La bolla del pesco, causata dal fungo ascomicete Taphrina deformans, è la malattia che segna la ripresa delle attività di protezione del pescheto in quanto il patogeno all’inizio della primavera riprende la sua attività patogenetica.
L’elevato adattamento di questo fungo alla pianta ospite fa sì che questa fase coincida esattamente con la ripresa dell’attività vegetativa delle piante (fase fenologica di “rottura delle gemme”) permettendo al patogeno di trovare i primi tessuti vegetali suscettibili. Quando le gemme si aprono mettendo a nudo i primi tessuti verdi e le piogge o le nebbie prolungate assicurano una bagnatura di almeno 15 ore con una temperatura fra 5 e 15 °C, il fungo germina e penetra causando infezione. Questa sarà tanto più grave quanto più esteso sarà il periodo di umettazione, e i sintomi della malattia se la temperatura non sale sopra i 20 °C, compariranno dopo 14-20 giorni dall’evento infettivo.
Due fasi di contenimento
Il contenimento della bolla può avvenire in due fasi ben distinte. Una fase autunnale-invernale, a partire dalla caduta delle foglie, e una alla ripresa vegetativa in primavera. La prima è importante per ridurre il potenziale inoculo del fungo, che si redistribuisce sulla pianta grazie al un suo adattamento saprofitario. In questa fase l’utilizzo dei Sali di rame rimane l’opzione migliore. Da tenere presente che, in quanto principio attivo ricadente nel gruppo dei “Candidati alla sostituzione” in base al Reg. Ue 1107/09, la quantità di sali rame che può essere distribuita all’anno è pari a 4 kg di ione Cu/ha all’anno.
La difesa all’inizio della primavera risulta tuttavia fondamentale. In questa fase è necessario individuare il momento esatto in cui le piante diventano suscettibili all’infezione fungina. Tale momento non è semplice da individuare in quanto la rottura delle gemme avviene scalarmente nel tempo (vi possono essere anche 2-3 settimane di differenza). Inoltre, una ulteriore difficoltà è data dal fatto che in uno stesso appezzamento vi possono essere diverse varietà di pesco con comportamento fenologico diverso.
Pertanto, all’atto pratico, non appena le gemme iniziano a rigonfiarsi è buona norma monitorare il pescheto per determinare quando almeno un terzo del pescheto presenti porzioni apicali visibili. Considerando che nessun fungicida è in grado di svolgere una attività curativa nei confronti di T. deformans, l’eventuale trattamento deve essere posizionato il più vicino possibile alla pioggia considerata infettante, prima della germinazione delle spore e la loro penetrazione all’interno dei tessuti vegetali.
Se poi le condizioni climatiche permangono fresche e piovose, può essere necessario intervenire con un secondo trattamento a distanza di 2-3 settimane dal precedente fino alla fase di caduta petali. Da questo momento in poi e per altre tre settimane circa, saranno i giovani frutticini (specialmente nel caso delle nettarine) in accrescimento ad essere minacciati da questa malattia.
Tutti i prodotti ammessi
I fungicidi più efficaci da utilizzare in questa fase sono captano, ziram (massimo 1 applicazione/anno), mancozeb (massimo 2 applicazioni all’anno) fra i prodotti di copertura che complessivamente non possono essere utilizzati più di 5 volte in un anno.
Fra i principi attivi endoterapici si può fare affidamento su dodina e i fungicidi appartenenti alla famiglia chimica degli IBE, difenconazolo e tebuconazolo (in associazione con zolfo). Questi ultimi, complessivamente, possono essere impiegati fino a 4 interventi all’anno, ma il numero di trattamenti per tebuconazolo e difenconazolo è ridotto a 2 all’anno, così come anche quelli relativi alla dodina.
Fra i fungicidi ad azione di copertura il captano presenta, in confronto a ziram, una maggiore persistenza. Ziram può essere utilizzato una sola volta, ma fra Ditiocarbammati e Captano possono essere eseguiti fino a 4 trattamenti all’anno.