Più attenzione a Nab e a Garella musculana

Garella musculana, danno su mallo
Precisazioni, richieste dai lettori, riguardo alla difesa da funghi e insetti del noce. Dove viene segnalato che Garella musculana è più diffusa di quanto abbiamo scritto, la cimice fa più danni, Nab, ovvero la Necrosi apicale bruna può essere affrontata con strategie di difesa diverse.

Garella musculana è più diffusa di quanto abbiamo scritto, la cimice fa più danni, Nab, ovvero la Necrosi apicale bruna può essere affrontata con strategie di difesa diverse. L’attenzione dei lettori ci spinge a tornare ad occuparci della difesa del noce da parassiti e avversità crittogamiche.

Riceviamo infatti alcune osservazioni da parte del nostro abbonato Enrico Bortolin sugli articoli: “Il noce in espansione incontra nuovi nemici” (TV 31/2022) e “Avversità crittogamiche, come proteggere il noce” (TV 37/2022) entrambi a firma Riccardo Bugiani e Massimo Bariselli. Innanzitutto, grazie a queste osservazioni ci siamo resi conto che, per un errore redazionale di cui ci scusiamo con i lettori, abbiamo pubblicato a pag. 41 di Terra e Vita 31 una tabella non aggiornata che riporta principi attivi non più autorizzati (Thiacloprid e Phosmet). Ripubblichiamo quindi su questa pagina l’aggiornamento delle linee di difesa per gli insetti e parassiti per i quali erano presenti degli errori o delle imprecisioni.

Riportiamo le segnalazioni del lettore e le repliche degli autori.

Garella musculana

E.B. La diffusione dell’insetto alieno Garella musculana è maggiore di quanto riportato.  Si dichiara che è stato catturato un solo esemplare, io da solo ne ho visti qualche decina, catturati e ben conservati vivi e morti presso Dafne (Università di Padova). Si dichiara anche che «…le larve neonate entrano nella noce attraverso il picciolo e cominciano ad alimentarsi…»: questo è tratto dalla bibliografia internazionale, In Italia per fortuna non è così frequente. Frequentissimi sono invece i danni ai giovani germogli. Quello che non si dice invece è che la frequenza dei ritrovamenti è infinitamente più alta nei frutteti gestiti In biologico rispetto a quelli convenzionali. Dai rilievi effettuati in Veneto da Dafne: 1 larva nel convenzionale, 170 rilevate in frutteto BIO.  Questo dato dovrebbe far riflettere entomologi tecnici, studiosi e semplici coltivatori: un insetto alieno attenzionato dall’EPPO, probabile fonte di gravissimi danni (vedi Turchia) viene “allevato” nei frutteti bio da dove presumibilmente si può diffondere.

M.B. Il tam tam delle voci su Garella musculana seganalava dall’anno scorso che la specie è stata ritrovata e cominciava a diffondersi in Veneto, ma su questo tema finora mancano le conferme ufficiali. E per conferma ufficiale intendo l’Europhyt (European Network of Plant Health Information Systems) con cui vanno segnalate all’UE e al Ministero dell’agricoltura e della Sovranità alimentare le presenza di nuove specie in un territorio. In mancanza di conferme ufficiali si trovano diverse segnalazioni anche in ambito non agricolo, ad esempio su Natura Mediterraneo.

Il lettore parla dell’attività di UniPD con cui è evidentemente in stretti rapporti, ma a tutt’oggi risulta pubblicato solo questo articolo sul Journal of applied enthomology.

Per questo motivo abbiamo cominciato a parlare della Garella, perché è un organismo potenzialmente pericoloso che nel prossimo futuro potrebbe esplodere e mettere in difficoltà una filiera giovane ed in espansione come il noce. Lo abbiamo fatto con una certa cautela perché le informazioni in nostro possesso, almeno quelle verificate, parlavano di presenze minime e di un pericolo potenziale e futuro.

Quello che il lettore ci segnala, invece, è un fatto decisamente preoccupante: l’insetto sarebbe presente in una ampia porzione del territorio e causa già dei danni. Questa situazione è potenzialmente pericolosa per i noceti di tutta Italia. Ma nessuno ne parla nelle sedi opportune. E questo è molto grave.

Cimice asiatica

E.B. Gli autori non fanno alcuna menzione ai danni da Cimice asiatica (Halyomorpha halys). Perchè non tenere conto delle ricerche e sperimentazioni fatte sempre per DAFNE (UniPd) da Pozzebon e altri, dove si riportano i danni prodotti da tale insetto che in certi casi ha devastato la produzione? Segnalo che per la difesa da questa avversità esiste la Lamba Cialotrina, insetticida autorizzato.

M.B. In Emilia-Romagna, regione da cui scriviamo, finora i danni causati al noce dalla cimice asiatica sono stati episodici, forse per la presenza di specie vegetali preferite o forse per la relativa estensione territoriale degli impianti. Per questo motivo la dannosità della cimice asiatica non è stata approfondita nell’articolo. Conosco le ricerche del prof Pozzebon sulla cimice asiatica e non ho mai notato particolare enfasi su colture come noce e olivo, sicuramente attaccate ma che non risultano “devastate”.

Carpocapsa

E.B. Relativamente alla carpocapsa si riporta: «…finisce il periodo di rischio con l’indurimento dell’endocarpo (guscio)  le larve non sono più in grado di arrecare danni..». Prove effettuate da Istituti di Ricerca (posso citare le fonti) ed esperienze in campo dimostrano il contrario: la larva vaga nel mallo sino a trovare il punto d’entrata in corrispondenza del picciolo, dove le valve non sono mai (neanche a maturità) chiuse completamente. E se non riuscissero ad entrare, comunque il loro vagabondaggio tra mallo ed endocarpo lascia una scia nera (legata ai tannini) che di fatto deprezza il frutto sino a consideralo scarto.

Necrosi apicale bruna

E.B. Devo evidenziare altri rilievi riguardo Nab, la Necrosi apicale bruna, per la quale non si fa cenno ad agrofarmaci per contrastare tale malattia complessa che arreca sino al 40% di perdite di raccolto. Segnalo la possibilità di utilizzare principi attivi come Tebuconazolo e Boscalid + piraclostrobin.

R.B. Sì  ha ragione, Signum ha ottenuto l’autorizzazione specifica per il Nab appena nel 2022. Tebuconazolo è già autorizzato su noce anche per altre avversità come l’antracnosi e potrebbe essere impiegato per la sua attività collaterale su Nab.

L’utilità del rame, ma senza esagerare!

E.B. Nell’articolo si consiglia l’applicazione di Sali rameici in autunno durante la caduta delle foglie e in primavera, dalla schiusura delle gemme fino alla fine di giugno saltando il periodo di fioritura: sembra che in California con i 110.000 ha di noci la pensino diversamente.

R.B. In realtà proprio in California le ricerche dell’Università Davis evidenziano la non utilità dell’uso del rame in autunno alla caduta delle foglie per il contenimento di Xanthomonas, in quanto il batterio si troverebbe già da alcuni mesi dentro le gemme neo differenziate. Sommando queste conoscenze con la necessità di usare per almeno 2 mesi il rame in primavera: come facciamo a farci bastare i 4 kg/ha di rame medi all’anno imposti in Europa?

Vincoli che determinano un diffuso ricorso a sottodosaggi nel Vecchio Continente, con il rischio di provocare prima la tolleranza e poi la selezione di ceppi di Xanthomonas resistenti al Cu. Come gestiamo quindi il vincolo Ue di 4 kg/ha per anno di Cu? Quando e quanto per volta? Queste sono le vere domande alle quali  si dovrebbe dare la risposta.

Riguardo ai trattamenti in fioritura in California, per rispondere basta dare un’occhiata all’etichetta  ad esempio del KOCIDE 3000, il prodotto più usato sul noce in California sino al 2021, in cui si invita l’agricoltore ad intervenire prioritariamente in prefioritura e poi eventualmente in fioritura se necessario. In etichetta si evidenziano i rischi di selezione di tolleranza in Xanthomonas ma, attenzione, non vanno certo leggeri: ogni trattamento consigliato va da 1 kg/ha a 2,3Kg/ha di Cu, valori che non corrispondono con i vincoli della nostra normativa fitosanitaria e che rischiano di esporre produttori e anche distributori di agrofarmaci ad alcuni rischi. Ad esempio: se emergesse fitotossicità con questi dosaggi, la casa che lo produce consiglierebbe l’applicazione in fioritura esponendosi al rischio di probabili risarcimenti miliardari? Ricordo che il valore della produzione in campo  in California di noci supera abbondantemente il miliardo di dollari.

Il tema è complesso: oltre il rischio fitotossicità vi sono s.a. il cui impiego per la salvaguardia dei pronubi viene espressamente vietato per molte colture arboree. Anche se non si può negare che la legislazione americana sia molto meno restrittiva che in Europa (ricevo costantemente email da ricercatori americani, impegnati per esempio nella difesa della peronospora della vite o batteriosi delle drupacee, che mi chiedono quale sia la situazione regolatoria dei Sali di rame in Europa).

Riguardo alla scelta del posizionamento degli interventi: il batterio generalmente in inverno e autunno colonizza epifiticamente la vegetazione, come del resto molti batteri del genere Xanthomonas e Pseudomonas, e si trova sulle gemme di molte specie arboree (drupacee in primis) dove i trattamenti autunnali con rame vengono tradizionalmente effettuati. Il comportamento è il medesimo. Personalmente non sono così sicuro, come afferma l'Università di Davis, che siano così protetti dai trattamenti rameici.

I trattamenti al bruno con rame li ritengo ancora utili come forma di sanitazione, in passato come ora, perché in quel periodo non causano rischi di fitotossicità sulla vegetazione e possono essere utili per abbassare il potenziale di inoculo. Vero però che essendo il rame un candidato alla sostituzione e contingentato a 4 kg/ha all’anno ci troviamo ad avere la coperta corta se le condizioni climatiche decorrono favorevoli alle infezioni. È vero anche che sono noti fenomeni di riduzione di efficacia, più che di resistenza, ai Sali di rame e l’utilizzo a di questi a basse dosi può incidere sullo sviluppo del fenomeno.

Questo è un tema di ricerca e sperimentazione che sta prendendo piede negli ultimi tre anni volto a trovare combinazioni di corroboranti e prodotti a basso impatto (chitosani, zeolite, bicarbonato di k e svariati botanicals) e di base con lo scopo di sostituire efficacemente i Sali di rame in vegetazione e poter essere impiegati senza essere contingentati, specialmente in fioritura (dove risolverebbero in parte un problema). Alcuni di questi come i chitosani hanno dato buoni risultati ma non costanti nei diversi anni di sperimentazione. E’ quindi una partita ancora aperta e speriamo di venirne a capo perché se i Sali di rame vengono banditi in Europa questa malattia sarebbe difficilmente controllabile. Qualche buon risultato è stato ottenuto con la miscela Rame + captano ma come sappiamo anche il captano è in fase di revisione e sembra essere in procinto di essere fortemente ridimensionato.

Tab 1 - Difesa del noce da frutto
Avversità Danni Tecniche di difesa
Carpocapsa (Cydia pomonella) Le larve penetrano nel frutto sviluppandosi a spese del gheriglio. Le larve di prima generazione causano la cascola prematura dei frutti; le larve della seconda generazione pregiudicano la qualità finale del gheriglio Confusione e disorientamento sessuale. Virus della granulosi. Nematodi entomopatogeni. Trattamenti insetticidi basati sul monitoraggio con trappole a feromoni (spinosad, emamectina, clorantraniliprole, deltametrina)
Mosca del noce (Rhagoletis completa) Danneggiamento del mallo e suo successivo disfacimento. In seguito all’attacco il mallo aderisce al guscio e si distacca con difficoltà rallentando le lavorazioni in post-raccolta. Il guscio viene macchiato di scuro in corrispondenza della zona del mallo colpita. Tempestiva rimozione dei frutti infestati per impedire che le larve escano dalla noce e si possano impupare nel terreno. Monitoraggio degli adulti da metà giugno con trappole cromotropiche gialle innescate con un attrattivo ammoniacale. Esche proteiche. Attract and kill (trappole dotate di un dispenser impregnato di attrattivi alimentari e da un coperchio trattato sulla superficie interna con deltametrina)
Necrosi apicale bruna (Alternaria spp.; Colletotrichum spp.) (Boscalid + Pyraclostrobin) 2 trattamenti autorizzati
Fonte Dpi Emilia Romagna
Più attenzione a Nab e a Garella musculana - Ultima modifica: 2023-02-15T10:31:57+01:00 da Redazione Terra e Vita

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