Ennesima emergenza sul pero. Dopo la cimice asiatica, le gelate, la grandine, arrivano ora diffusi marciumi sotto raccolta. I frutticoltori danno la colpa al clima, alla mancanza di agrofarmaci efficaci, molti puntano il dito contro l’Alternaria, siamo sicuri?
«Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura». Lo scriveva Sun-Tzu nel famoso manuale di strategia militare “L’arte della guerra”. La gestione fitosanitaria delle colture non va (più) intesa come una guerra alle avversità. L’obiettivo deve essere l’equilibrio con l’ecosistema del frutteto, ma la conoscenza è comunque la base del successo anche in tempo di pace e anche in agricoltura.
Editoriale del numero 28 di Terra e Vita
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La ricerca di un responsabile diverso
Dopo due anni di intensi attacchi di maculatura bruna, la più pericolosa malattia fungina necrotossica del pero, in particolare in Emilia-Romagna e Veneto, dove la cv Abate Fetel, una delle più suscettibili alla malattia, viene coltivata intensivamente ed esportata in tutta Europa, sono state allestite strategie di difesa particolarmente attente. Tuttavia, anche quest’anno, la maculatura bruna non ha mancato di causare danni, anche in virtù dell’elevato inoculo del patogeno accumulatosi in campo negli anni precedenti.
La diffusione dei danni in pre-raccolta ha però portato tecnici ed associazioni di produttori a cercare altrove la responsabilità della recrudescenza della malattia, attribuendone la colpa a patogeni fungini come per esempio l’alternaria e/o alla esclusione dal mercato di principi attivi in passato utilizzati e adesso non più autorizzati a causa del processo di revisione europeo innescato dal Reg. 1107/09.
Le necrotossine di Stemphylium vesicarium
Lungi dal ritenere la malattia completamente conosciuta in tutti i suoi aspetti, vale la pena sgombrare i dubbi sull’agente causale della malattia. L’ascomicete Stemphylium vesicarium è ormai riconosciuto essere la causa principale della malattia, in quanto l’unico in grado di produrre un danno diretto alla coltura grazie alla produzione di più sostanze necrotossiche.
L’Alternaria, non avendo questa capacità, ha una responsabilità solo secondaria di colonizzazione saprofitaria dei tessuti necrotici. A riprova di ciò, gli isolamenti effettuati su frutti colpiti con sintomi di marcescenza, da Università di Bologna e Servizio Fitosanitario hanno confermato quasi esclusivamente la presenza di S. vesicarium. La recrudescenza di questa malattia negli ultimi tre anni è da imputare al cambiamento climatico. L’aumento della temperatura primaverile e le piogge offrono infatti le condizioni idonee per le infezioni da metà aprile a settembre, un mese in anticipo di quanto avveniva in passato. Ciò porta alla necessità di proteggere la coltura per circa 5 mesi, mettendo a dura prova molte strategie di difesa.
Cotico erboso, le ricerche in corso
La ricerca non è mai venuta meno (e anzi dovrebbe essere incrementata). I progetti europei di ricerca più recenti hanno portato al riconoscimento dell’importanza del cotico erboso del frutteto come serbatoio di inoculo per il patogeno.
Uno dei temi su cui si sta lavorando è quindi quello di testare soluzioni: dalla eliminazione in toto dell’inerbimento, al pirodiserbo, all’impiego di microrganismi antagonisti, alla semina con essenze del prato non colonizzabili dal patogeno, ecc.
Vale la pena sottolineare che tra i fattori che favoriscono la malattia ci sono pratiche agronomiche sempre più adottate nel frutteto (alcuni tipi di portainnnesto, impianti fitti o superfitti, irrigazioni soprachioma, reti anti-insetto, ecc.).
Partire dai fattori che si possono controllare
Invece che cercare nuovi responsabili o soluzioni del passato, conviene conoscere bene il proprio avversario e sé stessi, ovvero i punti deboli che lo favoriscono. Per superare le continue emergenze che attanagliano l’agricoltura, spesso conviene partire dai fattori che si possono autogestire.
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