Cambiare paradigma produttivo prima che sia troppo tardi.
In una Rimini isolata per ore dalla disastrosa alluvione che ha colpito la Romagna a inizio maggio non c’è bisogno di spingere troppo sul catastrofismo per sottolineare la necessità di mettere in campo concrete strategie per fermare il climate change.
L’Europa vuole dare più valore alla carbon farming (v. anche articolo a pag. 37 di Terra e Vita 15) e punta a premiare strategie che favoriscano assorbimenti “di qualità” dei gas clima alteranti attraverso il regolamento Crc (Certification of carbon removals) che vuole mettere ordine (e portare più fiducia) negli schemi volontari di certificazione dei crediti di carbonio in agricoltura.
«Ma non c’è tempo da perdere – mette in guardia Luca Mercalli – il comparto primario è responsabile del 7% delle emissioni nazionali e l’Ue si è impegnata sin dalla conferenza del clima di Parigi ad azzerare questo valore ».
La versione cartacea di questo articolo è pubblicata su Terra e Vita 15
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Una doppia sfida
Un monito lanciato dal noto divulgatore, presidente della società meteorologica italiana, nel corso della tavola rotonda “Crediti i carbonio e nocciolo: opportunità di cambiare “ organizzata da Terremerse all’ultima edizione di Macfrut con la moderazione di Terra e Vita (clicca per accedere alla registrazione).
Il progetto Nocciolo della cooperativa romagnola (https://terremerse.it/progetto-nocciolo) ha molto a che fare con l’obiettivo della neutralità climatica.
«Oltre a rappresentare – mette in evidenza Marco Casalini, presidente di Terremerse - una valida opportunità di differenziazione del reddito, il nocciolo è una coltura decisamente sostenibile». Necessita infatti di un ridotto apporto di agrofarmaci e nutrizionali e richiede un fabbisogno idrico limitato.
«Inoltre è in grado di sequestrare, in maniera superiore rispetto ad altre colture arboree, l’anidride carbonica in eccesso prodotta dalle attività umane».
Una doppia sfida, quella di sviluppare una filiera corilicola di qualità, tracciabile e 100% italiana e di assicurare ai produttori un secondo reddito dai crediti di carbonio, oggi frustrata dalla discesa del loro prezzo sul mercato volontario, come informa Marco Acutis dell’Università di Milano.
Modelli virtuosi
«Per questo è strategico - avverte Simona Caselli, Presidente Areflh- che l’Unione europea riesca a pubblicare il Reg Crc entro l’anno, prima della fine di questa legislatura». «Molto dipenderà dalle scelte della Spagna, che guiderà il Consiglio per i prossimi sei mesi».
Per riuscire a cogliere queste opportunità conviene prepararsi per tempo. L’approccio scelto da Bruxelles per migliorare la gestione del suolo (Reg. Lulucf) impone di monitorare, verificare e comunicare l’effetto di assorbimento di gas serra di ogni pratica agricola virtuosa, anche attraverso modelli digitali.
Diventa così strategico fare affidamento su partner come Terremerse che, oltre a garantire l’accesso al credito e la stabilità e sicurezza del reddito nel tempo attraverso il contratto di filiera, ha implementato, come testimonia Gianfranco Pradolesi Responsabile Ricerca e Sviluppo, un Dss come Agronomica per una gestione mirata degli interventi di difesa, irrigui e nutrizionali, che sarà presto implementato per un ottimale utilizzo dei carbon sink del suolo.
L'impronta di carbonio della fertilizzazione
E rendere così definitivamente il nocciolo una coltura strategica per raggiungere i traguardi del Green Deal anche per quanto riguarda la fertilizzazione, una delle pratiche che generalmente incide di più sull'impronta di carbonio.
Al riguardo Luisa Tranquilli responsabile dell'area sostenibilità di 2A Group conferma che questa pratica incide di solito da sola per il 35-40% su questo valore e descrive la case history di BMS Micronutrients che attraverso l'utilizzo di formulati fogliari e il ricorso alla piattafroma EcoMethod riesce a ridurre l'impronta di carbonio del 94% passando da 575 a 31 Kg CO2 eq. per ettaro di noccioleto.
Le virtù del nocciolo
Augusto Bianchini, esperto di sostenibilità e professore di Ingegneria industriale all'Università di Bologna assicura che i metodi che si basano su Lca (life cycle assessment) riescono a calcolare con esattezza la carbon footprint se la base di dati di riferimento è adeguatamente ampia.
«Ma il mercato dei crediti di carbonio - dice - è solo la fase 3 dell'impegno di una qualsiasi azienda agricola nei confronti della neutralità climatica, che deve partire dalla riduzione dell'emissioni dei gas clima alteranti (1), convertire a fonti di energia rinnovabile quello che non si può ridurre (2), per poi arrivare al calcolo preciso dei riassorbimenti e compensare sul libero mercato questi crediti di carbonio (3)».
«Il Nocciolo - conclude Emilio Sabatini, direttore generale di Terremerse - consente di seguire in maniera virtuosa questo percorso assicurando preziose occasioni di reddito e di sostenibilità ai produttori ed è per questo che lo proponiamo ai nostri soci».
I vantaggi del nuovo approccio Ue
Secondo Marco Acutis dell’Università di Milano i vantaggi di uno schema di carbon farming come quello immaginato da Bruxelles e basato sulla certificazione oggettiva dei risultati sono:
- flessibilità per l’agricoltore;
- incoraggiamento all’adattabilità, innovazione e imprenditorialità;
- un legame più chiaro tra i pagamenti e l’impatto delle emissioni di carbonio per gli acquirenti (con maggiore credibilità-attrattiva);
- gli impatti sul carbonio sono un obiettivo e non un effetto collaterale dell’agricoltura sostenibile, garantendo potenzialmente un’efficacia più elevata;
- valorizzazione di campi o aree con produttività sub-ottimale.