Diamo fiato ai prestiti bancari per favorire gli investimenti

credito
Per essere efficaci, i fondi Pnrr destinati all’agricoltura e quelli dei Csr regionali hanno bisogno che le banche concedano più liquidità alle aziende. Qualche idea per sbloccare lo stallo

In calo, ma meno rispetto ad altri settori il credito all’agricoltura, nonostante gli alti tassi d’interesse, le norme stringenti per le concessioni e le difficoltà contingenti di alcuni comparti. Gli ultimi dati disponibili, relativi a ottobre 2023, mostrano una diminuzione del 3,3% sui dodici mesi, mentre nel totale delle imprese la riduzione è del 7,1% (tab. 1). Veleggia ormai tra i settori più maturi quello alimentare. Tuttavia, occorre ricordare che l’agricoltura è un comparto ad alta densità di capitale e questo comporta comunque una più alta incidenza dei finanziamenti.

Inoltre, la struttura del debito in agricoltura prevede una quota di prestiti a lungo termine maggiore (70% circa rispetto al 50% circa tipico del totale delle imprese di tutti i settori economici), che pertanto si rimborsa più lentamente. Infatti, la stima del fabbisogno calcolato per il solo ripristino dei debiti in atto, a impieghi costanti, potrebbe essere assunta all’incirca tra i 9 e 10 miliardi l’anno. Se il ripristino è ridotto a causa delle mancate concessioni, ne risentono per primi gli investimenti: questa è la fase attuale e da qui occorre partire.

Questioni aperte e prospettive

Il quadro corrente è figlio dalla fase pandemica, nella quale si sono erogati all’agricoltura oltre 7 miliardi di euro grazie all’inserimento del settore, nella prima metà del 2020, tra quelli garantibili da parte del Fondo di Garanzia Pmi gestito da Medio Credito Centrale. La riforma che si è avuta in quegli anni è stata l’unica dal 1994, ancorché incompiuta. Ma non si può descrivere la situazione attuale senza parlare del mutato atteggiamento delle banche che finalmente hanno maturato l’intenzione di aumentare gli impieghi agricoli e per questo hanno messo mano alla propria organizzazione nel settore (Direzioni Agribusiness). Tuttavia, i problemi non affrontati restano.

I rapporti banca-impresa sono ancora marcatamente segnati da differenze geografiche: le aziende del Nord, a parità di fatturato, ricevono più del doppio del credito rispetto a quelle del Sud e delle Isole. Le stesse differenze si riversano nel rapporto credito/Sau, eppure le banche sono le stesse. C’è poi una caratteristica importante che interessa l›aspetto dimensionale delle imprese. Nella stagnazione complessiva, il credito diminuisce visibilmente per le imprese piccole, mentre aumenta per quelle medio-grandi. Questo cambiamento riguarda comunque la capacità degli istituti di credito di valutare le imprese, ma anche, in generale, il cambiamento strutturale che interessa l’agricoltura italiana.

tab. 1 Totale prestiti (incluse sofferenze, ottobre 2023, in mld di €)
 Agricoltura Industria alimentare Totale imprese
Impieghi 39,4 33,4 692,1
Variazione in un anno -3,30% -0,80% -7,10%
Variazione in 10 anni -11% 11% -24%
Fonte: Banca d’Italia

Sviluppo bloccato

Ora, la situazione attendista che si registra nelle concessioni può nascondere notevoli rischi se si guarda ai fabbisogni creditizi connessi agli ingenti investimenti nell’imminente futuro. È il caso, ad esempio, dei contratti di filiera, dove allo stanziamento iniziale di 800 milioni di euro si stanno aggiungendo ulteriori due miliardi. In questo caso, essendo l’agevolazione in conto capitale pari a circa il 50%, il credito è chiamato a fornire un ammontare complessivo di almeno 3,5 miliardi, in tempi abbastanza contenuti.

Lo stesso dicasi per le altre misure di investimento come l’agrivoltaico, il Fondo Ismea Innovazione appena uscito, il bando Pnrr macchine e, dulcis in fundo, il canale di agevolazione agli investimenti più importante, vale a dire l’attuazione dei Csr 2023-2027 nell’ambito della Strategia Nazionale della Pac. Qui le questioni di credito e strumenti finanziari si fanno ancora più serie e stringenti. Infatti, nella strategia Pac è scritto chiaramente – non poteva essere altrimenti – che tra i principali fattori limitanti della precedente programmazione vi è stata proprio la carenza di strumenti finanziari efficienti. Purtroppo, le Regioni non stanno prendendo in seria considerazione la questione. Anche qui i conti sono impietosi: se un bando mette a disposizione 100 milioni, ci vuole credito per almeno 120 milioni al Sud o ancora di più nelle regioni del Centro-Nord.

Il rischio è che le progettazioni approvate non siano realizzate dalle imprese per mancanza di credito. Vi sono poi comparti dove i nuovi prodotti creditizi potrebbero guidare il necessario rinnovamento. È il caso del settore vinicolo, alle prese con diversi problemi, in primis il calo dei consumi. Ebbene, il pegno rotativo potrebbe essere volano di rilancio, senza fondi pubblici, ma non si riescono a costruire le operazioni, specie nelle regioni meridionali, principalmente per la mancanza di quotazioni dei vini a denominazione d’origine.

Un tavolo al Masaf

Per tutto questo occorre attuare da subito un tavolo credito presso il Masaf. I rallentamenti delle progettualità, ad esempio per i contratti di filiera, sono già in atto e rischiano di pregiudicare tutta la stagione degli investimenti in agricoltura e nell›agro-alimentare. Nel dialogo tra ministero, imprese e banche il punto di partenza dovrà essere il fattore tecnico di cui l’agricoltura ha più bisogno, cioè le garanzie pubbliche. Si tratta di ricevere le stesse garanzie degli altri settori dell’economia. Anche qui un dato: nel 2019 il settore alimentare prendeva finanziamenti con garanzia pubblica per oltre un miliardo, mentre il settore agricolo solo poche decine di milioni, a fronte di un fabbisogno reale di almeno 1,4 miliardi.

Diamo fiato ai prestiti bancari per favorire gli investimenti - Ultima modifica: 2024-01-17T07:09:18+01:00 da K4

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