Al via Funky Tomato, un progetto di filiera contro lo sfruttamento

Funcky Tomato
Sottoscritto a Scampia (Na) il contratto di rete che segna la nascita di una comunità basata su un'economia solidale. Attraverso le buone pratiche agronomiche e percorsi lavorativi di riscatto sociale, vuole dare valore ai prodotti coltivati nei beni agricoli sequestrati alla camorra

Inserimento lavorativo di ex detenuti e minori a rischio, dignità del lavoro contro ogni sfruttamento, valorizzazione delle produzioni del Mezzogiorno, tutela dell’ambiente e promozione di un cibo sano. Con queste premesse è stato sottoscritto, a Scampia, periferia nord di Napoli, il contratto di rete Funky Tomato. Un accordo che segna la nascita di una comunità economica solidale che, attraverso le buone pratiche agronomiche e la definizione di percorsi lavorativi di riscatto sociale, vuole dare valore ai prodotti coltivati nei beni agricoli sequestrati alla camorra.
Per la campagna 2018 sono stati prodotti 5mila quintali di pomodori biologici che sono stati trasformati a Buccino, in provincia di Salerno e che provengono dalla Puglia (filiera etica La Fiammante e OP Mediterraneo) e dal fondo rustico Amato Lamberti di Chiaiano, a Napoli, un bene confiscato.

I firmatari

I firmatari del contratto sono Funky Tomato, filiera di produzione di trasformati di pomodoro; Cooperativa (R)esistenza che è attiva a Napoli nel campo dell’agricoltura sociale attraverso la gestione e la valorizzazione del fondo rustico “Amato Lamberti” bene agricolo della città di Napoli confiscato alla camorra; La Fiammante, azienda campana che da oltre 50 anni si occupa della produzione di conserve alimentari; e Storytelling Meridiano, piccola realtà artigiana nata dalla ricerca sull’innovazione sociale nel settore agroalimentare.

Una filiera fatta di soggetti passivi

«Funky Tomato è un progetto di ricerca che guarda alla semplificazione delle relazioni di filiera come strumento fondamentale per contrastare lo sfruttamento. Nella nostra filiera, infatti, sono presenti come attori anche quelli che, normalmente, sono ritenuti soggetti passivi, come il consumatore e il lavoratore», spiega Paolo Russo di Funky Tomato.

Funcky TomatoPer Ciro Corona, della cooperativa (R)esistenza, «il contratto di rete è la sintesi di tutto ciò in cui crediamo: promozione e valorizzazione di un bene confiscato, riappropriazione della nostra cultura culinaria, inserimento sociale di detenuti e migranti e soprattutto la creazione di figure professionali retribuite».

«L’incontro con Funky Tomato - spiega Francesco Franzese, Ceo di ICAB La Fiammante - nasce sul piano della lotta al caporalato e alle economie che prosperano sulla pelle degli agricoltori. Siamo legati anche dalla condivisione della necessità di sensibilizzare i consumatori e attuare meccanismi di disintermediazione che possano contrastare le attuali anomalie del sistema distributivo, come il “sottocosto”, che finiscono per schiacciare la filiera e la qualità del cibo».

Il ricavato finanzierà una piattaforma editoriale

Il ricavato della vendita (in parte già avvenuta, grazie al meccanismo virtuoso del pre-acquisto dei prodotti) servirà a finanziare la nascita di una piattaforma editoriale che intende promuovere una nuova narrazione del cibo e delle filiere agroalimentari, attenta agli impatti sociali e all’ambiente.

Al via Funky Tomato, un progetto di filiera contro lo sfruttamento - Ultima modifica: 2018-11-22T17:53:36+01:00 da Sara Vitali

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome