Per una corretta impostazione della fertilizzazione del cavolfiore è necessario considerare diversi parametri, tra questi: esigenze pedologiche, asportazioni e cinetica di assorbimento dei nutrienti, durata del ciclo colturale, disponibilità nel terreno di elementi nutritivi, cultivar adottata e sua produttività, modalità di messa a dimora (semina o trapianto). In questo modo è possibile pianificare gli apporti nutritivi senza generare inutili eccessi o carenze.
Esigenze pedologiche
Il cavolfiore richiede suoli dotati di una elevata capacità di ritenzione idrica, necessaria per una regolare disponibilità di acqua, soprattutto nel periodo estivo, e di una buona permeabilità, al fine di evitare i ristagni nel terreno, a causa dell’elevata sensibilità della coltura all’asfissia radicale. In genere i suoli più idonei sono quelli limosi, anche leggermente argillosi, purché profondi, permeabili, ricchi di materia organica. Il pH ottimale è compreso fra 6,5 e 7,5; in presenza di valori del pH inferiori a 6,5, infatti, aumentano le possibilità di attacco da parte dell’ernia del cavolo e di carenza di molibdeno, mentre nei suoli a pH superiori a 7,5 si accentuano i rischi di carenze di microelementi, soprattutto di manganese e boro.
É mediamente sensibile alla salinità: fino a una conducibilità elettrica dell’estratto di saturazione del terreno (ECe) di 2,8 mS/cm non risente effetti negativi; con ECe = 3,9 mS/cm si ha una riduzione della produzione del 10%; con ECe = 5,5 mS/cm si stima una riduzione della produzione del 25%; con ECe = 8,2 mS/cm del 50% e con ECe = 13,7 mS/cm la produzione è totalmente compromessa.
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