La Pac scricchiola e gli agricoltori sono spinti, da politici e opinion leader, a fare più affidamento al libero mercato. Un invito che può suonare come una condanna. Perché quelle agroalimentari sono filiere sbilanciate in cui la catena del valore scivola progressivamente a valle.
Il lancio della rubrica Fare Filiera è sul numero 23 di Terra e Vita
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Filiera, all'agricoltura restano le briciole
Secondo l’ultimo rapporto Oxfam dall’inizio del millennio la grande distribuzione ha aumentato mediamente, a livello mondiale, dell’11,5% la sua quota di valore aggiunto superando di slancio un terzo del Pil agroalimentare totale. L’industria invece ha perso il 5% e l’agricoltura ha lasciato agli altri anelli della catena il 13,1% del suo reddito. Una disparità insostenibile innescata dalla globalizzazione e dalla progressiva deregulation sociale e contrattuale (e in alcuni paesi anche ambientale). In Italia, se possibile, questa disparità avanza in maniera ancora più netta e veloce (il suo reale impatto è per ora mascherato proprio dalla Pac, che assicura un terzo circa del reddito agricolo).
Un paradosso tutto italiano
Per il sistema agroalimentare del Belpaese si tratta di un vero e proprio paradosso. In televisione non si parla che di cibo, di origine e dei record del nostro export. Un’enfasi eccessiva che nasconde dati allarmanti: il calo di redditività delle imprese agricole, la produzione stagnante, l’aumento dell’import. Il Governo italiano parte proprio da questo dato.
Le politiche agricole degli ultimi esecutivi si sono infatti concentrate sul tema dell’origine, con indicazione obbligatoria in etichetta per prodotti chiave come pasta, olio d’oliva, ecc. E sul tema della filiera, destinando risorse crescenti soprattutto a settori chiave come quello del frumento duro. Aiuti che non arrivano agli agricoltori. Che anche sulle pagine dei nostri social lamentano la vischiosità dei meccanismi Agea, i paletti insuperabili della malaburocrazia agricola, minacciando chiusure e chiedendo invece più contributi diretti.
Una speranza chiamata innovazione digitale
L’isolazionismo però non porta da nessuna parte. L’agricoltura è all’alba della rivoluzione digitale e innovazioni come blockchain e big data spingono inesorabilmente verso una maggiore integrazione di filiera. Fare sistema oggi significa guadagnarsi la possibilità di governare questi sistemi in futuro.
Filiera è una parola buona solo se riesce a valorizzare l’impegno della parte agricola. Terra e Vita da questo numero alza la guardia. La nuova rubrica “Fare filiera” ribadisce il nostro ruolo di testimone delle iniziative che sanno rispettare il valore della produzione primaria. Seguiteci, scriveteci e aiutateci a rispettare questo impegno.
Alcune delle iniziative di cui siamo testimoni:
- La Campofilone: così coltiviamo il grano duro per una pasta perfetta
- Solo orzo locale per la birra “made in Friuli”
- Progetto Nocciola Italia di Ferrero (anche qui, qui e qui)
- Carta del Mulino Barilla
- Grano duro Nonno Mariano
- Pomodoro 100% italiano Princes
- Combi Mais 5.0
- In-Noce di New factor
- Il patto Grano Armando
- Accordo Pasta bio Fdai (Firmato dagli agricoltori italiani)