Filiera grano duro-pasta, il contratto è garanzia di qualità

filiera grano duro-pasta
I dati del secondo anno di sperimentazione del sistema Fruclass certificano che il grano "di filiera" ha caratteristiche migliori rispetto a quello coltivato in autonomia

Quasi 160mila tonnellate di grano duro analizzate in 40 centri di stoccaggio sparsi in sette regioni italiane. Il 76% della materia prima controllata rientra nei parametri di qualità fissati. Questi i numeri più significativi del secondo anno di sperimentazione di Fruclass. Il sistema, ideato dall’Università degli Studi della Tuscia su impulso delle associazioni della filiera grano-pasta firmatarie del protocollo d’intesa “Filiera grano duro-pasta di Qualità” vuole essere uno strumento per classificare in maniera uniforme il grano duro conferito da agricoltori che aderiscono a contratti di filiera, per premiare chi ottiene determinati risultati in fatto di quantità di proteine (13% o superiore) e peso specifico (pari ad almeno 78 kg/hl).

Nel 2019, primo anno di attività, Fruclass ha testato l’acquisizione di dati relativi a peso, grado proteico, peso specifico, umidità, impurità e Don per circa 77.000 tonnellate coinvolgendo 16 centri di stoccaggio. Le conseguenze della pandemia da coronavirus non hanno aiutato lo sviluppo del sistema, soprattutto al Sud. I risultati della campagna 2020 sono stati illustrati in videoconferenza. Presenti i rappresentanti di Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Assosementi, Cia-Agricoltori Italiani, Compag, Confagricoltura, Copagri, Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d’Italia e i pastai di Unione Italiana Food.

Fruclass, i dati dei test 2020

Il 43% dei volumi testati provengono dalle Marche (66.888 t), il 26% dalla Puglia, il 20% da Veneto ed Emilia-Romagna, il resto da Umbria, Toscana e Lazio. Il monitoraggio aveva l'obiettivo di testare il 10% dei volumi prodotti ed è stato centrato solo in parte. In nove province la soglia è stata raggiunta e superata, in quattro si è andati oltre il 5%, in sei province si è rimasti sotto. Le analisi sono state oltre 11mila. Il 76% del grano sotto contratto testato nel 2020 ha superato entrambe le soglie di qualità fissate (13% di proteine e 78 di peso specifico), contro il 42% di quello coltivato fuori contratto. Non solo. Il grano duro "di filiera" ha una percentuale di proteine superiore dell'1,4% e un peso specifico superiore dello 0,9% rispetto a quello coltivato fuori dalla filiera.

Questi dati confermano l'impegno dei produttori che sottoscrivono i contratti di produzione della della filiera grano-pasta per aumentare la qualità della materia prima. I ricercatori dell'Università della Tuscia hanno anche stilato un elenco di punti da inserire nei futuri contratti di qualità. Come l'utilizzo di seme certificato, l'individuazione di due valori di premialità a seconda dell'andamento climatico dell'annata. Ci sono poi linee guida per la coltivazione, lo stoccaggio e le regole per campionamento e analisi.

Giansanti: sviluppare varietà di grano duro italiane

«Oggi la gran parte delle cultivar di grano duro che si coltivano in Italia sono francesi. Per migliorare ancora di più i nostri grani le sementiere devono lavorare per sviluppare nuove varietà italiane, che si adattino meglio ai nostri areali». Questo il pensiero del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, intervenuto alla presentazione dei dati del sistema Fruclass. «I grani francesi possono dare buoni risultati in certe annate, ma in altre andare molto male – ha ribadito – perché sono pensati per i terreni e il clima francese. Come sappiamo, nell'arco di pochi chilometri può cambiare molto in fatto di tenori proteici. Serve dare una prospettiva ai coltivatori con cultivar italiane che soddisfino anche le richieste dell'industria molitoria e della pasta. Così – ha concluso – potremo anche ridurre la quantità di grano importata».

Cia: velocizzare i pagamenti

«Per migliorare i contratti di filiera bisognerebbe intervenire sulla lentezza dell'amministrazione pubblica – ha fatto notare il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini di Cia agricoltori italiani – se Agea deve ancora pagare i contributi per i contratti di coltivazione della campagna 2017 va a vanificare il lavoro di sensibilizzazione verso i contratti di filiera che noi come associazione facciamo nei confronti dei nostri soci».

Passarini ha comunque apprezzato l'impegno del governo per estendere i contratti di filiera anche ad altre colture cerealicole. «C'è anche da rendere più efficiente il ciclo produttivo, dal campo allo scaffale – ha aggiunto Passarini – penso agli stoccaggi, alla lavorazione, alla logistica e alla commercializzazione. Se a valle la strategia di vendita del prodotto è quella del sottocosto si vanifica tutto il lavoro fatto a monte».

Centri di stoccaggio da ammodernare

Il presidente di Confagricoltura Ascoli-Fermo Mauro Acciarri ha posto l'accento sui centri di stoccaggio del grano. «Sono obsoleti – ha rimarcato – si fa fatica a separare i grani a seconda della qualità. Servirebbero bandi Psr ad hoc per renderli più efficienti e tecnologici».

Filiera grano duro-pasta, il contratto è garanzia di qualità - Ultima modifica: 2020-10-28T17:17:29+01:00 da Simone Martarello

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