«Sono un ingegnere e un agricoltore. Avevo un sogno fin da piccolo e lo sto realizzando». Lui è Sebastiano Tundo, 31 anni di Argenta (Fe), titolare dell’omonima azienda agricola biologica immersa nelle valli del Parco del Delta del Po. Core business dell’azienda è la coltivazione sostenibile della quinoa che avviene attraverso la rotazione dei terreni e senza l’uso di agrofarmaci e concimi chimici. Dalla semina alla trasformazione, ogni processo è direttamente controllato dall’azienda che propone il prodotto sul mercato sotto forma di farina, chicchi e pasta corta.
Fiore all’occhiello dell’innovazione di processo sperimentata da Tundo è la quinoa birrificata, tanto che di recente ha registrato il marchio ‘Quin’, dando vita alla prima filiera italiana per la produzione e la trasformazione della quinoa.
Da dove nasce questa scommessa?
Sono figlio di un ingegnere e di un medico, ma fin da piccolo seguivo mio zio nei campi. Lui era l’agricoltore di famiglia. La passione per la terra è nata grazie a mio zio. Dopo la laurea al Politecnico di Torino e alcune esperienze lavorative da dipendente e libero professionista ho deciso di trasformare la mia passione in un progetto di vita. Così nel 2017 ho avviato la mia azienda agricola biologica. Oggi coltivo 100 ettari tra grano, mais, leguminose e quinoa. Quest’ultima copre un quarto della produzione. Ho puntato sulla quinoa, pianta erbacea originaria del Sud America, per le sue proprietà nutrizionali eccezionali tanto da essere annoverata tra i cosiddetti ‘superfood’, sempre più richiesti dai consumatori. Ho personalmente ricercato e selezionato il tipo di seme più adatto ai miei terreni, puntando su tecniche colturali a basso impatto ambientale, con l’obiettivo di creare un prodotto sostenibile e di alta qualità.
Parliamo delle tecniche colturali a basso impatto. E quale varietà di quinoa viene coltivata?
Ho deciso di approcciare il mondo dell’agricoltura biologica per incrementare sia la sostenibilità ambientale che economica. Ho smesso di arare in profondità i terreni cercando di rispettare così il più possibile la sostanza organica presente nello stato superficiale del suolo. Gli interventi sono minimi e impiego solo concimi organici. Coltivo una varietà a basso contenuto di saponine (tra 0,1 a 1), la sostanza amara che ricopre naturalmente la maggior parte dei chicchi coltivati all’estero. Il basso tasso di saponine permette di non effettuare la decorticazione del chicco che sostanzialmente rimane integrale mantenendo intatte tutte le sue proprietà quali vitamine, minerali e fibre. Dal punto di vista agronomico questa pianta è migliore delle altre perché rimane più bassa (circa 1 metro), quindi e meno soggetta a allettamento. L’altezza media di una pianta di quinoa è tra 1,5m e 2m.
Quali sono i record produttivi registrati?
La quinoa mediamente rende dai 18 ai 20 quintali all’ettaro. Direi che è una coltura che garantisce una buona resa sia produttiva che economica. Con i contratti di filiera viene pagata 1,50 euro sotto trebbia e la produzione lorda vendibile varia dai 2mila ai 3mila euro l’ettaro. La quinoa ha anche altri vantaggi: non soffre di grosse patologie, poiché non viene facilmente attaccata da funghi o parassiti, e, pur essendo una primaverile, non accusa lo stress idrico. La sua radice fittonante, profonda e ramificata, le consente infatti di avere una buona resistenza alla siccità. Inoltre è perfettamente adatta a una rotazione colturale bio.
Come è nata l’idea di realizzare la prima filiera italiana della quinoa? Vengono stipulati anche contratti di filiera?
Il primo progetto di trasformazione è stato la birra alla quinoa. Poi ho deciso di accorciare la filiera. Così ho rilevato un pastificio di pasta secca ad Argenta. Lo scorso anno ho dato vita a una vera e propria filiera. Stipulo contratti di conferimento con altri agricoltori (in tutto 15 tra Emilia-Romagna, Toscana e Marche) che coltivano quinoa per me. Io la ritiro, faccio stoccaggio, selezione e pulizia. Mi occupo anche della commercializzazione del prodotto, sia quello sfuso all’ingrosso che dei semilavorati per la vendita dei quali è stato realizzato anche un sito e-commerce. Il prossimo obiettivo, che conto di raggiungere già nei prossimi due mesi, è arrivare sugli scaffali della Gdo.
A oggi utilizzo la quinoa per produrre pasta, farina, gallette, latte e cracker, anche senza glutine. Chiudiamo tutta la filiera dalla semina alla trasformazione, alla tavola poiché ho aperto recentemente anche un agriturismo scommettendo sulla multifunzionalità aziendale. L’agricoltura è uno di quei settori che ancora ti permette di diversificare, investire, sognare.
Benefici dalla misura Psr primo insediamento? Come si sta sviluppando l’azienda?
Ho beneficiato del Psr. Anche se devo ancora chiuderlo. Ho fatto anche la misura accoppiata di sviluppo aziendale, un Psr per il biologico e uno per il fotovoltaico. Il mio obiettivo è sviluppare sempre più le attività. Anche se gli investimenti devono essere graduali nel tempo, perché l’esposizione finanziaria per un giovane che avvia un’impresa è molto elevata. Credo, a ogni modo, che un’azienda agricola oggi non possa prescindere dal puntare sull’innovazione.
Le nuove tecnologie permettono di essere più efficienti e sostenibili. A riguardo, per la selezione della quinoa abbiamo recentemente acquistato una selezionatrice ottica a colori 4.0 connessa ai gestionali che ci permette di ottenere una selezione perfetta del chicco. Inoltre stiamo lavorando sullo sviluppo varietale per registrare una varietà con lo stesso nome del brand che abbiamo dato alla filiera (Quin), così da poter controllare ogni anello della catena, dal chicco alla tavola.
Sono molto soddisfatto del tanto lavoro fatto e dei risultati ottenuti in questi quattro anni di attività. L’azienda sta crescendo e lo sta facendo nel segno delle nuove leve. Collaborano con me, tra campagna, pastificio e agriturismo, 12 ragazzi e ragazze tutti under 35. Di recente è entrata in azienda anche mia sorella che si occupa della parte commerciale, siamo una bella squadra che ha una una forza comune: la grande passione per l’agricoltura.
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