«Il 90% di chi ha provato il nostro prodotto a base di Aloe lo ha riacquistato, anche più volte», lo dice fiero il giovane Francesco De Musso titolare dal 2018 dell’azienda agricola biologica Cumento situata a Borgagne, in Salento. Su circa 3,5 ettari, tra ulivi, agrumi, un piccolo frutteto misto con varietà autoctone di pesche, albicocche, prugne, una coltivazione in pieno campo di fragole biologiche Camarosa, in azienda ha trovato spazio una coltivazione di Aloe Arborescens Miller, varietà a foglie strette originaria del Brasile, dalla quale viene realizzato un integratore dalle molteplici proprietà. «L’Aloe è la mia passione e la mia scommessa».
Come nasce l’idea di coltivare Aloe?
Mio padre acquistò e piantò più di vent’anni fa trenta piante di Aloe. Ed avendo avuto modo di apprezzare per anni le qualità della pianta, terminati gli studi in Agraria, ho deciso di scommettere su questa coltura, ho preso un mutuo in banca, ho costruito un piccolo laboratorio per la sperimentazione e oggi ho 1.500 piante in serra di Aloe Arborescens. E ne ho altre 1.200 da mettere a dimora.
Che differenza c’è tra l’Aloe Vera e l’Aloe Arborescens?
L’Arborescens è una varietà maggiormente indicata per l’uso alimentare. Mentre l'Aloe Vera è più impiegata per la cosmesi, ma prestandosi molto bene alle lavorazioni industriali è utilizzata anche ad uso alimentare poiché permette di abbattere drasticamente i costi e la lavorazione può essere fatta interamente a macchina. Spesso viene utilizzato anche il gel disidratato.
La varietà Alborescens è quella che è stata incriminata dalla Commissione europea perché contenente antrachinoni, composti definiti non sicuri dall’Efsa per uso alimentare?
Sì. È importante fare chiarezza su questo. Tali molecole incriminate e vietate dalla legge sono contenute solamente nelle parti più esterne della foglia. Non è quindi bandita l’intera pianta dell’Aloe. La polpa interna e il gel, se estratti nel giusto modo, sono privi di antrachinoni e possono essere utilizzati per produrre integratori. Esistono diverse tecniche per ottenere un integratore alimentare valido e dalle ottime proprietà.
Che tipo di lavorazione?
Essendo gli antrachinoni contenuti tra la buccia e il gel, con concentrazioni maggiori lungo le spine, la punta e parte basale, le foglie vengono decorticate manualmente una ad una, facendo attenzione ad eliminare non solo le parti interessate ma anche la porzione di gel a contatto con esse. Dopodiché si effettua un’estrazione a freddo, rimuovendo la parte mucillaginosa.
Certamente questo procedimento comporta uno scarto importante. Siamo passati da un utilizzo di circa 300gr di foglie di Aloe per un flacone di mezzo litro, a 1,8kg di foglie per lo stesso flacone. Quindi c’è stato un aumento dei costi di produzione esponenziale ma contemporaneamente c’è stato un aumento della concentrazione del gel all’interno dell’integratore, che è quindi ancora più ricco di vitamine, sali minerali e polisaccaridi e mucopolisaccaridi.
Per testare il prodotto durante le sperimentazioni ho usufruito di un laboratorio in provincia di Vicenza esperto in questo tipo di analisi. Una volta standardizzato il prodotto ora eseguo controlli random per monitorare la presenza di antrachinoni, che risultano sotto i limiti.
Quello che poteva essere un limite alla produzione si è tradotto quindi in un vantaggio?
Esattamente. Con tale processo di lavorazione siamo riusciti ad ottenere ancora più vantaggi da questa coltura eccezionale, sia a livello produttivo che nel prodotto finito. Il nostro integratore oltre a un effetto energizzante ha, infatti, un’azione regolatoria quasi istantanea per quanto riguarda acidità di stomaco e reflusso. E abbiamo ridotto drasticamente l’effetto lassativo. Sulla qualità del nostro prodotto riceviamo feedback molto positivi dei nostri clienti. Il 90% di chi ha provato il nostro integratore, registrato al ministero della Salute e certificato biologico, lo ha riacquistato, anche più volte.
La scelta di mettere a dimora nuove piante indica che l’Aloe dà i suoi frutti in termini di redditività
Sì. È una pianta molto rustica e non richiede particolari attenzioni in termini di difesa. L'unica cosa a cui bisogna stare attenti sono le gelate, poiché abbiamo il 98% di acqua all'interno della pianta. Le concimazioni sono minime, soltanto durante la fase vegetativa. Il terreno non viene quasi lavorato perché le radici sono superficiali.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, nonostante i costi di produzione siano abbastanza elevati, il prezzo spuntato sul mercato consente di ottenere un buon reddito. Io con 1.500 piante effettuo quattro raccolte l’anno, per un totale di 5.400kg di foglie, e produco 2.880 flaconi annui da 0,5L, che mi consentono di ottenere un margine di guadagno importante. Un integratore base, industriale, di Aloe Vera costa circa 25 euro al litro, a volte anche meno. Il mio integratore costa 60 euro mediante la vendita diretta e 70 euro tramite la nostra piattaforma canale e-commerce.
È soddisfatto di aver scommesso su questa coltura? E quali progetti per il futuro?
Sono molto contento della scelta che ho fatto e di come sta crescendo la mia attività. Riesco a fare un prodotto di nicchia di alta qualità, in modo sostenibile. E i conti tornano. Oggi l'Aloe è il prodotto di punta dell'azienda. Io mi occupo direttamente della coltivazione, della raccolta, la vendita e la cura del packaging, appoggiandomi a un laboratorio a pochi km di distanza che mi permette di lavorare le nostre foglie in tempi brevi per preservarne la freschezza. Credo che cercare collaborazioni, costruire una rete sia un aspetto fondamentale per la sostenibilità e la crescita di un’azienda giovane come la mia.
Ho in programma di prendere altra terra e, oltre a continuare a investire sull’Aloe, vorrei mettere a dimora piante di frutti antichi. Diversificare l’attività aziendale è una scelta quasi imprescindibile per le piccole e medie aziende agricole se si vuole mantenere o incrementare il reddito, e puntare su produzioni alternative di nicchia è un rischio che vale la pena sperimentare.