Il maltempo flagella il nord. Ma il sud resta a secco

L’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche segnala che i Laghi Maggiore e Lario si sono riempiti (78 e 73%). Ma Basilica e Puglia restano a secco. Il 9 settembre l’Anbi presenterà a Roma i progetti definitivi ed esecutivi a sostegno dell’assetto del territorio

Le abbondanti piogge dei giorni scorsi sembrano avere messo fine alle attuali preoccupazioni sullo stato delle risorse idriche nel Nord Italia.

Ancora una volta, però, l’andamento non è omogeneo a conferma della necessità di incrementare le infrastrutture idrauliche del Paese (Piano degli Invasi, in primis) per trattenere le acque, riducendo il rischio idrogeologico e creando riserva idrica per i momenti di bisogno.

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«In vista delle scadenze per accedere ai grandi finanziamenti previsti dal Recovery Fund, il 9 settembre prossimo – anticipa Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – presenteremo ufficialmente e consegneremo virtualmente al Governo il nostro contributo di progetti definitivi ed esecutivi per migliorare l’assetto idraulico del territorio».

Po ancora sotto la media storica

L’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche segnala che i laghi Maggiore e Lario sono passati rispettivamente dal 10% al 78% e dal 18% al 73% del riempimento (tornando abbondantemente in media come già erano Iseo e Garda). Non altrettanto però può dirsi del fiume Po che, in attesa di importanti apporti pluviometrici, resta sotto la media storica seppur superiore allo scorso anno.

Il fiume Adige, invece, in una settimana è cresciuto di 4 metri, segnando il record di portata dal 2014. Tale impetuoso andamento si conferma in Veneto (le portate di Piave, Livenza, Bacchiglione e Brenta sono al top del recente quadriennio) e Piemonte (Dora Baltea, Stura di Lanzo e soprattutto Sesia largamente al di sopra delle portate dello scorso anno), mentre in Lombardia, in attesa dei rilasci lacustri, ci si discostava meno dalle portate 2019.

L’Emilia-Romagna conferma un’annata idrologicamente “a macchia di leopardo” con i fiumi Savio, Taro e Secchia in grande recupero sulle portate di una settimana fa e sulla media storica (il Secchia è cresciuto da mc/sec  1,69 a mc/sec 34,85), mentre il Reno torna in sofferenza.

Basilicata e Puglia ancora a secco

Andamento idrologico sostanzialmente confermato nel Centro Sud con le portate dei fiumi Liri Garigliano (nel Lazio) e Volturno (in Campania) inferiori allo scorso anno, diversamente invece dal Sele.

Da segnalare che in Basilicata e Puglia  non piove significativamente da mesi ed i bacini si abbassano ogni giorno rispettivamente di 2 milioni e di 1 milione di metri cubi (il deficit lucano sullo scorso anno è di circa 49 milioni di metri cubi, mentre quello pugliese supera gli 81 milioni).

«La stagione irrigua ormai volge al termine, ma la preoccupazione per il Sud è già rivolta agli anni a venire – osserva Massimo Gargano, direttore generale di Anbi -».

«Le riserve idriche largamente deficitarie trattenute negli invasi meridionali rappresentano un pesante fardello per le prossime stagioni agricole, il cui bisogno d’acqua, a causa dei cambiamenti climatici, inizierà già con i primi mesi dell’anno».

« Considerando che la gran parte dei laghi artificiali sono a riempimento pluriennale,  è quantomai necessario accelerare l’iter per l’utilizzo di risorse aggiuntive, che deriverebbero, ad esempio, dall’infrastrutturazione del bacino di Campolattaro in Campania o dagli accordi fra le Regioni Puglia e Molise. Sono interventi, su cui ormai esiste un largo consenso; sollecitiamo l’avvio delle necessarie procedure, perché i cicli colturali non possono aspettare».

Il maltempo flagella il nord. Ma il sud resta a secco - Ultima modifica: 2020-09-02T17:26:12+02:00 da Alessandro Maresca

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