Nova Agricoltura in vigneto: ritorno al futuro per la viticoltura italiana

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A Spresiano (Tv) seicento visitatori tra i filari del Crea per vedere in azione prototipi di robot e le più avanzate attrezzature meccaniche e digitali per gestire suolo, chioma, difesa e diserbo

Nella macchina del tempo di una delle più fortunate trilogie della storia del cinema c’era posto solo per due persone. La quinta edizione di Nova Agricoltura in Vigneto si è trasformata idealmente in una gigantesca Delorean che ha fatto salire a bordo tutti insieme i seicento partecipanti. Infatti, tra i filari dell’azienda sperimentale del Crea viticoltura ed enologia “Calle di Busco” a Spresiano (Tv), tra dimostrazioni dinamiche delle più evolute attrezzature per la gestione di chioma e sottofila, trattamenti sostenibili, irrigazione di precisione, insieme ai prototipi di robot a guida autonoma, alla sensoristica, ai software per la viticoltura smart e a un’ampia rassegna di prodotti fitosanitari sempre più efficaci e rispettosi del paesaggio, è stato dipinto un nitido ritratto di come può e deve evolversi la viticoltura italiana per accrescere il livello di qualità delle produzioni e la sostenibilità ambientale e sociale. Tutti requisiti sempre più importanti affinché i nostri vini possano affermarsi nei mercati internazionali e soddisfare le richieste sempre più stringenti delle leggi nazionali e comunitarie e dei consumatori in fatto di salubrità, impatto ambientale ed etica delle produzioni agroalimentari.
Nei laboratori in campo e nel doppio convegno del pomeriggio si sono approfonditi temi come l’evoluzione sostenibile dei vitigni resistenti, il controllo del potenziale produttivo delle grandi denominazioni venete, i progressi della precisione nella difesa, nell’irrigazione, nei biostimolanti e nella gestione della vegetazione. Un vero e proprio viaggio nel futuro della viticoltura italiana organizzato e condotto dalla redazione di Edagricole nei panni di Emmett “Doc” Brown con il supporto di alcuni esperti collaboratori delle riviste Terra e Vita e VVQ (Vigne, Vini & Qualità) e in collaborazione con il Crea, FederUnacoma, e i collegi dei periti agrari degli agrotecnici e degli agronomi della Provincia di Treviso.

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A Spresiano i robot tra i filari

Macchine autonome di piccole dimensioni, sistemi intelligenti e autoapprendenti in grado di raccogliere dati attraverso sensori di diverso tipo montati a bordo o installati in campo. Capaci di elaborare e prendere decisioni, trasferendo gli input agli attuatori per svolgere diverse operazioni: dalla difesa al diserbo meccanico localizzato fino alla gestione della chioma e molto altro. Si interfacciano con il vigneto e con l’agricoltore in modo intelligente, percepiscono i parametri e le loro variazioni, pianificano le funzioni per le quali sono stati programmati. E il vantaggio maggiore è che lo fanno senza sosta: 24 ore su 24. Fantascienza? No, tutto vero e a Spresiano si è visto in azione il prototipo di robot ideato dal viticoltore Giorgio Pantano e sviluppato grazie ai progetti di ricerca Rovitis e Pv Sensing. Un rover in grado di girare tra i filari per eseguire trattamenti e monitorare i vigneti grazie ai sensori evoluti di cui è equipaggiato, tra cui un sistema di telecamere messe a punto da Cet-Electronics in grado di fargli stimare la chioma da trattare in 3D, collegato a un Dss.

Il prototipo di Rover del progetto Rovitis

Crea, ricerca per l’innovazione

Per sviluppare ancor di più le basi dati e gli strumenti di agricoltura digitale del Crea e per costruire un’infrastruttura per ulteriori sviluppi e progetti, lo scorso gennaio il Mipaaft ha finanziato il progetto Agridigit. Per quanto riguarda la filiera vitivinicola, Agridigit punta a sviluppare sistemi di supporto alle decisioni a diversa scala spaziale: nazionale, comprensoriale e aziendale, per la gestione sostenibile dei suoli viticoli e per la valorizzazione dell’effetto “terroir”, cioè delle migliori interazioni tra vitigno, ambiente pedoclimatico e gestione agronomica. Un obiettivo di sostenibilità complessiva della viticoltura, una seconda linea di ricerca he interseca perfettamente la corretta progettazione del vigneto, seguendo la sua gestione innovativa.
I servizi d’intervento e programmazione che si intendono sviluppare sono rivolti in particolare verso il contoterzismo e a grandi comprensori (aree Doc, Docg, Consorzi di produttori, cantine sociali, organismi di controllo) che a loro volta declineranno il servizio a livello di singola azienda.
«La storia dell’innovazione in viticoltura ha inizio molti secoli fa – ha detto il direttore del Crea Viticoltura ed enologia Riccardo Velasco – oggi il Crea contribuisce allo sviluppo della viticoltura cercando di coniugare innovazione e tradizione, facendo da collettore tra università e aziende, occupandosi di miglioramento genetico per sviluppare varietà resistenti alle principali malattie della vite e viticoltura digitale».
Per quanto riguarda nello specifico il Veneto, il Crea sta lavorando sul Glera con il progetto Gleres. A oggi sono già stati piantate 2.200 piante figlie di Glera resistenti, con l’obiettivo di arrivare a 50.000 nel 2027.

Precisione e reti digitali

Durante il tour guidato tra i filari di Glera e nei convegni del pomeriggio sono state spiegate le potenzialità di Gis e Gps, remote o proximal sensing, Ndvi o Ndwi, Blockchain e Iot, Dss e modelli previsionali. Sono le tante opzioni a disposizione degli imprenditori agricoli per praticare una viticoltura di precisione.
«La conoscenza dettagliata dei parametri fisiologici, vegetativi, sanitari e produttivi del vigneto consente già oggi di ottimizzare la gestione del vigneto differenziando gli interventi in base alla variabilità spaziale e temporale – ha detto il ricercatore del Crea viticoltura ed enologia di Arezzo Paolo Storchi – l’obiettivo più ricercato è quello di ridurre al minimo gli input produttivi migliorando la sostenibilità aziendale».
L’applicazione studiata di dispositivi e sistemi integrati di alta tecnologia, associati a sistemi evoluti di tracciabilità, può consentire ora di andare oltre, conseguendo standard qualitativi elevati e valorizzando gli sforzi per ottenerli.

I consorzi: insieme per la sostenibilità

«C’è una narrazione che dipinge la zona di Conegliano come il Vietnam dove si spargeva il napalm ma non è così – ha detto il presidente del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Innocente Nardi – però bisogna affrontare il problema della sostenibilità a livello di sistema. Noi cerchiamo di collaborare con le istituzioni e con il mondo della ricerca. I vitigni resistenti? Siamo d’accordo e il Crea deve essere il regista di questa operazione che potrebbe contribuire ad allentare le tensioni con la comunità locale per i trattamenti».
«Quella del Prosecco Doc è una locomotiva della viticoltura italiana che tutti ci invidiano ma è complessa da condurre – ha detto il vicepresidente del consorzio Prosecco Doc Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi – ecco perché l’innovazione è fondamentale per il futuro di un’eccellenza come la nostra. Sta per partire un altro treno, quello del rosè, credo che tutto il sistema Prosecco potrà giovarne».
«L’impatto dei vigneti a Prosecco è di circa il 10% sul totale del territorio, quindi molto basso – ha detto il direttore del Consorzio Asolo Montello Franco Dalla Rosa – ma noi lavoriamo anche sull’estetica del territorio, quindi cerchiamo di piantare nuovi vigneti ragionando anche sul bello. Quanto alla sostenibilità ambientale cerchiamo di lavorare bene in campo sulla pianta per limitare i problemi e quindi i trattamenti».
«Negli ultimi 25 anni abbiamo messo insieme culture e viticolture diverse con la disponibilità di tutti a cedere qualcosa – ha detto Valerio Cescon del Consorzio delle Venezie – ma oggi i risultati si vedono perché il mercato ci ha premiato, nonostante la vendemmia 2018 sia stata abbondante e quindi i prezzi siano in calo».

Da sinistra: Riccardo Velasco, Franco Dalla Rosa, il nostro moderatore, Lodovico Giustiniani Valerio Cescon e Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi

Luca Zaia: «Il futuro è dei vitigni resistenti»

«Il comparto vitivinicolo ha bisogno della tecnologia e della ricerca scientifica per guardare sempre più a una produzione biologica e sostenibile, raggiungibile attraverso percorsi virtuosi che non tolgono nulla in produttività, ma fanno guadagnare in qualità e salute. Per questo è fondamentale l’introduzione dei vigneti resistenti». Parole del presidente del Veneto Luca Zaia nel suo messaggio di saluto ai partecipanti di Nova Agricoltura in Vigneto.
«È fondamentale che le aziende agricole venete facciano rete e che la sappiano sfruttare a loro vantaggio nell’era dell’innovazione 4.0 – ha proseguito Zaia – anche questo settore non può esimersi dalla rivoluzione digitale, sperimentando metodiche lavorative sempre più all’avanguardia e, soprattutto, green. L’agricoltura è un settore strategico della nostra economia – ha sottolineato l’ex ministro – va spinto per raggiungere una maggiore competitività in un mercato globale in continua evoluzione, anche attraverso l’innovazione e le start-up, affinché le nostre eccellenze agroalimentari abbiamo i mezzi per emergere ma anche per difenderci dal fenomeno dell’Italia sounding».

La viticoltura smart

Tutto quello che serve per gestire al meglio il vigneto a portata di smartphone. Oggi è possibile grazie alle numerose tecnologie e ai supporti a disposizione degli imprenditori agricoli per reagire in maniera precisa, efficace e tempestiva a un attacco di parassiti, malattie fungine o alla sempre maggior imprevedibilità del meteo. Tra queste ci sono sicuramente i Sistemi di supporto alle decisioni (Dss), che sfruttando complessi modelli matematici sono in grado di fornire informazioni precise per aiutare gli agricoltori a fare le scelte agronomiche migliori.
Durante la seconda parte del convegno pomeridiano di Nova Agricoltura in Vigneto si è discusso proprio di come la digitalizzazione e più in generale le nuove tecnologie possono concretamente aiutare i viticoltori.
«Tutti usano lo smartphone, anche i bambini – ha detto il direttore del Crea agricoltura e ambiente Marcello Donatelli – ma bisogna stare attenti a quello che ci fa vedere». Il concetto è semplice: ormai abbiamo a disposizione una grande quantità di dati, ma bisogna saperli interpretare in modo corretto per prendere le decisioni giuste.
Francesco Marinello dell’Università di Padova ha spiegato come la svolta digitale consenta di dare più valore alle produzioni vitivinicole con meno costi.
Con il climate change può essere necessario irrigare anche i vigneti. Di irrigazione precisa ha parlato Andrea Pitacco, docente dell’Università di Padova, mentre Denise Vicino di Cet-Electronics ha illlustrato i nuovi sensori che si stanno testando per prevenire con maggiore precisione gli attacchi di peronospora nell'ambito del progetto PV-sensing. E ancora: Roberto Causin docente dell'Università di Padova, ha trattato dei protocolli di sostenibilità e usi sostenibili degli agrofarmaci, mentre Alberto Palliotti dell’Università di Perugia ha illustrato il contributo dei biostimolanti per mitigare la pressione ambientale sui vigneti.

Nova Agricoltura in vigneto: ritorno al futuro per la viticoltura italiana - Ultima modifica: 2019-06-06T16:03:20+02:00 da Simone Martarello

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