suina africana non è da meno
Sebbene se ne parli meno - forse perché non compromette la salute dell’uomo ma solo quella del suino - anche la Peste suina africana sta dando filo da torcere a molti paesi, in particolare alla Cina.
Si tratta di una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, solitamente letale. Una malattia, per la quale non esistono né cure né vaccini.
Il dilagare del virus ha creato forte preoccupazione in Occidente lo scorso autunno e, per anni, anche in Sardegna. Oggi, la diffusione della Psa su tutto il territorio internazionale è davvero allarmante.
La Cina, in particolare, ha avuto e sta avendo ripercussioni drammatiche: la scorsa primavera l’influenza ha colpito 200 milioni di capi nella Repubblica popolare con perdite di produzione medie del 30% e punte del 50% in alcune regioni (secondo le stime di Rabobank). Il focolaio ha ucciso metà della popolazione suina cinese quest’anno, causando un aumento vertiginoso del prezzo della carne suina. Inoltre sono stati molti gli abbattimenti di suini al fine di limitare la diffusione dell’epidemia.
Il paese, essendo il primo produttore di suini a livello mondiale e una risorsa strategica sia per l'occupazione che per la sicurezza alimentare, ha dichiarato l’emergenza nazionale; un'epidemia prolungata potrebbe causare un'impennata dei prezzi e un consistente danno all’export di Pechino.
Parallelamente
E se Peste suina africana e Covid-19 stanno provvedendo a mettere in ginocchio l’economia di un paese, c’è anche chi ha pensato di poterci costruire un business.
Nei mesi scorsi, un aeroporto cinese si è trovato coinvolto nel fuoco incrociato di una bizzarra battaglia tra allevatori di suini e bande criminali. Lo scorso dicembre, i sistemi di navigazione hanno iniziato a fallire sui voli in entrata e in uscita dall’aeroporto di Harbin mentre sorvolavano la contea di Zhaozhou. Le autorità hanno in seguito rintracciato la causa del disturbo: un dispositivo anti-drone non autorizzato installato in un’azienda suinicola con l’obiettivo di impedire ai criminali di usare i droni per far cadere oggetti infetti da influenza suina. Proprio così, c’è chi ha pensato di sfruttare questa drammatica situazione per guadagnarci qualcosa: alcune bande criminali hanno utilizzato droni per far cadere oggetti infetti su suini sani. Le bande hanno poi acquistato a buon mercato gli animali infetti dagli allevatori e rivenduto gli stessi suini spacciandoli per sani, ottenendo, ovviamente, un notevole e illecito guadagno.
Face id anche per i suini
Così, per trovare un’alternativa ai dispositivi anti drone e aiutare gli allevatori, i giganti dell’hi-tech cinese stanno proponendo sistemi che, grazie ad algoritmi di riconoscimento facciale basati su intelligenza artificiale e big data, promettono di aiutare gli allevatori non solo a identificare precocemente gli animali malati permettendo di isolarli tempestivamente, ma anche di abbattere i costi di alimentazione, aumentare i tassi di riproduzione riconoscendo l'entrata in calore delle scrofe e contenere le morti accidentali.
A partire dallo scorso febbraio, centinaia di milioni di suini cinesi vengono esaminati da sistemi di intelligenza artificiale per monitorare la loro salute.
JD.com, la rivale cinese di Amazon e pioniere nei sistemi di riconoscimento facciale e nella consegna con droni, sta perfezionando un software in grado di identificare un animale malato e suggerire alcune possibili cause in un allevamento della provincia di Hebei, intorno alla capitale, in collaborazione con l'Università di Pechino. L'azienda ha spiegato che gli algoritmi dedicati agli animali sono analoghi a quelli usati per l'uomo e, una volta identificato un capo affetto, il sistema informa l'allevatore direttamente sullo smartphone suggerendo un trattamento.
AliBaba combina i sistemi di riconoscimento facciale con dei wearable dotati di sensori che permettono di tracciare tutte le attività dell'animale già utilizzati dal Tequ Group, uno dei maggiori produttori nazionali, nei suoi allevamenti del Sichuan nel Sud Ovest del paese.
Nel gioco sono entrate anche aziende più piccole che a Guangzhou, nel Sud del paese hanno già presentato il prototipo di allevamento di suini del futuro e sta sviluppando un database con milioni di immagini di musi di suino prezioso per il machine learning.