Approccio integrato all’agricoltura di precisione nella moderna azienda cerealicola pugliese. È questo lo schema di base del progetto biennale Adp4Durum (acronimo di Agricoltura di precisione per il frumento duro) che si è concluso quest’anno e che è stato finanziato dalla Regione Puglia (Legge regionale 17 dicembre 2018, n. 55 “Disposizioni per il trasferimento tecnologico, la ricerca, la formazione e la qualificazione professionale in materia di agricoltura di precisione”, art. 4 comma 2 “Azione di sostegno per lo sviluppo dell’Agricoltura di precisione” - Avviso pubblico per la presentazione di “Progetti pilota”) con l’obiettivo di studiare come le tecnologie di agricoltura di precisione possono realmente dare un contributo alla produzione del grano duro, massimizzando il livello qualitativo e riducendo al minimo i costi.
Il partenariato di questo progetto è stato molto eterogeneo, dal momento che ha coinvolto vari attori, dai produttori (O.P. Con.Cer) alla ricerca (Crea di Foggia e di Treviglio), dai fornitori di servizi digitali per l’agricoltura (Horta) agli enti formativi (Fondazione ITS Agroalimentare Puglia) e agli agricoltori che hanno messo a disposizione i terreni (Società Agricola La Quercia). Per le lavorazioni colturali sono stati coinvolti i contoterzisti (TSM s.r.l. - Az. Agromec. Tamburrelli).
«Questo progetto ha riunito tutte quelle che sono le tecnologie di precision farming – ha riferito Giovanni Giuntoli di Horta in occasione di un recente convegno ad Agrilevante – dalla mappatura dei campi all’utilizzo dei Dss (sistemi di supporto alle decisioni), dalle mappe di prescrizione alla distribuzione a rateo variabile dei fertilizzanti ecc. In più, abbiamo studiato diverse varietà di grano duro, per testarle dal punto di vista dell’epoca di semina, della densità di semina, della risposta a diversi dosaggi di azoto e della suscettibilità alle malattie. Tutto questo ci ha permesso di fare una sorta di radiografia di ogni varietà e inserire i dati nel sistema di supporto alle decisioni che ci ha restituito delle informazioni utili per la coltivazione».
Due anni di dati
Il progetto ha compreso le annate 2022 e 2023. I dati presentati ad Agrilevante hanno fatto riferimento al 2023, stagione molto piovosa che ha favorito le varietà di grano duro tardive seminate in epoca precoce e le varietà precoci seminate tardivamente. Nel 2022, invece, si è riscontrato un andamento opposto, perché è stata un’annata siccitosa in cui i cicli precoci hanno portato a casa una produzione più soddisfacente. «Anche per quanto riguarda la suscettibilità alle malattie – ha aggiunto Giuntoli – alcune varietà hanno risposto meglio di altre, con o senza trattamenti, e i dss hanno aiutato nel proteggere meglio quelle più suscettibili».
Anche per quanto riguarda la semina, il confronto tra tre densità diverse (200, 400 e 600 semi/mq) ha registrato una risposta completamente diversa a seconda delle varietà di grano duro. «Questo significa – ha spiegato Giuntoli – che ogni varietà ha una sua peculiare densità di semina e proprio grazie ai modelli matematici dei Dss siamo riusciti a calcolare la dose di semina ottimale per ogni varietà. Stesso discorso per le diverse dosi di azoto: nel 2023, con una disponibilità idrica sufficiente, i Dss hanno suggerito 100 unità di azoto come dose corretta per raggiungere l’optimum produttivo (distribuita con lo spandiconcime a rateo variabile). Nel 2022, invece, è stato l’esatto contrario: l’ideale di produzione si è registrato distribuendo 20 kg/ha di azoto. Questo spiega che i dss possono davvero aiutare a capire la dose ottimale di azoto da distribuire in funzione del clima».
Campi dimostrativi
Una parte fondamentale di questo progetto ha riguardato dei veri e propri campi dimostrativi coltivati a grano duro per un totale di 250 ettari, divisi in tre zone pedologicamente molto diverse tra loro, a nord, sud ed est della città di Foggia. «Proprio in zone così diverse tra loro l’ottimizzazione delle risorse è fondamentale per salvaguardare gli utili dell’azienda agricola – ha riferito Giuntoli –. Abbiamo quindi suddiviso questi campi in aree gestite tradizionalmente e aree gestite con tecnologie di agricoltura di precisione, tenendo conto delle precessioni colturali attraverso cui il Dss è stato in grado di calcolare la fertilità residua e i livelli di azoto realmente disponibili nel suolo.
Nella gestione tradizionale le concimazioni (una in presemina e due in copertura) e i trattamenti sono stati effettuati a calendario, con densità di semina standard e rateo fisso; nelle aree gestite con agricoltura di precisione, invece, abbiamo seguito le indicazioni dei dss per quanto riguarda le concimazioni, la densità di semina e i trattamenti fungicidi. Questi ultimi sono stati effettuati solo nei campi dove il rischio di malattia superava un livello soglia. All’interno del Dss granoduro.net abbiamo compilato quindi tutte le unità produttive, consultato le mappe satellitari storiche Ndvi (che aiutano a capire quali aree storicamente producono di più o di meno) e organizzato il lavoro con le mappe di prescrizione.
Infine, abbiamo ricavato le mappe di resa, grazie alla mietitrebbia dotata di apposito kit per la mappatura, per valutare le produzioni in funzione del lavoro fatto. Non per ultimo abbiamo calcolato anche l’impatto ambientale delle nostre produzioni, tenendo traccia di tutto, perché il consumatore potrebbe richiedere una tracciabilità accurata».
Come detto prima, il dss per i trattamenti fungicidi ha consentito di intervenire solo dove era necessario e soprattutto nel momento giusto. Anche per la concimazione i kg di fertilizzante distribuiti sono stati davvero diversi, addirittura del 50% in meno in alcune zone rispetto al convenzionale, quindi il risparmio di concime è stato significativo grazie all’ottimizzazione dei dosaggi dell’azoto. La mappa di resa, infine, è stata la cartina tornasole della bontà di questo sistema, perché nelle zone gestite con l’agricoltura di precisione le produzioni sono state molto omogenee, al contrario del tradizionale dove le rese cambiavano molto frequentemente.
«Già scorrendo i risultati delle rese abbiamo riscontrato un vantaggio nel ricorso all’agricoltura di precisione – ha concluso Giuntoli – perché, anche se di poco, sono state superiori al tradizionale. Ma il dato più evidente è stato quello dell’efficienza nell’uso dell’azoto (fig. 1): l’indice Agronomic Nue permette di conoscere quanti kg di granella abbiamo prodotto per ogni kg di azoto distribuito) e nel caso dell’agricoltura di precisione è arrivato a essere fino a tre volte superiore al tradizionale. Per quanto riguarda la parte economica, la Plv è risultata abbastanza simile nei vari campi (fig. 2), ma il profitto ha registrato delle differenze, perché siamo riusciti a ottimizzare gli input chimici e i passaggi, per cui alla fine l’utile ottenuto con l’agricoltura di precisione è stato di 204 €/ha superiore al tradizionale (fig. 3).
Questo utile netto tiene conto anche del maggior costo che l’agricoltore ha dovuto sostenere per pagare il contoterzista che si è attrezzato con le tecnologie di precision farming, quindi alla domanda se conviene pagare il contoterzista che si dota di questi mezzi, la risposta è assolutamente sì. Oltre ad avere un costo maggiore, infatti, la trebbiatura con mappa di resa è stata pagata per tale e lo stesso vale per la concimazione con mappa di prescrizione, ma al netto di tutti questi costi abbiamo registrato un utile di 204 €/ha in più e in media abbiamo risparmiato 189 €/ha di mezzi tecnici (concimi, sementi, fungicidi). Altro aspetto interessante è che, nonostante l’andamento climatico delle due annate sia stato opposto, in entrambe l’agricoltura di precisione ha permesso di conseguire un utile netto superiore di 200 €/ha rispetto al tradizionale.
In conclusione, merita davvero spendere una parola per l’azienda agromeccanica che ci ha supportato in questo progetto. Non sarebbe andata così bene se non avessimo avuto i contoterzisti, perché applicare in campo le tecnologie di precisione o comunque gli output dei dss non è stato semplice. Ma ce l’abbiamo fatta e soprattutto abbiamo dimostrato che portano un grande vantaggio agli agricoltori».
Le foto pubblicate sono su gentile concessione del progetto Adp4Durum