La riforma della legislazione forestale è stata approvata definitivamente dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 17 marzo scorso. Si tratta di un decreto legislativo che disciplina in maniera organica tutto il settore della forestazione andando a costituire il Testo unico foreste e mandando in soffitta tutta la precedente legislazione risalente a poco meno di un ventennio.
La nuova legislazione prevede:
- una Strategia forestale nazionale, nuovo strumento di programmazione e pianificazione che avrà durata ventennale;
- il rilancio delle attività della filiera vivaistica forestale nazionale, con posizione centrale del Ministero nel coordinamento stretto tra tutti gli Enti competenti per la raccolta e la divulgazione di dati quantitativi e qualitativi sulle foreste;
- le definizioni chiave, tra cui quella di bosco, valide ai fini dell'applicazione delle norme statali, e delle aree che a bosco sono assimilate;
- criteri minimi uniformi e sostenibili per le attività di gestione forestale, demandando alle singole Regioni il compito di declinarli tenendo conto della ricchezza e varietà degli ecosistemi forestali lungo tutta la Penisola;
- una più stretta disciplina sulla trasformazione di aree boscate in altra destinazione d'uso, mantenendo saldo il principio dell'obbligo di compensazione;
- innovativi principi per facilitare ed incentivare la gestione di superfici forestali accorpate, anche quando i proprietari siano molti e le superfici unitarie piccole e piccolissime.
Favorevoli e contrari
Parere favorevole da parte delle Organizzazioni agricole che ritengono validi gli effetti positivi che deriveranno su ambiente e occupazione.
Secondo Coldiretti-Federforeste: «Fino a 35mila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere da una migliore gestione dei boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari praticamente raddoppiata rispetto all'Unità d'Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari. L'Italia non è mai stata così ricca di boschi, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali, per degrado ed incendi». «Il Testo Unico consentirà anche al settore – spiega Coldiretti - di affrontare quella situazione anomala che vede oggi il nostro Paese importare l’80% del legno da altri paesi, con gli arrivi che nel 2017 hanno raggiunto la quantità di 11,8 miliardi di chili, mentre ogni anno in Italia si utilizza appena il 25% della nuova superficie boschiva. Ciò vuol dire che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 25 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%. Vi sono dunque ampi margini di prelievo per ridurre la dipendenza dall’estero senza intaccare il patrimonio nazionale e rimediare a un paradosso che vede oggi l’industria italiana del legno leader in Europa, ma con legna che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania».
Anche l'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari afferma: «Erano cento anni che il mondo della forestazione aspettava una legge quadro che riordinasse la disciplina». Il testo, evidenzia però l'Alleanza «non è certamente un decreto perfetto poiché frutto di tanti compromessi, ma riteniamo un importante passo in avanti il fatto che si sia provveduto ad una armonizzazione della materia».
«Il governo ha accolto la nostra sollecitazione di varare in via definitiva il ‘Testo Unico in materia di foreste e filiere forestali’, fondamentale per il recupero, la valorizzazione ed il rilancio dei boschi italiani. Con la sua entrata in vigore si potrà attuare una gestione attiva, continua e sostenibile del patrimonio boschivo, coniugando gli aspetti economico-produttivi con quelli ambientali-protettivi». Lo sottolinea Confagricoltura che ricorda che il Testo Unico è nato dal lavoro collegiale delle organizzazioni della filiera Bosco-Legno, delle regioni e dei ministeri Politiche agricole, Ambiente e Beni culturali. Concluso l’’iter parlamentare, si attendeva il varo del governo che Confagricoltura aveva sollecitato temendo che venissero vanificati gli sforzi comuni posti in essere per la sua definizione.
Critiche al Testo Unico Foreste sono arrivate invece da alcune associazioni ambientalistiche che temono che si possa sdoganare il disboscamento selvaggio in aree così delicate. Per questo un appello di oltre 40 associazioni ha chiesto al presidente Mattarella, con una lettera, di non firmare lo schema di decreto legislativo «che presenta gravi punti che devono essere modificati, previo confronto con le associazioni di difesa ambientale».
«Il testo presenta inesattezze scientifiche – scrivono i presidenti di Italia Nostra Toscana e Lazio, tra i firmatari della missiva – come il principio che la gestione attiva sia l’unico strumento di conservazione del bosco. Apre al taglio per biomasse, spacciandolo per gestione sostenibile, e ignorando l’inquinamento che determinano».
Legambiente ha dichiarato in maniera interlocutoria che il provvedimento rappresenta un primo passo importante per sviluppare una politica nazionale efficace e coordinata del patrimonio boschivo e fornire alle Regioni un indirizzo e un quadro di riferimento chiari.
«Il Testo unico forestale – commenta Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente – che non mette in discussione gli attuali livelli di tutela ambientale e paesaggistica, riconosce il patrimonio forestale nazionale, che ammonta a 11,8 milioni di ettari pari al 39% del territorio nazionale, come parte del capitale naturale nazionale e come bene di interesse pubblico, e al contempo promuove la gestione forestale sostenibile del nostro patrimonio forestale che garantisce una gestione del bosco che consente sia un suo utilizzo produttivo che il mantenimento della biodiversità. Ora, molto dipenderà dal modo in cui saranno scritti i decreti attuativi e da come questi garantiranno che le norme regionali siano coerenti con la prospettiva indicata dal Testo».
WWF e strategia forestale europea
Il WWF osserva come nel Testo Unico non emerga con chiarezza e in modo organico quanto invece viene richiesto dalla Strategia Forestale Europea (SFE) sulla tutela delle foreste e sul miglioramento dei servizi ecosistemici:
a) le foreste offrono servizi ecosistemici e un ricchissimo patrimonio di biodiversità e richiedono una maggiore protezione perché sono esposte a numerose pressioni, tra cui vengono menzionate la frammentazione degli habitat, la diffusione delle specie alloctone invasive, i cambiamenti climatici, la scarsità d’acqua, gli incendi, le tempeste e gli organismi nocivi;
b) la protezione delle foreste dovrebbe essere volta a preservare, migliorare e ripristinare la resilienza e multifunzionalità degli ecosistemi forestali come cuore pulsante dell’infrastruttura verde dell’Unione Europea che offre servizi ambientali e materie prime.
Sempre nella Strategia Forestale Europea si chiede agli Stati membri, tra l’altro, di preservare e migliorare le superficie boschive al fine di garantire la protezione del suolo e una regolamentazione quantitativa e qualitativa delle acque, grazie a pratiche sostenibili; dare attuazione al Piano strategico per la biodiversità 2011-2020; rafforzare la conservazione del patrimonio genetico delle foreste (diversità delle specie arboree) e la diversità intraspecifica e all’interno delle popolazioni. Questioni su cui Testo Unico delle Foreste non dà risposte sufficienti.
Infine il WWF osserva come, nella formazione del Testo Unico, ossia prima che il testo approdasse alle Camere, non ci sia stato un momento partecipativo adeguatamente allargato. Non è stato sufficientemente approfondito il confronto reale con i portatori di interessi generali, diversi da quelli particolari attinenti alla materia. Una maggiore partecipazione avrebbe consentito una migliore definizione degli obiettivi, aprendo così la strada ad una Strategia Forestale Nazionale capace di coniugare le fondamentali esigenze di tutela del patrimonio forestale con un suo utilizzo corretto e effettivamente sostenibile, conclude il WWF.