Il bio funziona se funziona la filiera

Bietolone biologico ottenuto da semina autunnale
Labietola bio di CoproB cresce e raggiunge in Italia 1.130 ettari con una Plv che sfiora i 3mila €/ha. Al Sanatech, per l’ultima tappa di Biodemofarm, le soluzioni tecniche che consentono di realizzare questi risultati: il seme di Kws, le sarchiatrici di Oliver Agro, i bioattivatori di Kalos e la dolce partnership con Conapi per diffondere biodiversità

Il bio funziona, soprattutto se funziona la filiera.

Lo dimostra la vitalità della barbabietola da zucchero biologica, una produzione inventata, di fatto, da CoproB- Italia Zuccheri, l’unica realtà saccarifera oggi attiva in Italia. I risultati della campagna 2023 sono stati annunciati in anteprima da Vera Dazzan, responsabile delle certificazioni agricole di CoproB in occasione della rassegna Sanatech dell’ultima fiera Sana.

La bietola, con il bio, riconquista il terreno perduto

«Nonostante – dice- l’impatto negativo dell’alluvione in Romagna, che per noi è un importante bacino di produzione, la bietola bio italiana, che fa completo riferimento alla filiera CoproB, ha riguardato nella campagna 2023 1.130 ettari per un totale di 118 aziende».

Il bacino di produzione si è infatti allargato, toccando, oltre a Emilia-Romagna e Veneto, che fanno la parte del leone, anche Marche, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte.

La Plv (produzione lorda vendibile) delle aziende coinvolte nel progetto biologico della realtà con sede a Minerbio (Bo) ha continuato a crescere arrivando in media a 2.700 €/ha a cui si aggiungono i contributi Psr per il bio (300 €/ha in Emilia-Romagna). Un valore medio che nasconde in realtà una grossa variabilità determinata dagli eventi climatici estremi. Quasi il 40% delle aziende ha comunque realizzato ricavi tra 3mila e 5mila euro ad ettaro, con una resa media di saccarosio pari a 4,7 t/ha (+7% rispetto 2022).

Il fronte della sostenibilità

Dazzan vuole comunque evidenziare anche i significativi risultati sul fronte della sostenibilità ambientale:

  • l’83% delle aziende non hanno utilizzato rame;
  • l’88% aziende a regime non irriguo;
  • zero interventi insetticidi;
  • Minore suscettibilità alle alte temperature e agli attacchi di cercospora e insetti.

Virtuosismi non scontati (la barbabietola fino a pochi anni fa era una delle colture a più alto ricorso di input chimici) raggiunti grazie all’impegno profuso da Coprob e dai suoi partner tecnici nella messa a punto di una agronomia vincente, che fa leva su varietà e pratiche adeguate, per arrivare a raccolte precoci che consentono alla bietola bio di schivare il rischioso periodo di fine agosto-settembre. E la progressiva diffusione della semina autunnale fa intravedere la possibilità di aumentare ulteriormente le rese.

Il workshop al Sana

Dati divulgati in occasione del workshop “Un modello di filiera biologica di successo: l’innovazione interpretata dall’unica filiera di zucchero biologico italiano”, tenuto per l’appunto sabato 9 settembre all’Arena Sanatech, pad 29 della fiera Sana, e che ha concluso il ciclo 2023 di BioDemoFarm, il viaggio a tappe nell’innovazione tecnica al servizio del biologico, organizzato da FederBio Servizi con la media partnership di Terra e Vita.

«Il bilancio è certamente positivo–afferma Nicola Stanzani, direttore di FederBio Servizi –. BioDemoFarm ha fornito l’occasione che le aziende e i tecnici bio aspettavano per toccare con mano la migliore combinazioni di mezzi tecnici per una gestione di precisione delle colture erbacee in biologico».

Seme bio senza necessità di deroghe

Un’innovazione che, nel caso della bietola, parte direttamente dal seme: Benvenuta è infatti la varietà messa a punto da Kws per la filiera biologica italiana, con ottima tolleranza alla cercospora, ai nematodi della rizomania e idonea anche per le semine anticipate. «Dopo anni di ricerche – spiega Giuseppe Noci, di Kws Italia – condotte nelle nostre stazioni sperimentali, tra cui quella di Monselice (Pd), abbiamo messo a punto la risposta in grado di coniugare resistenza ed alta resa». Merito del tratto genetico CR+ che, grazie a incroci tradizionali, caratterizza la varietà Benvenuta che da quest’anno è disponibile anche con la certificazione biologica del seme, senza più necessità di far ricorso al percorso sempre più accidentato delle deroghe.

Sarchiare presto e bene

«La sarchiatura – assicura Laura Filippi di Oliver Agro – è una vera risorsa per il metodo di produzione biologica, non un ripiego per chi non può fare ricorso al diserbo chimico». Le sarchiatrici multifilare messe a punto da Oliver Agro sono caratterizzate da delicatezza e precisione e sono modulari, adattabili cioè a colture con interfila superiore a 40 cm fino a ortive da quarta gamma con interfila a 5 cm.

Le prove compiute quest’anno da Oliver Agro nell’ambito di BioDemoFarm a Gualdo (Fe) presso la Fondazione Navarra, in un anno segnato dalle pesanti precipitazioni primaverili, hanno infatti dimostrato che la sarchiatura, se attuata precocemente e in maniera adeguata non ha una solo una funzione anti-malerbe, ma anche per la corretta gestione del terreno. «L’eliminazione della crosta superficiale migliora la capacità idrica del suolo, consentendo un più veloce smaltimento delle acque in eccesso o, al contrario, salvaguardando la dotazione idrica negli anni siccitosi». Tanto che a Gualdo la sarchiatura effettuata il 20 aprile ha consentito al terreno di fare fronte alle precipitazioni del 2 e del 16 maggio, intervenendo di nuovo con le lavorazioni il 23 maggio.

Più vita nei suoli agrari

Un risultato tanto più valido, quanto migliore è la struttura del suolo grazie ad una buona dotazione di sostanza organica. «Il problema – sostiene Mirco Storari di Kalos – è però che la frazione organica dei suoli è in picchiata in Italia, con problemi di sostenibilità ma anche di qualità dei raccolti e resa»

Il progetto Actilife di Kalos punta a reagire a queste carenze agendo sulla biodiversità dei suoli. I formulati Vitalumi, Vitalmas, Vitalfosca, Vitalcombi ecc, messi a punto da Kalos, agiscono come bioattivatori della microflora del suolo. Nelle prove effettuate anche in occasione di Biodemofarm le interazioni tra questi microrganismi e le radici della barbabietola e di altre colture si sono dimostrate efficaci a stimolare anche una maggiore risposta in termini di resa.

Conapi-CoproB, la dolce alleanza

Una biodiversità che, grazie al progetto “Approved by Conapi bees” non è più solo sotto ma anche sopra il suolo. «Per sensibilizzare – testimonia Paola Moniaci di Conapi – i produttori agricoli e i consumatori sul valore delle api, il progetto mira alla tutela delle aree verdi e all’allestimento di fasce fiorite per salvaguardare le api e gli altri impollinatori». Un progetto messo a punto da quello che è il primo produttore italiano di miele che ha trovato, tra i primi, l’entusiasta adesione di Coprob, primo (anzi unico) produttore italiano di zucchero.

Una dolce alleanza che ha dato frutti. Come i frollini MIelizia bio con il miele italiano bio dei soci Conapi e lo zucchero italiano di filiera bio di CoproB. E anche come l’accordo per l’utilizzo dello zucchero di Coprob come nutrizione di soccorso per le api nei casi, sempre più frequenti, di stress climatici.

Il bio funziona se funziona la filiera - Ultima modifica: 2023-09-12T01:53:50+02:00 da Lorenzo Tosi

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