Dalle scelte agronomiche alla meccanizzazione, dalla raccolta allo stoccaggio del foraggio fino alla composizione della razione e alla mungitura. Il 16 maggio durante Nova Fienagione scopriremo i segreti dell'azienda Bonlatte, nel comprensorio del Parmigiano Reggiano
Fieno di qualità per produrre latte con caratteristiche organolettiche di altissimo livello, necessarie affinché il liquido bianco possa essere trasformato nella Dop più famosa dell’agroalimentare italiano: il Parmigiano Reggiano. La seconda edizione di Nova Fienagione, che si terrà mercoledì 16 maggio nei medicai della cooperativa agricola Bonlatte a Manzolino di Castelfranco Emilia (Mo), permetterà ai partecipanti di compiere un percorso completo attraverso la filiera del re dei formaggi: dal campo allo stoccaggio del fieno, fino alla razione in stalla.
Organizzata da Edagricole in collaborazione con la Soc. Coop. Agricola Bonlatte di Castelfranco Emilia, il Crpa di Reggio Emilia e Progeo, la giornata in campo inizierà con una rassegna di macchine e tecnologie di ultima generazione per eseguire tutti i lavori necessari alla fienagione: sfalcio-condizionamento, ranghinatura, andanatura, raccolta, pressatura e movimentazione balle. Si potranno vedere esposte e al lavoro tutte le attrezzature della filiera del foraggio: falciatrici, falciacondizionatrici voltaforaggio, ranghinatori, andanatori, presse, big baler, trattori, sensori di umidità, carri autocaricanti, telescopici, caricatori, delle aziende più importanti del settore come Trelleborg, Argo Tractors, Kuhn, Kverneland, Maschio, Mascar, Manitou, Merlo, Fella, Clim.Air 50, Claas, Roc, Agrimarsica 2 (distributore per l’Italia del marchio polacco Samasz) e Manifatture Norberto Pardini. Ci sarà anche una sezione dedicata alla pesatura e all’analisi Nir dei foraggi.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo offerto dagli organizzatori, tavola rotonda dove tre dei principali esperti della materia discuteranno di raccolta, qualità e utilizzo del foraggio. Sono Fabrizio Ruozzi tecnico Crpa, Andrea Formigoni dell’Università di Bologna e Marco Nocetti, responsabile del servizio tecnico del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Infine, dalle 15.45 alle 17, visite guidate alle strutture produttive del grande allevamento di bovine da latte “Oppio”, della cooperativa Bonlatte.
Bonlatte, un’azienda moderna e redditizia
Mille e cento ettari di superficie agricola coltivata a medica, grano e sorgo, di cui 300 gestiti direttamente e 800 dai 15 soci conferitori, due allevamenti di bovine per un totale di quasi 2.900 capi, che producono 135mila quintali di latte all’anno e un caseificio aziendale dal quale escono 28mila forme di Parmigiano Reggiano ogni 12 mesi, tutte commercializzate da Parmareggio. Trentasei i dipendenti, più otto tra tecnici, amministrativi, il casaro e la moglie, coordinati dal presidente Albizzo Zaccaria. Questi i numeri essenziali per tracciare il profilo della cooperativa agricola Bonlatte di Castelfranco Emilia, esempio virtuoso di gestione dell’azienda agricola in maniera innovativa e sostenibile. Grazie alla tecnologia produce e somministra ai bovini un foraggio di alta qualità che garantisce un latte con standard organolettici elevati. «Tutta la superficie agricola rientra nel comprensorio del Parmigiano Reggiano – spiega il tecnico Antonio Genovese – in totale i soci producono e conferiscono 90mila quintali di foraggio, che coprono l’intero fabbisogno per l’alimentazione dei capi, a esclusione della parte proteica che acquistiamo da Progeo e del mais». I vari componenti della razione per le bovine sono conservati in quattro silos metallici e dieci silos in vetroresina dove si trovano i cereali schiacciati e macinati. Otto i fienili.
Con i tecnici dell’azienda emiliana andiamo a scoprire i segreti della gestione agronomica e zootecnica, essenziali per produrre un foraggio e poi un latte di qualità, capace di remunerare in modo soddisfacente agricoltori e allevatori.
La gestione della fienagione
I medicai di Bonlatte non sono irrigui, il ciclo medio è di cinque anni, quelli dove si svolgeranno le prove delle macchine durante Nova Fienagione sono al quarto anno di produzione. «Facciamo una fienagione tradizionale sul campo ed eseguiamo quattro tagli l’anno – racconta Genovese – il primo intorno al 25 aprile, l’ultimo la prima settimana di settembre». Le lavorazioni, dalla preparazione del terreno allo stoccaggio del fieno, sono eseguite in conto terzi dalla cooperativa Cmla Samoggia, che è anche un socio conferente di Bonlatte. Il parco macchine è composto da tre falciacondizionatrici, 4 voltafieno e 5 ranghinatori Kuhn, di questi ultimi, tre sono ad andana centrale, uno ad andana doppia e uno, il più recente, a tappeti. Due le presse (New Holland), dotate di sensori per misurare l’umidità del raccolto, che producono balle quadrate. Sempre New Holland le quattro trattrici con forca e i tre movimentatori telescopici. Due trattori sono dotati di guida satellitare.
«Il prossimo passaggio sarà il controllo da remoto di tutti i parametri di campo – spiega Daniele Manfro di Cmla Samoggia – in questo modo potremo conoscere con notevole precisione le caratteristiche del raccolto, in modo da poterlo stivare per lotti omogenei in base a queste e poi andare a comporre le razioni in maniera rapida a seconda delle esigenze dei capi». Oggi il campionamento è manuale, ma il risultato non cambia.
«Diserbiamo il primo anno se notiamo la presenza di parassiti anomali – dice il responsabile di campagna Enrico Manni – eseguiamo una concimazione a base azotata con due quintali di prodotto per ettaro. Dopo il primo taglio facciamo uno o due rivoltamenti. In seguito prepariamo l’andana per poi eseguire la pressatura. Lo sfalcio avviene con una macchina dotata di condizionatori a rulli di gomma: non eseguiamo tagli con coltelli nella fase di pressatura, perché utilizziamo il carro unifeed».
Nei terreni di Bonlatte si impiega il metodo ombelicale per l’interramento dei liquami di concimazione che permette di contenere l’emissione degli odori in atmosfera. In questo modo si può distribuire il liquame in maniera uniforme per fertilizzare prima delle semine. Si chiama ombelicale perché l’estirpatore Doda a 5 ancore trascina un tubo come fosse un ombelico, all’interno del quale, attraverso una stazione di pompaggio, arriva il liquame da spargere.
Al momento della raccolta ogni partita di fieno viene campionata dal laboratorio Artest di Modena per stabilire la composizione analitica della razione: umidità, proteine, ceneri, fibra (Adf, Ndf, ecc.), amido, sostanza secca e vitamine.
«In base a queste caratteristiche – sottolinea Genovese – il socio può vedersi riconosciuto un premio nella quotazione del prodotto». Alla raccolta l’umidità deve essere inferiore al 25%, poi il fieno viene stivato e lasciato fermentare in modo naturale per 60 giorni. Quando arriva alla bocca degli animali l’umidità è scesa al 12%.
Stalle confortevoli e moderne
Due le stalle di Bonlatte: l’azienda Castello e l’azienda Oppio, ubicate a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra, sempre nel comune di Castelfranco Emilia. Nella prima sono stabulate tutte Frisone italiane iscritte a libro genealogico: 736 in mungitura e 87 in asciutta. Al Castello ci sono anche 295 vitelle sotto l’anno di vita e 117 oltre l’anno, più 46 vitelli maschi, per un totale di 1.399 capi. Gli animali di questa razza sono più produttivi, ma anche più delicati e difficili da gestire. Nella seconda troviamo gli incroci (a tre vie, tra Frisone, Svedesi e Montbeilard), di cui 541 in mungitura e 98 in asciutta. Nell’allevamento Oppio stabulano anche 356 vitelle sotto l’anno di vita e 122 con oltre un anno, più 31 vitelli maschi, per un totale di 1.478 vacche.
Le razioni somministrate sono due, una per le vacche da latte (che rispetta i parametri del disciplinare di produzione del Parmigiano Reggiano) e una per le bovine nel pre e post parto. La composizione dell’unifeed è realizzata in collaborazione con i tecnici dell’Università di Bologna, coordinati da Andrea Formigoni. Per i capi in piena lattazione si preferisce fieno di graminacee e fieno di medica, con qualche piccola variante per quelli a fine lattazione e in asciutta.
L’alimentazione è di precisione grazie a computer di bordo di Dinamica Generale applicati ai carri unifeed della ditta Storti.
Per otto mesi l’anno le vacche in asciutta possono usufruire di un pascolo esterno di un ettaro di superficie per potersi muovere liberamente. Inoltre, le stalle sono dotate di un impianto di ventilazione e di bagnatura per ridurre al minimo lo stress da calore e preservare quantità e qualità del latte prodotto anche nei periodi più caldi dell’estate. «Lo scorso anno siamo arrivati anche a sei cicli di bagnatura al giorno – fa notare il tecnico di Bonlatte – senza questo accorgimento la produzione può calare anche del 20%».
Due gli impianti di mungitura: uno a spina di pesce da 32 posti all’Oppio e uno a giostra da 40 postazioni al Castello. Con la giostra si possono mungere dalle 140 alle 200 vacche all’ora. Tre gli addetti all’impianto, due all’ingresso e uno all’uscita. Il tempo di mungitura nell’impianto a giostra è di circa 4 ore: prima si mungono le primipare, poi un primo gruppo di pluripare, quindi un secondo gruppo di pluripare meno performanti, infine le stanche, vacche prossime all’asciutta.
Anche la qualità del latte è controllata di frequente, una volta alla settimana: «Il nostro latte ha una media di caseina del 2,79% – specifica Genovese – le cellule somatiche sono 230mila per millilitro, 3,67% il grasso».
A Bonlatte un filo immaginario unisce il campo di medica alla stalla e al caseificio: l’innovazione tecnologica, la cura delle pratiche agronomiche e la precisione di tutte le azioni, possibile grazie all’attenta valutazione dei dati. Un vero e proprio modus operandi virtuoso che permette di creare valore per l’intera filiera. Il 16 maggio scopriremo ancora più nel dettaglio queste pratiche: non mancate.