Siccità, in Pianura Padana addio a mais, pomodoro e riso?

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Nell'editoriale di Terra e Vita n. 9/2023 il meteorologo Stefano Tibaldi traccia uno scenario molto preoccupante per l'agricoltura italiana a causa della sempre maggiore carenza di precipitazioni

Dall’invenzione della macchina a vapore e dall’avvento dell’era industriale, la produzione di energia da combustibili fossili e le relative emissioni di anidride carbonica in atmosfera non hanno mai smesso di aumentare a ritmi sempre crescenti, senza alcun controllo. Se nel 1800 erano 30 i milioni di t/anno di CO2 emessi, oggi sono più di 40 miliardi e non accennano a diminuire, nemmeno a fronte dei continui sforzi della comunità internazionale per controllarne l’aumento.

È ormai verità scientifica comunemente accettata che l’effetto principale di queste emissioni siano i cambiamenti climatici. Il bacino del Mediterraneo si può considerare un vero e proprio hotspot, cioè una regione nella quale gli effetti del climate change sono più rapidi e più intensi di quelli medi globali. Se non si raggiungeranno efficaci accordi internazionali che possano mitigare le emissioni di gas serra, ci ritroveremo, già per metà secolo, a fare i conti con una temperatura di 3 o 4 gradi superiore a quella dell’era pre industriale.

Anteprima dell'editoriale di Terra e Vita  9/2023

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Mentre le temperature globali crescono praticamente ovunque, anche se con grande variabilità spaziale, i cambiamenti nelle precipitazioni possono essere sinteticamente descritti dicendo che sta già piovendo, e continuerà a piovere, di più dove già piove molto e di meno dove già piove poco. E, anche se nel Nord Italia ci troviamo in una zona di transizione tra un Nord Europa più piovoso e un Mediterraneo meteorologicamente più siccitoso, in ogni caso avremo precipitazioni più concentrate e più intense: pioverà per meno giorni l’anno, ma si avranno più millimetri di pioggia per episodio piovoso. Tutte pessime notizie per chi si occupa di gestione delle risorse idriche.

Guardando al bacino del Po, gli effetti di questi cambiamenti sono ben visibili già da qualche lustro. Negli ultimi 40 anni le precipitazioni sul bacino sono diminuite di circa il 10%, ma quel che è peggio, sono diminuite in tutte le stagioni, salvo in autunno, quando il Po può rappresentare un pericolo, oltre che una risorsa. Occorre poi ricordare che le portate diminuiscono a causa della diminuzione delle piogge, ma anche per l’aumentata evaporazione e i maggiori prelievi, favoriti dalle temperature in continuo aumento. Se si guarda alle portate minime, in ogni mese del 2022 il grande fiume ha registrato un valore di portata minima quasi identico al corrispondente minimo storico dell’ultimo secolo, con alcuni episodi, negli ultimi anni, di portate minime al di sotto dei 200 m3 al secondo a Pontelagoscuro. Durante questi episodi di portate minime record, che per fortuna durano giorni o al più qualche settimana, più di 30.000 ettari di terreno agricolo del Delta non possono essere irrigati con acqua del Po a causa della risalita del cuneo salino dall’Adriatico, con enorme sofferenza dell’agricoltura dell’intero Nord Italia, caratterizzata da sempre da colture particolarmente idro esigenti come riso, mais, pomodori e, più di recente, anche kiwi.

Se la tendenza alla diminuzione della risorsa idrica nel Nord Italia dovesse continuare, come la modellistica climatologica sembrerebbe indicare, o in termini di diminuzione media complessiva o di aumentata frequenza di periodi di siccità agricola e in assenza di importanti interventi strutturali (bacini), l’agricoltura per mantenersi sostenibile in tutti i sensi, si troverebbe (in parte già si trova) a dover mettere in atto misure di adattamento: coperture assicurative contro eventi particolarmente avversi e parziale revisione della vocazionalità.


di Stefano Tibaldi
Senior scientist del Cmcc - Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici

Siccità, in Pianura Padana addio a mais, pomodoro e riso? - Ultima modifica: 2023-03-09T16:54:43+01:00 da K4

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