Innovazione tecnologica per un fieno di qualità necessario a produrre un latte di qualità. Anche quest'anno in tanti hanno partecipato a Nova Agricoltura Fienagione, all'azienda Valserena di Gainago di Torrile (Pr), per vedere da vicino il meglio dell'offerta di macchine e attrezzature per sfalcio, arieggiamento, andanatura, raccolta, pressatura, movimentazione ed essiccazione del foraggio
Tagliare il foraggio al momento giusto e nel modo corretto per favorire l'essiccazione e il mantenimento delle sue caratteristiche nutrizionali. Impostare l'altezza di taglio ideale per preservare gli organi riproduttivi della pianta e favorire i ricacci per gli sfalci successivi. Farlo in tempi rapidi anche in terreni irregolari. E poi, altrettanto velocemente, andanare, imballare, raccogliere, essiccare, e stoccare il fieno per far arrivare alle bocche delle bovine da latte una razione che assomigli il più possibile a quella che assumerebbero se pascolassero. Tutti passaggi necessari per ottenere un latte con caratteristiche organolettiche elevate, necessarie a produrre formaggi di qualità come il Parmigiano Reggiano.
Come? Con le macchine e le tecnologie più evolute per la fienagione presenti oggi sul mercato che i circa cinquecento partecipanti alla terza edizione di Nova Agricoltura Fienagione hanno visto al lavoro nei medicai dell'azienda agricola Valserena a Gainago di Torrile (Pr). Ma non solo. Anche con gli strumenti digitali per misurare le caratteristiche del fieno e le buone pratiche agricole, la corretta essiccazione e stoccaggio delle balle, i giusti miscugli per i foraggi e i sensori applicati alle vacche per monitorare il loro stato di salute. Di tutto questo si è parlato durante la giornata in campo organizzata da Edagricole in collaborazione con il Crpa di Reggio Emilia, FederUnacoma, Cai, il consorzio del Parmigiano Reggiano e il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
Un viaggio nell'innovazione a tutto campo, elemento fondamentale per l'agricoltura moderna che deve coniugare produttività e qualità, sostenibilità e benessere animale.
La giornata in campo organizzata è iniziata con una rassegna di macchine e tecnologie di ultima generazione per eseguire tutti i lavori necessari alla fienagione: sfalcio-condizionamento, ranghinatura, andanatura, raccolta, pressatura e movimentazione delle balle. Tra le principali novità di processo viste in azione le attrezzature in grado di gestire l’andana dal taglio alla raccolta con pick up che trattano delicatamente il foraggio e tappeti andanatori che lo convogliano nella posizione voluta. E poi rimorchi, trattori, telescopici e dispositivi per l'analisi Nir dei foraggi. Altro aspetto interessante che i partecipanti hanno potuto apprezzare è stata la larghezza di lavoro delle macchine, come ad esempio falciatrici combinate anteriori-posteriori con ampiezza da 8 a 10 metri, voltaforaggio da 8 a 13 metri e ranghinatori a doppio rotore da 9 metri. Al termine del tour guidato tra i cantieri il pranzo offerto dagli organizzatori e a seguire la tavola rotonda dal titolo "Dal campo al caseificio. L'importanza dei foraggi per ottenere un latte di elevata qualità casearia".
L'impegno della Regione Emilia-Romagna per l'innovazione
Progetti sul benessere animale, sui foraggi, sullo spandimento dei liquami e sul recupero di terreni abbandonati. Sono alcuni dei progetti di ricerca attivati dai Gruppi operativi per l'innovazione finanziati attraverso il Psr dell'Emilia-Romagna che hanno a che fare con la fienagione e con la filiera del Parmigiano Reggiano.
«Siamo la Regione che ha investito di più in innovazione - ha detto con orgoglio l'assessore regionale all'Agricoltura Simona Caselli aprendo i lavori della tavola rotonda - abbiamo messo sul tavolo 50 milioni per i Goi e tra breve partiranno nuovi bandi per altri 20 milioni».
Caselli ha anche accennato alla nuova Pac 2021-27, invitando gli imprenditori agricoli a fare attenzione a temi come il benessere animale, la sostenibilità ambientale e l'economia circolare che saranno centrali nella prossima programmazione.
La foraggicoltura è amica dell'ambiente
Gli allevamenti intensivi sono considerati tra i principali responsabili delle immissioni di gas serra in atmosfera. Un tema di stretta attualità, soprattutto per l'importanza che ha assunto tra l'opinione pubblica. Maria Teresa Pacchioli del Crpa di Reggio Emilia ha presentato i risultati del progetto Life Forage4Climate sui sistemi foraggeri della filiera del Parmigiano Reggiano, dimostrando che questi hanno un basso impatto ambientale e una minor quantità di emissioni in ambiente rispetto ai sistemi che utilizzano insilati. Il progetto di ricerca si svolge in 20 aziende dimostrative.
Il cantiere è fondamentale per una fienagione di qualità
«Fare una buona fienagione significa avere una razione di qualità, con un giusto apporto di proteine ma anche fare economia - ha spiegato Giorgio Borreani dell'Università di Torino - ecco perché la tecnologia è importante. Come ad esempio avere una falciacondizionatrice efficiente e sistemi di essiccazione avanzati». La tecnologia e l'innovazione sono sempre più indispensabili anche per limitare le sempre maggiori variabili derivanti dai cambiamenti climatici: «Con l'innovazione si riducono i costi - ha sottolineato Borreani - è quest'anno si comprende bene dato il clima di questa primavera».
Mangimi non Ogm e italiani
Dal giugno 2015 lo stabilimento condotto da Emilcap di Parma produce esclusivamente mangimi, per tutte le specie di animali da reddito, con certificazione non-Ogm. I mangimi destinati alla produzione di formaggi Parmigiano rappresentano ad oggi oltre il 90% dell’intera produzione. Perché? «Perché rappresenta un'ulteriore possibilità di segmentazione dell’offerta del Parmigiano da aggiungere alla moda corrente del bio, di rossa, di bianca, di bruna, di montagna - ha affermato Carlo Fornari nutrizionista Emilcap - e poi consente di staccarsi da un'ottica di alimentazione delle bovine basata principalmente su mais e soia di importazione».
Una "ciliegina sulla torta" che consente però di adeguarsi a moltissime realtà europee che da subito hanno sposato la causa come i prodotti caseari del Trentino-Alto Adige, della Svizzera (Emmentaler), della Francia (Comtè) e della Germania.
Valserena, "una scelta estrema"
«La scelta di questa razza è in funzione di promuovere e distribuire il formaggio di sola Bruna – ha confessato uno dei titolari dell'azienda che ha ospitato l'evento Giovanni Serra – perché prima vendevamo all’ingrosso a un anno di stagionatura, come fanno un po’ tutti i caseifici, mentre adesso produciamo 14 forme al giorno e i canali sono diversi».
Il “Consorzio Disolabruna” è composto da 12 soci e ha il fine di valorizzare i prodotti ottenuti dal latte di questa particolare razza, che nella sua trasformazione regala un sapore e una qualità squisitamente unica. «Ogni azienda del Consorzio commercializza individualmente il proprio formaggio – ha aggiunto Serra – e viene contraddistinta dal nome di chi alleva le vacche inciso sui due piatti della forma, così da garantire al consumatore la tracciabilità totale del prodotto. Una garanzia che per la nostra azienda è anche sinonimo di grande attenzione al benessere degli animali».
La giornata si è conclusa con le visite guidate alla stalla e al caseificio dell'azienda.
Fienagione, con l’innovazione la razione in stalla è come il pascolo
- Ultima modifica: 2019-06-13T15:17:08+02:00
da Simone Martarello
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