È ancora l’oidio a preoccupare i viticoltori

Grave attacco di oidio su grappoli di Montepulciano in provincia di Pescara (luglio 2020)
Per il terzo anno consecutivo le condizioni climatiche primaverili hanno innescato pesanti infezioni di oidio della vite in tutta l'Italia centrale. Le strategie di difesa in base alle varietà utilizzate e le condizioni dei vigneti

La fase fenologica della vite in Italia centrale (allegagione-acino pepe, a seconda della cultivar) unita al clima, ancora una volta favorevole all’oidio della vite, impongono una attenzione particolare nei confronti di tale patologia.

Per il terzo anno consecutivo, le condizioni climatiche che si verificano dal germogliamento all’allegagione nel Centro-Sud Italia, caratterizzate da temperature elevate, assenza pressoché totale di precipitazioni, frequente ventosità, sono ottimali per lo sviluppo dell’oidio (Erysiphe necator o Oidium tukeri).

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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È utile conoscere il vigneto

Esso colpisce tutti gli organi della pianta: foglie, infiorescenze, tralci e grappoli. È una tipica malattia policiclica, ossia in grado di portare a termine numerosi cicli di infezione, con andamento modesto nella fase iniziale per poi progredire in maniera esponenziale. La diffusione e la severità della malattia dipendono dalla quantità di cleistoteci prodotti dalle infezioni tardive verificatesi nell’autunno dell’anno precedente e le infezioni ascosporiche possono avvenire già dalla fine di aprile.

La conoscenza del vigneto aiuta nel controllo della malattia. Le infezioni primarie compaiono, infatti, in focolai isolati e, in genere, sono localizzate in zone del vigneto dove vi era la pressione della malattia più elevata nell’anno precedente. È fondamentale, quindi, osservare attentamente sia le foglie sia i grappolini in fase di accrescimento per individuare subito l’eventuale presenza del fungo.

La pericolosità della malattia è differente tra le cultivar a bacca rossa e quella a bacca bianca. Per le prime l’invaiatura rappresenta una fase limite, in quanto l’aumento delle sostanze polifenoliche inibisce lo sviluppo del fungo. Per le uve bianche, invece, sia la diffusione sia la severità della malattia può evolvere anche su grappolo invaiato.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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I trattamenti vanno ben calibrati

La fase di fine fioritura-allegagione è una fase molto delicata in quanto i giovani acini neoformati non hanno ancora ricevuto trattamenti chimici di copertura. Altra fase critica è quella di acino pepe-acino pisello in quanto gli acini sono poco vascolarizzati e, pertanto, occorre utilizzare prodotti di contatto con elevata affinità nei confronti delle cere.

Necrosi reticolari su tralcio di Chardonnay in provincia di Chieti (luglio 2021)

Gli interventi che si eseguono in questa fase fenologica sono, quindi, indirizzati alla protezione del grappolo. È opportuno, quindi, rendere i grappoli ben esposti ai trattamenti mediante una sfogliatura con asportazione di qualche foglia al di sotto del grappolo non ritenute funzionali ad una crescita vegeto-produttiva ottimale. È utile verificare l’efficacia della distribuzione dei prodotti sui grappoli con il posizionamento di qualche cartina idrosensibile nel vigneto.

I principi attivi indicati in tale fase sono: Cyflufenamid, Metrafenone, Pyriofenone, Proquinazid, Fluxapyroxad. Nelle zone a basso rischio, e unicamente in assenza di infezioni in atto, possono essere utilizzate le strobilurine.  Ampia anche la gamma di prodotti utilizzabili in agricoltura biologica nei confronti dell’oidio su vite: zolfo, bicarbonato di potassio, Ampelomyces quisqualis, Bacillus pumilis, Olio essenziale di arancio dolce, Geraniolo, Timolo, Laminarina, Cerevisane, COS-OGA.

È ancora l’oidio a preoccupare i viticoltori - Ultima modifica: 2022-06-20T09:12:25+02:00 da K4

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