Risparmio idrico nel pomodoro con i sensori collegati in rete

sensori
Decine di aziende coinvolte in tutta la Pianura Padana. Unico obiettivo l’efficienza irrigua. Ma il guadagno si vede anche nelle produzioni

Pianura Padana, 560 produttori di pomodoro da industria associati. È il Consorzio Casalasco, nato nel 1977 e oggi uno dei maggiori gruppi per private label in Europa e nel mondo, con oltre 550mila tonnellate di pomodoro fresco trasformato, destinato a marchi propri e a marche internazionali, per creare ingredienti, sughi e condimenti pronti per lo scaffale. Quando i volumi sono così grandi diventa importante chiedersi, per una realtà come Casalasco, quali siano le azioni utili per affrontare con efficacia i problemi del nostro tempo, come quello della gestione intelligente della risorsa idrica. Proprio per questo, da ormai cinque anni, il consorzio ha attivato un progetto che prevede l’installazione, nelle sue aziende, di sensori di umidità del suolo e il loro collegamento in rete per offrire ai coltivatori consigli irrigui su misura. Mattia Damiani, tecnico agronomico di Casalasco, segue il progetto e ci spiega in cosa consiste.

Damiani, di che tecnologia si tratta?

È un sistema di monitoraggio automatico dello stato idrico del terreno. La stazione è composta da due sensori di umidità montati a più livelli di profondità: uno a 15 cm, l’altro a 30. L’azienda che ci fornisce il servizio e con cui abbiamo collaborato per la realizzazione è la Digiteco di Bologna.

Da dove nasce l’idea?

Come Casalasco sosteniamo i progetti di agricoltura sostenibile. E questo progetto rientra nel tema, dato che il problema della disponibilità dell’acqua è sempre più grave, e ci interroga sul futuro di questa risorsa e sul suo uso sostenibile.

Mattia Damiani
Come funziona?

Ogni sonda include due sensori di umidità del suolo, più quello per la misura della temperatura, che si trova a una profondità 15-20 cm e serve per la compensazione dei dati.

Le sonde hanno all’interno anche una centralina, una batteria che dura per tutta la campagna, un modem con una Sim per inviare i dati e un piccolo pannello fotovoltaico che ne assicura il funzionamento anche in caso di problemi alla batteria, che deve per ovvi motivi rimanere sempre attiva durante i circa due mesi di funzionamento in campo.

Ci sono due sensori di umidità perché all’inizio del ciclo colturale le radici della pianta sono ancora poco profonde: è il momento in cui è più utile guardare al sensore a 15 cm. Con la crescita della pianta, e quindi dell’apparato radicale, all’agricoltore sarà più utile il sensore che si trova a 30 cm di profondità, dove lo stato di bagnatura è più costante. L’agricoltore sa che quando il terreno è asciutto a 30 cm deve per forza irrigare, perché è lì che la pianta “si nutre”.

Montiamo le sonde sulla fila del pomodoro, a un’altezza di circa 60 cm. Questo permette all’agricoltore di fare le lavorazioni in campo senza il rischio di urtarle.

I sensori di umidità, di tipo Watermark, misurano tramite delle resistenze la tensione idrica del suolo in centibar su una scala che va da 0 (sensore saturo, terreno bagnato) a 200 (terreno asciutto). Su questa scala di tensione idrica vengono posizionati i consigli irrigui. E qui c’è l’elemento che ci distingue dalle sonde create da altri produttori: la nostra interfaccia. Ci siamo posti il problema della fruibilità da parte dell’agricoltore, che non sempre ha dimestichezza con le nuove tecnologie. Per questo, abbiamo creato un’app e un sito internet sui quali vengono riportati i dati, tramite un grafico di facile lettura che indica lo stato di bagnatura del suolo.

Abbiamo installato i sensori in molte aziende lungo la Pianura Padana. È facile quindi immaginare come si trovino in terreni diversi tra loro. È per questo che, quando l’agricoltore si logga nella pagina online dove trova i suoi dati, deve specificare la tessitura dei suoi terreni.

Installiamo personalmente le sonde con la presenza dell’agricoltore, e gli forniamo le credenziali per l’accesso alla sua pagina privata dove potrà consultare i risultati della rilevazione, che vengono aggiornati ogni ora. Per sapere quanto e quando irrigare.

Su quanti ettari operano le sonde?

Quest’anno siamo arrivati a coprire 1500 ettari, ma l’idea è quella di estendere il progetto a tutte le nostre aziende.

Quali sono i risultati a livello quali-quantitativo?

Le aziende agricole che utilizzano questo sistema riescono a garantire alla pianta di pomodoro il giusto apporto idrico nel momento più opportuno. Grazie a questa ottimizzazione della risorsa idrica abbiamo notato anche aumenti di produzione e della pezzatura. Oltre a una migliore condizione fisiologica delle piante, che riduce ad esempio il rischio di marciume apicale.

Prospettive per il futuro?

Come detto poc’anzi, abbiamo l’intenzione di coinvolgere tutte le aziende socie. L’estensione di questa risorsa al maggior numero di aziende agricole associate permetterà di sensibilizzare gli agricoltori nel risparmio della risorsa acqua. Continueremo ad accompagnare i nostri agricoltori in questo percorso di modernizzazione.

Risparmio idrico nel pomodoro con i sensori collegati in rete - Ultima modifica: 2022-08-24T16:25:11+02:00 da Alessandro Piscopiello

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