Tradizionalmente, nella gestione fitosanitaria non biologica degli oliveti, la mosca delle olive (Bactrocera oleae) era controllata ricorrendo soprattutto a trattamenti chimici larvicidi posizionati, nella gestione integrata, in base ai risultati delle catture degli adulti con trappole e del monitoraggio dell’infestazione attiva (individui vivi in fase preimmaginale: uova, larve e pupe).
Il prodotto chimico più utilizzato era indubbiamente l’estere fosforico dimetoato, revocato nel 2019, apprezzato per il costo contenuto, l’elevata citotropicità che gli consentiva di raggiungere anche le larve più infossate nella polpa e l’idrofilia che assicurava il suo pressocché totale allontamento dall’olio nell’acqua di vegetazione.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Armi chimiche un po’ spuntate
Con la revoca dell’autorizzazione del fosmet, avvenuta lo scorso anno, i principi attivi attualmente registrati su olivo per il controllo larvicida della mosca delle olive sono solo due.
I prodotti acetamiprid (21 giorni di carenza, massimo 2 trattamenti annui) e flupyradifurone (21 giorni di carenza e un intervento all’anno) agiscono entrambi sul sistema nervoso degli insetti al sito proprio dei neonicotinoidi, come agonisti del recettore nicotinico dell’acetilcolina, e la loro sistemicità ascendente non gli consente comunque una forte capacità di penetrazione nei frutti (citotropicità), certamente non paragonabile a quella del “defunto” dimetoato.
Considerando che le “armi chimiche” contro il fitofago chiave dell’olivo sono piuttosto spuntate, è indispensabile prendere in considerazione metodi di controllo già ampiamente collaudati nel biologico, spostando la lotta da quella prevalentemente larvicida a una adulticida, con l’obiettivo principale di mantenere bassa la popolazione della mosca nell’oliveto al di sotto di accettabili soglie di danno.
Non disponendo di rimedi biologici “abbattenti”, come quelli chimici, il monitoraggio del grado di infestazione attiva può servire per verificare la “tenuta” del metodo ma non per decidere l’intervento che fa effettuato in maniera programmata ed anticipata.
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Le trappole a disposizione
In commercio sono disponibili diverse trappole del tipo attract and kill (letteralmente “attrai e uccidi”) che sfruttano uno o più metodi di attrazione (cromotropica, alimentare e sessuale) da soli o in combinazione tra loro e che eliminano gli insetti attratti con insetticidi, colle o liquidi. La durata del potere attrattivo è generalmente superiore al periodo di suscettibilità della drupa. Queste trappole, quindi, devono essere posizionate prima che le drupe diventino suscettibili o che gli adulti della mosca vengano rilevati nell’oliveto. La maggior parte, inoltre, non sono influenzate da eventuali piogge dilavanti. Un vantaggio delle trappole è che l’insetticida non è mai a diretto contatto con la vegetazione e le drupe.
L’uso di esche attivate con un insetticida da distribuire su fasce della vegetazione è un metodo in uso da tempo ed in commercio ne esistono con diverse possibilità di combinazione tra attrattivo e insetticida. Solitamente si distribuiscono su una fascia della vegetazione, sul lato esposto a sud e sul perimetro esterno dell’oliveto.
Una via di mezzo tra il metodo delle esche distribuite sulla chioma e quello delle trappole attract and kill è costituita da un’esca attivata con spinosad che viene periodicamente distribuita a gocce grosse direttamente sul fogliame ma in piccolissime quantità (circa 5 litri ad ettaro). Lo svantaggio, per tutte le esche distribuite direttamente sulla vegetazione, è che l’applicazione deve essere ripetuta periodicamente, ad intervalli regolari o dopo piogge dilavanti.